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    Invasioni digitali anche a Cosenza

     

     

    Invasioni digitali anche a Cosenza

    16 apr 13 Domenica 21 aprile dalle 9.30 "Invasioni digitali" anche a Cosenza. Le #invasionidigitali sono una rete di eventi nazionali rivolti alla diffusione e valorizzazione del nostro patrimonio artistico-culturale attraverso l’utilizzo di internet e dei social media. www.invasionidigitali.it le #INVASIONIDIGITALI, un progetto ideato da Fabrizio Todisco in collaborazione con la Rete di travel blogger italiani, Officina turistica e l’Associazione nazionale piccoli musei.

    Il link al'iniziativa su Facebook

    Qualche cenno storico sui luoghi che visiteremo mi sembra cosa doverosa e soprattutto utile...

    Monastero di S Francesco d'Assisi:
    Costituito dalla Chiesa e dal Convento dei frati Minori, il Monastero di San Francesco d’Assisi è l’edificio religioso più antico e più importante di Cosenza, dopo il Duomo. Il complesso sorge sul colle Pancrazio e fu eretto sui resti di un preesistente monastero benedettino. Distrutto dal terremoto del 1184, fu ricostruito nel 1217 dal beato Pietro Cathin, compagno e discepolo di San Francesco, come dimora dei frati minori. Alcuni anni dopo vi ritornarono i Benedettini, poi i Conventuali e quindi i Minori Osservanti, che eressero la Cappella dell’Immacolata. A causa dei terremoti, ma soprattutto dei bombardamenti del 1943, il Monastero fu quasi completamente distrutto. La Chiesa originaria era a unica navata, perpendicolare a quella attuale: assunse linee barocche quando fu rifatta verso il 1657. La facciata, rifatta in stile neoclassico dopo il terremoto del 1854, mostra in alto le statue marmoree dell’Immacolata e di San Francesco. L’interno è a croce latina e presenta tre navate, divise da colonne. Il soffitto, quattrocentesco, è interamente coperto da lamine d’oro. Stupendo è l’altare maggiore in legno dorato. Di grande effetto è il pulpito ligneo, realizzato nella prima metà del Novecento. Fra le molte opere d’arte che la Chiesa conserva, ricordiamo: un Crocifisso ligneo del Settecento; una cinquecentesca statua della Madonna con Bambino attribuita a Giuseppe Bottone; il Perdono di Assisi, l’Immacolata e l’Eterno Padre, tele di Daniele Russo; vari stucchi di Giuseppe Calì; una settecentesca scultura lignea dell’Immacolata; un San Pasquale Baylon di G. Cenatiempio; un coro ligneo del primo Cinquecento. In un ambiente separato, già coro della chiesa originaria, si trova un sarcofago ligneo con le spoglie del diacono beato Giovanni da Castrovillari, ai suoi tempi considerato gran taumaturgo. Altre opere notevoli sono conservate in sagrestia e, soprattutto, nella Cappella di Santa Caterina, la più bella della Chiesa, fastosamente decorata con intagli lignei dorati e dipinti settecenteschi.

