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    Compositore Mazzuca al Rendano agli incontri della Commissione cultura

     

     

    Compositore Mazzuca al Rendano agli incontri della Commissione cultura

    21 apr 15 Quando, negli anni ’50 il padre Alfonso, compositore e autore, insieme a Stanislao Giacomantonio (fondatore del Conservatorio di Cosenza) di alcune canzoni molto popolari in quegli anni in tutta Italia, gli regalò il primo disco in vinile con due danze ungheresi di Brahms, eseguite dai prestigiosissimi Berliner Philarmoniker, il giovane Giuseppe Mazzuca non poteva minimamente immaginare che molto tempo dopo un suo lavoro, la ricostruzione del finale della nona sinfonia di Bruckner, sarebbe stata eseguita proprio dagli stessi Berliner Philarmoniker. Eppure la vita, a volte, va così. Il destino, però, fa la sua parte fino a un certo punto, quando dall’altro lato c’è l’impegno, profuso a piene mani, la passione e, cosa che non guasta mai, anche una buona dose di umiltà. Oggi, a 76 anni, il cosentino Giuseppe Mazzuca è un compositore, librettista e storico della musica conosciuto in tutto il mondo, ma dalla sua città andò via che non aveva ancora vent’anni, nel 1957, destinazione Bologna, dove si iscrisse al Conservatorio, salvo trasferirsi tre anni dopo a Roma, continuando gli studi musicali a Santa Cecilia. Merito della Commissione cultura del Comune averlo invitato a tornare nella sua Cosenza per ritirare un riconoscimento, assegnatogli per i suoi alti meriti artistici e musicali, ma soprattutto per riannodare i fili di un legame, mai interrotto e che potrebbe conoscere occasioni di futura e proficua collaborazione. Ieri l’incontro con Pippo Mazzuca, così chiamato dagli amici più stretti e che evoca in nome di un altro illustre compositore e direttore d’orchestra, il maestro Pippo Barzizza, si è svolto nella Sala “Quintieri” del Teatro “Rendano, introdotto, come è consuetudine, dal Presidente della Commissione cultura Claudio Nigro. A Mimmo Frammartino il compito, invece, del consigliere relatore, incaricato dall’organismo consiliare di ricostruire la carriera di Mazzuca. Frammartino ha elencato le molteplici qualità del compositore tra le quali si segnala “la grande umiltà e l’elevato grado di competenza. Chi più di Giuseppe Mazzuca – ha ricordato Frammartino - incarna la condizione del Nemo Propheta in patria? Ha saputo cogliere altrove le molteplici opportunità che gli si sono presentate. E, sfogliando l’album dei ricordi, ne evoca uno in particolare, quando l’ancora giovanissimo Giuseppe Mazzuca, dal suo piccolo balcone di via Calabria a Cosenza, contemplava quella villetta che molto tempo dopo sarebbe diventata la prima sede del Conservatorio “Stanislao Giacomantonio”. Preceduto dalla notorietà del padre Alfonso che, insieme ad Osvaldo Minervini aveva musicato il film “Il lupo della Sila” di Duilio Coletti, con Amedeo Nazzari e Silvana Mangano, anche Giuseppe Mazzuca approda a Roma, dove inizia l’attività di compositore, entrando successivamente nella RCA. Sono gli anni in cui gli esplode anche la passione per il cinema, prendendo a frequentare assiduamente il “Filmstudio” di Trastevere, cineclub prevalentemente destinato alla programmazione del cinema d’autore. Curioso l’incontro con Totò, il Principe De Curtis, che frequentava un ristorante ungherese dove distribuiva laute mance e dove Pippo Mazzuca era di casa. E fu la sua passione per il gulasch che si rivelò galeotta per fare la conoscenza del principe della risata. La stagione più bella e impegnativa per Pippo Mazzuca ha inizio ai primi degli anni ’70. Sono gli anni nei quali si impone come arrangiatore. Per Antonello Venditti arrangia “Lilly”, per Rino Gaetano “Aida”. Non è un caso che Mimmo Frammartino lo abbia considerato come “il nostro Morricone”. In effetti la carriera di Mazzuca ha più di un punto di contatto con il premio Oscar Ennio Morricone. Anche Morricone muove i suoi primi passi in RCA come arrangiatore di studio. Scrive musica per celebri canzoni (chi non ricorda “Se telefonando” interpretata da Mina di cui scrisse la musica, mentre le parole sono di Maurizio Costanzo) e poi il cinema. La trilogia del dollaro di Sergio Leone rappresenta la consacrazione per il maestro Morricone, un lunga sequela di film quelli musicati da Pippo Mazzuca, alcuni con nomi importanti del nostro cinema : il Marco Ferreri de “L’ape regina” con Tognazzi e la Vlady e poi Ettore