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      Martedì l'opera Battlefield di Peter Brook al Rendano

       

       

      Martedì l'opera Battlefield di Peter Brook al Rendano

      03 feb 18 Martedì 6 febbraio, ore 20.30, sul palco del Teatro A. Rendano, l'attesissimo appuntamento con il teatro internazionale di Peter Brook. In scena, per la rassegna “L'AltroTeatro”, il capolavoro del maestro brittannico “Battlefield”. Finanziato dalla Regione Calabria, quale evento storicizzato- sull'avviso pubblico per la selezione e finanziamento di interventi per la valorizzazione del sistema dei beni culturali, la qualificazione e il rafforzamento dell'offerta culturale- vede, inotre, il supporto dell’Amministrazione comunale di Cosenza. Organizzato dalla società “L'AltroTeatro” guidata dal gruppo di operatori del mondo dello spettacolo locale: Enzo Noce, Giuseppe Citrigno e Gianluigi Fabiano. Sul palco del Teatro A. Rendano 14 appuntamenti all’insegna della grande drammaturgia senza dimenticare, però, il divertimento e il puro spettacolo. Prosa, dai grandi classici agli autori contemporanei e poi, commedie e musical questi gli ingredienti del cartellone ideato da “L’AltroTeatro”.Per informazioni si può telefonare a Inprimafila al n.0984795699. Nuova sede di INPRIMAFILA Via Marconi, 140 - COSENZA

      Battlefield è ispirato al capolavoro “Mahabharata”, uno dei più celebri poemi epici dell'India, e sullo spettacolo scritto da Jean Claude Carrière che debuttò nel 1985 al Festival di Avignone. 33 anni dopo quell'indelebile debutto, Peter Brook torna a riadattare il testo indiano, insieme a Marie Hélène Estienne, per una nuova produzione targata C.I.C.T./Théatre des Bouffes du Nord. Peter Brook fondò nel 1974 il Centre International de Créations Théatrales e, subito dopo, riaprì il Théatre des Bouffes du Nord, vero e proprio monumento storico, costruito nel 1876, ribattezzato nel 1904 Théatre Molière e costretto poi a chiudere nel 1952. Il grande metteur en scene londinese, oggi novantatreenne, riporta a teatro con “Battlefield”, ospite martedì 6 febbraio della stagione del “Rendano” di Cosenza, l'adattamento di uno dei suoi spettacoli più riusciti e che conobbe, sia in teatro che al cinema, diversi riadattamenti, sempre firmati Peter Brook. Il “Mahabharata” non è soltanto un libro o una serie di libri: è uno spazio sterminato che riguarda tutti gli aspetti della nostra esistenza. Una narrazione sui temi essenziali della nostra vita, tematiche contemporanee di straordinaria importanza. Benché scritto migliaia di anni fa, il “Mahabharata” ci indica sempre, in modo del tutto inaspettato, come aprire i nostri occhi sulla realtà della vita. Il testo narra diuna grande guerra di sterminio, una guerra che dilania una famiglia, quella dei Bharata. Da una parte cinque fratelli, i Pandavas, dall’altra i loro cugini, i Kauravas, i cento figli del Re cieco Dritarashtra. Da entrambe le parti vengono utilizzate armi di distruzione di massa. I Pandavas avranno la meglio. Milioni di cadaveri cadono sul campo di battaglia. Il primogenito dei Pandavas, Yudishtira, dovrà salire sul trono. La vittoria per lui ha il sapore amaro della sconfitta. Il vecchio re Dritarashtra, che ha appena perso tutti i suoi figli, e suo nipote Yudishtira, condividono lo stesso grande dolore, lo stesso bruciante rimorso. Nonostante ciò dovranno affrontare questa realtà e assumersi le loro responsabilità. Avendo perso tutti i loro figli, tutte le loro famiglie, tutti i loro alleati, come faranno il nuovo Re e il Vecchio Re, suo zio, a trovare la pace interiore? La ricchezza del linguaggio di questa epopea millenaria, le storie sempre sorprendenti, ci danno la possibilità di far rivivere in forma teatrale una situazione che, benché appartenente al passato, riflette gli stessi durissimi, pesanti conflitti del mondo di oggi.“Battlefield” si concentra su un singolo evento: la battaglia di Kuruksetra che ha segnato la sconfitta dei fratelli Kauravas e che porta con sé un fiume di sangue e di morte che induce tutti alla disperazione, nella consapevolezza che non c'è salvezza, neanche per chi ha vinto. In scena, quattro attori di diverse nazionalità: Karen Aldridge, Edwin Lee Gibson, Jared Mc Neill, Larry Yando,accompagnati dal tamburo giapponese di Toshi Tsuchitori. Le luci sono di Philippe Vialatte, i costumi di Oria Puppo. I sopratitoli e la traduzione sono a cura di Luca Delgado.

      Peter Brook, nato a Londra nel 1925, si è sempre occupato con passione di teatro, ed è diventato direttore artistico del Covent Garden Theatre di Londra appena ventenne. Ha abbandonato però presto l’incarico per lavorare nella prosa con i più grandi attori inglesi del tempo, tra cui il grande Lawrence Olivier, e per confrontarsi da regista con testi sia del teatro classico elisabettiano che con autori contemporanei. A rivelare Brook al pubblico internazionale è stata la regia di Tito Andronico (1955), realizzato in un periodo in cui il regista inglese si è dedicato intensamente anche al teatro shakespeariano, giungendo alla realizzazione del bellissimo King Lear, opera in cui per la prima volta il palcoscenico si è rivelato come Spazio vuoto (questo il nome del più noto testo di Peter Brook sul teatro, scritto nel 1970), nel quale l’energia comunicativa è data dall’espressività degli attori, dal movimento dei corpi e dalle impressioni create con la recitazione. Con questa opera Brook ha compiuto il primo passo verso una ricerca espressiva, fatta d’improvvisazione e creatività, compiuta sul palcoscenico con gli attori in modo sempre più radicale, eliminando il concetto tradizionale di “metodo” recitativo e ponendosi in relazione con altre scuole teatrali europee, come quella di Jerzi Grotowski. Nel 1970 Brook si trasferisce a Parigi per fondare il Centre International de Recherches Théâtrales, scuola di riferimento per molti attori internazionali contemporanei, con la quale il regista inglese porta avanti la propria sperimentazione.

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