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    Tre avvisi di garanzia per la morte del neonato all’Annunziata

     

     

    Tre avvisi di garanzia per la morte del neonato all’Annunziata

    26 gen 15 Due ginecologi ed una ostetrica sono indagati dalla Procura della Repubblica di Cosenza nell’inchiesta aperta dal procuratore Dario Granieri per il caso del bimbo nato morto all’Annunziata. Per i tre il reato ipotizzato è quello di omicidio colposo. Un atto dovuto dicono dal Tribunale bruzio. Intanto è stata disposta l’autopsia del corpicino. Tutto è avvenuto nel pomeriggio di ieri quando la donna è corsa in ospedale per partorire in avanzato stato di gravidanza. Giunta nel reparto di ginecologia ed ostetricia i primi esami pare che abbiano evidenziato che il bimbo era già morto da giorni. Le difficoltà si sono evidenziate subito al momento dell’espulsione perché pare che addirittura la testa del nascituro si sarebbe staccata dal corpo. Un particolare raccapricciante che ha scosso la famiglia e gli stessi inquirenti. Ieri sera gli agenti della polizia hanno acquisiti i documenti. La Regione ha subito chiesto alla direzione dell’Asp la sospensione del medico coinvolto. L'emissione degli avvisi di garanzia, secondo quanto hanno riferito fonti giudiziarie, si é resa necessaria per consentire agli indagati di nominare, eventualmente, consulenti di parte per l'autopsia che, su disposizione della Procura, sarà effettuata, presumibilmente nella giornata di domani, sul corpo del neonato.

    "E' intollerabile che nel 2016 un parto rischi sempre più spesso di trasformarsi in un dramma. Quanto accaduto nell'Unità operativa complessa di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale 'Annunziata' di Cosenza è un fatto gravissimo sul quale occorre fare massima chiarezza". A chiederlo è il vicepresidente della Commissione Sanità del Senato, Maurizio Romani, dell'Italia dei Valori. L'esponente di Idv ha altresì annunciato che richiederà al ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin "di allargare la verifica ispettiva a tutta la Calabria, dove la casistica delle conseguenze drammatiche dei parti è in preoccupante aumento. Occorre avviare un monitoraggio e verifiche capillari e rigorose: ove ci siano stati errori medici i responsabili vanno puniti, ma è anche vero che, nel contempo, nella sanità bisogna tornare ad investire per aumentare la qualità dei servizi erogati ai cittadini e prevenire disfunzioni".

    "Nascere in Calabria è diventato un rischio, il che è inaccettabile. Occorre un intervento del governo, che non può limitarsi alle ispezioni ministeriali". Lo denuncia la parlamentare M5s Dalila Nesci, che oggi ha presentato un'interrogazione rivolta al presidente del Consiglio e ai ministri della Salute e dell'Economia sull'ennesimo caso di neonato morto, stavolta presso l'ospedale di Cosenza. "È necessario - aggiunge - che tutte le istituzioni preposte, politiche e giudiziarie, facciano luce sul tragico accaduto. Gli ispettori del ministero della Salute accertino al più presto i fatti. Occorre, però, che il governo risolva le gravi insufficienze di personale e strutturali, che ci hanno riportato indietro nel tempo, privando pazienti e sanitari di tranquillità e sicurezza. Non è la prima volta che premo sull'emergenza delle nascite in Calabria. Appena venti giorni fa ho presentato un'altra interrogazione su un episodio simile e ancora da chiarire, avvenuto all'ospedale di Vibo Valentia". "Gli effetti del piano di rientro in Calabria - conclude Nesci - sono devastanti, con la conseguenza surreale che nascere qui espone, paradossalmente e di fatto, alla morte. Il Movimento 5 stelle proseguirà la battaglia a tutela dei cittadini e del diritto alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione, che prevede garanzie ben diverse dai riduttivi e incostituzionali livelli essenziali di assistenza"

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