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    Cosenza Positiva per il NO al Referendum

     

     

    Cosenza Positiva per il NO al Referendum

    05 ott 16 Cosenza Positiva, schierata in prima linea a sostegno del NO al Referendum, venerdì 7 ottobre alle 18.00 presso la sede del Coni in Piazza dei Bruzi terrà un incontro studio in cui sarà relatore l’avv. Gregorio Iannotta, amministrativista ed esperto in materia elettorale, che spiegherà il testo di riforma Renzi-Boschi. La formazione politica, che ha conseguito uno dei risultati più interessanti nella ultima competizione elettorale amministrativa, ha deciso di avviare una serie di iniziative pubbliche con l’obiettivo di spiegare le ragioni giuridico-politiche del No al progetto di riforma costituzionale Renzi-Boschi. Il filo conduttore della discussione prenderà le mosse da un ragionamento sulla Costituzione casa comune di tutti gli italiani di ogni estrazione politica, maggioranza e opposizione. Vogliamo spiegare ai cittadini perché votare No a questo progetto la cui legittimità è inficiata alla base per essere stato proposto da un premier non candidatosi alle elezioni politiche e quindi mai eletto dal popolo italiano. Progetto di riforma che non ha ottenuto la maggioranza qualificata dal Parlamento ma è passato con la sola votazione della maggioranza assoluta dei parlamentari (Parlamento a sua volta illegittimo perché eletto con il c.d. porcellum dichiarato incostituzionale). Il testo di riforma Renzi-Boschi impressiona innanzitutto per l’improvvisazione, i moltissimi errori lessicali e le “sgrammaticature” e le tante lacune presenti negli oltre 40 articoli oggetto di modifica. Bisogna riflettere sul fatto che la Carta Costituzionale vigente è scritta in maniera semplice, per essere accessibile a tutti i cittadini di ogni estrazione culturale. La Costituzione Italiana attualmente vigente ha una media di 20 parole a frase ed è scritta con un linguaggio base: soggetto-predicato-complemento. Il compito del costituente dovrebbe essere appunto questo: essere il più chiaro possibile. Le norme che si vogliono sostituire contengono invece articoli anche di 439 parole come l’articolo 70 che parla del bicameralismo perfetto. La norma esistente contiene 9 parole “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”. E’ fondamentale tenere presente che gli italiani non sono chiamati ad esprimersi sui singoli profili del testo ma su un quesito unico di approvazione o rigetto di tutto l’impianto della proposta. Ecco il testo del quesito: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente "Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione" approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?». Già partendo da queste considerazioni appare evidente che la riforma è sicuramente frettolosa e approssimativa. Entrando sinteticamente nel merito delle scelte ivi contenute, il Senato non verrà soppresso perché in realtà verrà depotenziato per trasformarsi in un orrido compromesso politico che attribuirà funzione legislativa essenziale su 16 materie che sono un coarcevo impressionante e che non qualificano assolutamente le autonomie regionali. Basti pensare alla modifica dell’art. 117 che riguarda la ripartizione tra legislazione nazionale e regionale. Si pensi che in materie fondamentali per i cittadini come la sanità, il testo Renzi-Boschi introduce la CLAUSOLA DI SUPREMAZIA vanificando di fatto il ruolo delle Regioni in favore di un neocentralismo che doveva essere stato abbandonato con la riforma del titolo V del 2001. Si ragioni sul fatto che al nuovo Senato viene attribuita competenza legislativa obbligatoria su materie come i trattati con l’Unione europea, Roma capitale, la legislazione sugli enti locali che non paiono questioni così fondamentali per le quali mantenere in vita una intera Camera con tutti i suoi costi. Allora perché tenere in vita il Senato? Se non è una vera Camera delle Regioni, se non ha potere legislativo concorrente sulle scelte di politica regionale, se non vota più la fiducia al governo perché mantenere una seconda camera? D’altronde, l’inserimento della CLAUSOLA DI SUPREMAZIA nell’art. 117 e, cioè, che lo Stato possa intervenire nelle materie affidate dalla Costituzione alla legislazione esclusiva regionale quando lo richieda la “tutela giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale” ci riporta indietro al 1970 quando le Regioni esistevano solo sulla Carta ed era tutto centralizzato. Un sistema così congegnato non ha altro scopo che quello di accentrare nuovamente le competenze nelle mani di un governo nazionale fortissimo e quasi plebiscitario se eletto con l’italicum. E basta essere un governatore politicamente autonomo dal premier perché, con la giustificazione dell’interesse nazionale o delle superiori ragioni economiche, si chiuda o si apra un ospedale sul territorio regionale. Ma anche sugli effettivi risparmi derivanti dalla riduzione dei senatori Renzi ha annunciato con le fanfare tagli per 1 miliardo di euro. Diventati 500.000 milioni con la Boschi e infine 48 milioni secondo la Ragioneria Generale dello Stato che ha smentito Premier e Ministro. Non dimentichiamo che Renzi è colui che ampollosamente aveva proclamato che la riforma denominata la Buona Scuola avrebbe cambiato il paese. E in effetti l’ha fatto… stravolgendo la vita familiare ed esistenziale di migliaia di docenti. E sembrava la soluzione di tutti problemi. Mentre ora siamo nel caos

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