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Proto “Sul lavoro bisogna invertire la rotta in Calabria”

 

Proto “Sul lavoro bisogna invertire la rotta in Calabria”

18 apr 10 “Nel 2009 i posti di lavoro persi in Calabria sono 23500, di questi i contratti a tempo indeterminato non più rinnovati ammontano al 23%. Un dato che deve tornare utile ad una riflessione quasi ovvia e che riguarda le politiche da attivare in tutti i settori economici, ma lo stesso deve servire anche ad una reazione immediata nell'interesse di tutti coloro i quali in questa Regione vogliono continuare a vivere”. Lo afferma Benedetto Proto Presidente del Consiglio Provinciale di Crotone. “Consapevole –aggiunge- che la congiuntura economica negativa non sia ad esclusivo appannaggio del Sud, ma che anzi coinvolga l'intero scenario internazionale, è qui che è fondamentale invertire la rotta, in Calabria, dove si soffre di ritardi endemici e consolidatisi negli anni, dove abbiamo visto arrivare e contemporaneamente perdersi fondi strutturali che avrebbero potuto sollevarne le sorti, dove abbiamo subito anni di malgoverno e che è oggi la Regione più povera d'Italia. Da qui bisogna ripartire. Perché i calabresi possono da oggi sperare in una nuova classe dirigente da poche settimane scelta, che avrà la grande responsabilità di creare nuova fiducia nel governo regionale. Ovvio che l'impegno profuso dovrà leggersi non nell'immediato, ma gli obiettivi sul lungo periodo dovranno, questa volta, raggiungersi per il bene della nostra comunità. In particolare, poi, l'attenzione dovrà puntarsi su Crotone e sul suo territorio provinciale. Tra le calabresi, la nostra è la più sofferente. Da oltre un decennio, dopo il tramonto dell'epoca industriale, la perdita economica è stata progressiva. Una continua emorragia di risorse, non soltanto materiali, ma anche umane, allarmano chi come me rappresenta le istituzioni del territorio. Basti pensare che soltanto negli ultimi mesi, sono oltre 500 i lavoratori che si dibattono tra cassa integrazione e null'altro che incertezze e mancate risposte. A loro si aggiunge l'esercito dei tanti precari, di chi lavora in nero, dei disoccupati che sono in crescita soprattutto tra i più giovani. I dati di una delle maggiori sigle sindacali indicano che quattro imprese su dieci, nella nostra provincia camminano in una zona grigia, quando non anche gestiscono la loro produzione attraverso la grave piaga del lavoro sommerso. Se poi si pensa che il reddito medio annuale pro-capite di un crotonese è di circa 11mila euro, è palese comprendere come l´intera comunità cammini pericolosamente verso la soglia dell'indigenza. Paghiamo più che nel resto del Paese il prezzo della crisi economica mondiale. Per noi non vi è alcuna garanzia, né contrattuale, né lavorativa, né possiamo contare su alcuna tutela sociale. Se altrove è stata rallentata la produzione con tutto quello che ne è conseguito in termini di espulsione dai cicli produttivi di migliaia di lavoratori e l´impoverimento generalizzato del tessuto sociale, in Calabria ed in particolare a Crotone, tutto sembra essere paralizzato. Una constatazione dolorosa e che contrasta sia con le tante aspettative cresciute negli anni, sia con le possibilità concrete che la città e la sua provincia posseggono naturalmente. Dobbiamo puntare sulle risorse endogene, promuovere le tipicità, potenziare le peculiarità culturali e turistiche, proporre investimenti qualitativi nelle nostre produzioni agricole di eccellenza. Puntare sulla ricerca e l´innovazione legata al fabbisogno produttivo. È questo lo spirito che ha animato il Consiglio Provinciale nell'approvazione dello statuto di un nuovo soggetto giuridico che si propone di gestire un Centro di eccellenza che si occuperà della ricerca in materia ecotossicologica e di ripristino ambientale, con sede a Crotone e che partendo dal risanamento necessario all'ex area industriale cittadina, diventi in futuro il polo calabrese di riferimento in materia. Gli obiettivi che grazie allo stesso si realizzeranno sono di diversa natura, basti pensare all'opportunità che il capitale umano avrà grazie al polo. Penso ai giovani professionisti crotonesi i quali non saranno più costretti a lasciare la loro città per cercare di affermarsi altrove, ma anche ai professionisti ed ai tecnici che arriveranno dal resto della regione e del Paese per arricchirsi di un know how che il Centro sarà in grado di offrire loro. La ricaduta positiva sui livelli occupazionali sarà così naturalmente raggiunta. Consapevoli, allo stesso tempo, che per realizzare quanto suddetto, sarà necessario incrementare ed ammodernare il sistema infrastrutturale, che è il nostro grande nodo da sciogliere. Oggi più che mai, mentre si fa un gran parlare di nuovi rapporti con il Mediterraneo, Crotone che ne è geograficamente centrale, non può restarne esclusa. È essenziale che si punti ad una qualificata e mirata utilizzazione dei fondi strutturali del Por 2007-2013 che se ben spesi potranno far superare alla Calabria ed in particolare alla provincia di Crotone, il divario economico e strutturale rispetto ad altre regioni ed avvicinarla all´Italia ed al resto della comunità europea.

 

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