    Chiesa e Chiostro delle Vergini:
    Il Monastero di Santa Maria delle Vergini, nella piazzetta omonima (o largo), affianca, con l'annessa Chiesa, il Palazzo del duca Gaspare Sersale. Esso ebbe origine dalla fusione di due Conventi cistercensi femminili, quello di Santa Maria della Motta e quello di Santa Maria De Medio Domini Aegidi, che nel 1515 incorporarono anche il Convento delle Benedettine di Santa Maria delle Fontanelle di Mendicino. Il Monastero unificato, assunto il nome di Santa Maria delle Vergini, stabilì la sua clausura in un fabbricato nella parte vecchia, sede di una scuola ebraica ed in parte proprietà di famiglie private. Seguendo la regola cistercense, il Convento ospitò in un primo tempo donne di estrazione sia nobile che civile, ma in un secondo momento fu riservato esclusivamente alle donne di condizione nobile. Soppresso nel 1808, i suoi locali vennero dapprima destinati ad orfanotrofio femminile. Nel 1811 vi vennero accolte orfane provenienti dal Monastero di Santa Teresa dei Carmelitani Scalzi; nel 1815 vi si trasferirono altre orfane del soppresso Monastero della Trinità adibito ad abitazioni private. I locali dell'ex Monastero cistercense sono oggi annessi all'Istituto delle Figlie di Sant'Anna. La facciata del Monastero presenta un portone dalla solida struttura decorato in pietra a bozze (le cosiddette punte di diamante) e una lunetta sostenuta da modiglioni risalente ai secoli XV e XVI. Nell'interno, si notano un cortile quadrangolare che porta alla Chiesa e che funge da disimpegno per i locali del Monastero, alcune porte in stile barocco e stucchi del 1600. Sulla destra e sulla sinistra , vi sono degli archi murati che in origine, probabilmente, erano più sfondati, oppure permettevano la comunicazione con ambienti interni. Essi sono databili al periodo di trapasso tra i secoli XVII-XVIII, epoca in cui Palazzo Sersale poteva essere, tutto o in parte, già annesso al Monastero. La Chiesa annessa venne eretta verso il 1515-20 su progetto di Domenico La Cava, capomastro della Valle del Crati. Conserva un portale tardo barocco , databile tra il XVII e il XVIII secolo, con motivi floreali e arco ribassato e modanato. Probabilmente il lavoro fu eseguito da scalpellini di Rogliano o di Rende. Il timpano spezzato racchiude l'affresco di un Santo Abate cistercense (probabilmente San Bernardo da Chiaravalle). La porta lignea, finemente decorata, è a due battenti ed è databile fra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII. Essa è decorata da quattordici riquadri rettangolari, dodici dei quali con ornamenti fitomorfi composti a grottesca dove, a fasci, a figure femminili e a vasi, si aggiungono volti di satiri, busti di santi monaci e monache, abati e abadesse . Fra questi si possono riconoscere San Bernardo da Chiaravalle a destra e San Egidio a sinistra. La Chiesa al suo interno è formata da un'unica navata . L'entrata è sormontata dal settecentesco coro ligneo delle suore che presenta un decoro con teste d'angelo e festoni e si affaccia sull'aula. Sotto il coro c'è una ricca volta decorata a stucchi risalente alla fine del XVII secolo o agli inizi del successivo. Il soffitto ligneo della navata, a profilo trapezioidale, nasconde le capriate ed è stato ricostruito, negli scorsi anni '70, con l'antico motivo a quadretti, con rose stilizzate , ed è stato realizzato negli anni Settanta del secolo scorso. Il presbiterio è quadrato ed è coperto da una cupola. Un arco a tutto sesto, che risale alla preesistente struttura cinquecentesca, lo separa dalla navata . Sulle sue pareti laterali si notano due archi murati in cui, un tempo, erano collocati i coretti. Al centro del presbiterio campeggia una grande pala davanti la quale si trova la mensa liturgica con i due lettorini laterali. La pala è in legno intagliato e dorato, con colonne che incorniciano una tavola raffigurante, in basso, la Morte di Maria e, in alto, l'Assunzione in cielo della Vergine. Al posto dell'antica sagrestia c'è oggi la Cappella del SS. Sacramento . Tra gli arredi presenti nella Chiesa di particolare interesse sono un confessionale ligneo del '700 e tre altari lignei della seconda metà del XVI secolo; quello di destra è datato 1576 rappresenta l'Annunciazione dipinta da pittore napoletano, quello di sinistra rappresenta la Madonna col Bambino , databile tra la fine del XIII secolo e gli inizi del XIV. Attorno all'icona ci sono quattro piccole tele esposte in ovali. Anche direttamente dalla Chiesa si raggiungere il chiostro - sicuramente tra i più belli di Cosenza - attraverso un accesso posto sotto la volta d'ingresso, oppure dalla porta destra del cortile antistante la facciata. Si sviluppa su pianta quadrangolare, quasi romboidale. Ogni prospetto è segmentato da colonne, con capitelli in stile ionico e con altri a fogliette. Su queste si impostano archi a tutto sesto. Al centro dell'area scoperta c'era il pozzo.

    Museo dei Brettii e degli Enotri:
    Il Museo dei Brettii e degli Enotri inaugurato il 17 ottobre 2009 nel quattrocentesco complesso monumentale di Sant'Agostino è il polo culturale di Cosenza e vanta una vasta collezione archeologica proveniente dalla città e da località diverse della sua provincia, abbracciando un ampio arco cronologico: dai resti ossei del Paleolitico superiore delle grotte di Cirella, sino all’oinophoros di età romano imperiale (III sec. d.C.) proveniente da Cosenza. Il nucleo più rappresentativo contiene un'importante collezione numismatica, reperti provenienti dagli scavi cittadini (c.da Villanello, c.da Moio), i corredi della necropoli enotra di Torre Mordillo che sono costituiti da contenitori in ceramica di varie forme e grandezze (scodelle, tazze, olle, askoi, vasi), da numerosi oggetti bronzei (fibule, rasoi, dischi, monili, asce, punte di lancia, coltelli), ma, fra tanti oggetti, meritano una menzione particolare, sia per la fattura che per il loro significato, una fibula in bronzo ad arco di violino, una spada con fodero in bronzo, un cinturone con decorazione a meandro rettangolare. Di notevole interesse gli oggetti bronzei di età protostorica provenienti da Crotone. Tra i reperti arcaici del periodo coloniale spiccano gli oggetti provenienti dal sito di Cozzo Michelicchio (Corigliano Calabro) che testimoniano un luogo di culto forse dedicato ad una divinità femminile. All’età ellenistica e romana risalgono molti reperti provenienti da diverse località della provincia di Cosenza (Montalto Uffugo, Luzzi, Carolei, Cerchiara di Calabria, ecc.), ma quelli particolarmente significativi sono quelli rinvenuti nella città stessa, l’antica metropoli della Confederazione dei Brettii fondata nel 356 a.C. prima, colonia romana poi. Nel mese di ottobre 2011 il museo cosentino dopo un secolo, si è riappropriato di un importantissimo reperto archeologico, si tratta di una stele sepolcrale di epoca romana (età tardo imperiale, fine II-inizi III sec. d.C.) alta cm 75, larga cm 68 e spessa cm 15,5, mutila superiormente e inferiormente, ma comunque in buono stato di conservazione e sul cui listello superiore è incisa, in caratteri greci ben curati e regolari l’iscrizione “Ia, figlia di Demetrios, salve”, indicante il nome della defunta.

    pagina a cura di Daniela Di Pietro

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