Scola, Mario Monicelli, Luigi Comencini e Nanni Loy, registi del collettivo “Signore e signori buonanotte”, film ad episodi anticipatore di molti temi ancora oggi attuali, di cui Mazzuca scrive le musiche collaborando con Lucio Dalla. Come Morricone, anche il compositore cosentino, dopo la musica da film, approda alla musica colta. Quando interviene la Vice Presidente della Commissione cultura Maria Lucente (presenti anche i consiglieri Sergio Nucci e Massimo Commodaro) lo fa per dire che “il ritorno di Giuseppe Mazzuca a Cosenza equivale a un recupero straordinario di memoria storica. Questa iniziativa potrà sicuramente rappresentare un veicolo di rafforzamento di questa eccellenza cosentina”. Poi Mazzuca prende a raccontarsi e a ricordare i suoi 60 anni di carriera, 25 dei quali trascorsi a scrivere canzoni per la RCA e a comporre colonne sonore per il cinema, fino all’80, quando decise di smettere per dedicarsi alla musica colta: la classica, l’opera, la sinfonica, la contemporanea. Con Venditti arrangiò “Lilly”, ma anche “Compagno di scuola” e “Sotto il segno dei pesci”, Per Rino Gaetano anche la struggente “A me piace il Sud”. Del cantautore di Crotone ricorda la straordinaria bontà d’animo e i comportamenti “da principe, molto simili a De Gregori” per il quale collaborò al mixaggio dello storico album “Rimmel”. “Fu una vera tragedia apprendere la notizia della scomparsa di Rino Gaetano”. Unico rimpianto: non aver potuto concretizzare la collaborazione con Lucio Battisti che si stava profilando nel 1977. Tra gli altri calabresi con cui intrecciò la sua attività ci fu anche il produttore Mario Gallo, originario di Rovito (tra i film che produsse anche “Morte a Venezia “ di Luchino Visconti) e con cui Mazzuca collaborò per la colonna sonora di “Bim bum bam” di Aurelio Chiesa e “La caduta degli angeli ribelli” di Marco Tullio Giordana. Il congedo dal cinema Mazzuca lo prende componendo le musiche di “Nostos, il ritorno” di Franco Piavoli. Nel ’74 realizza il primo Long playing di musica contemporanea, “Voci intorno all’uomo”, grande successo su Radio Tre, con la direzione d’orchestra di Gianluigi Gelmetti. Dall’80 si dedica solo alla classica. All’Accademia di S.Cecilia ritrova miracolosamente un suo amico d’infanzia, conosciuto a Bologna, dove, con la famiglia, Pippo Mazzuca aveva riparato per sfuggire ai bombardamenti che stavano arrivando al Sud, senza contare che in Emilia andò peggio. Era il compositore e direttore d’orchestra Nicola Hansalik Samale, un istriano che a Bologna abitava a pochi isolati da via Murri dove stava la famiglia Mazzuca. Un felice e fruttuoso ritrovarsi. Con Samale lavora incessantemente alla ricostruzione del finale della nona sinfonia di “Bruckner”. Un lavoro immane, durato 4 anni, ma premiato da un successo mondiale che conta decine e decine di esecuzioni e nove edizioni discografiche. Memorabile il concerto in cui la nona di Bruckner venne eseguita,nel 2012, dai prestigiosissimi “Berliner Philarmoniker” diretti da Simon Rattle. Sempre con Samale, Pippo Mazzuca presentò una nuova ricostruzione, questa volta della Decima sinfonia di Mahler con i Wiener Symphoniker diretti da Martin Sieghart. Tra le sue composizioni più recenti, il dramma musicale sulla vita di Padre Pio “L’ultima messa”, un accenno del quale si è sentito risuonare ieri, durante l’incontro del Rendano, dove è stato proposto l’ascolto, complice il maestro Francesco Perri, dell’aria più interessante, “Portate l’amore”, ma anche del “Kyrie” e di “Preghiera”, il duetto delle stimmate tra Padre Pio e la madre. Il progetto al quale sta attualmente lavorando è “Francesco e il mare”, una cantata su San Francesco di Paola per i seicento anni dalla nascita, che Mazzuca vorrebbe poter rappresentare nella sua città con un’orchestra tutta calabrese e coinvolgendo anche la città di Tours, dove il Santo di Paola morì il 2 aprile 1507. Un progetto che potrebbe vedere la luce molto presto. E intanto si gode l’aria della sua città circondato da tanti amici venuti al “Rendano” a salutarlo: Raffaele Borretti, Ennio Commodaro, Flavio Giacomantonio, l’attuale direttrice del Conservatorio Antonella Calvelli. Il suo ritorno a Cosenza ha provocato più di un moto di affetto, come quello che ha indotto Mazzuca a donare dischi e partiture alla Biblioteca Nazionale, al Comune di Cosenza e al Conservatorio “Stanislao Giacomantonio”.

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