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    Presentata la stele romana al Museo dei Brettii e degli Enotri

     

     

    Presentata la stele romana al Museo dei Brettii e degli Enotri

    24 set 11 In teatro, quando si mette in scena una nuova produzione, una di quelle interamente realizzata 'in house', alla quale hanno dato il loro contributo dal primo degli attori all'ultima delle maestranze, il picco emozionale è l'applauso al chiudersi del sipario. In un museo, quando si acquisisce un reperto archeologico importante, di quelli che appartiene alla propria città ma, trafugato al suo ritrovamento, vi ritorna dopo più di un secolo, il momento che segna il massimo del coinvolgimento è lo svelamento. Non sono due emozioni così diverse tra loro, entrambe provocano un movimento dell'anima e l'immediato desiderio di 'entrare' in quello straordinario fatto d'arte per coglierne ogni sfumatura. Venerdì sera al Museo dei Brettii e degli Enotri questo momento si è vissuto dinanzi alla stele greca di età romana – e già questo particolare, da solo, è sufficiente a rendere particolarmente interessante il reperto – che, ritrovata a Cosenza nel 1903, sotto l'attuale Biblioteca Nazionale, ha avuto un percorso avventuroso, trafugata, poi immessa sul mercato e ritrovata in Sicilia, custodita nell'unico Museo di riferimento che aveva la nostra regione, quello di Reggio Calabria che, negli anni, ha riempito i suoi depositi di tanti reperti provenienti da scavi archeologici di altri territori. Fortunatamente i musei sono andati crescendo, Cosenza da un paio d'anni ne vanta uno che si sta conquistando una bella fama come punto di riferimento della storia delle origini della nostra città. Il Sindaco Mario Occhiuto, che ieri ha partecipato alla cerimonia dello svelamento insieme alla Soprintendente per i beni archeologici della Calabria Simonetta Bonomi ha ricordato, in prima battuta, come l'acquisizione definitiva al Museo di Cosenza di questi reperti nasca dalla convenzione attivata dall'Amministrazione Perugini con la Soprintendenza regionale. Una scelta di sinergia istituzionale che Mario Occhiuto accoglie in pieno e rilancia, annunciando per il prossimo mese di ottobre la visita del Segretario Generale del Ministero dei Beni culturali, architetto Roberto Cecchi, per una collaborazione su una serie di attività. Un invito a nozze per la Soprintendente Bonomi, la quale ricorda come la convenzione firmata con il Comune di Cosenza nel 2010 fu uno dei suoi primi atti, si era insediata da appena un mese. "Questa acquisizione è il primo passo concreto di una convenzione che vuole essere molto più ambiziosa – afferma, guardando al Sindaco Occhiuto – volendo realizzare una politica condivisa diversa anche rispetto al centro storico". Il riferimento è all'archeologia urbana, "ci sono zone archeologiche alle quali metter mano, c'è un discorso di tutela preventiva. È importante che una città centrale come Cosenza –auspica – si doti di uno strumento per il recupero delle sue memorie più remote". Nella felice unione di due sensibilità, politica e professionale, il Sindaco Mario Occhiuto racchiude il suo messaggio finale alla affollata platea dell'evento, "la valorizzazione, intesa come fruibilità e godibilità di questi beni, ci fa dire che Cosenza in futuro potrà accogliere altri reperti, in una visione strategica di città culturalmente vivace". È un obiettivo, quello ricreativo-culturale, che sta alla base di importanti opere di riqualificazione urbana programmate dall'Amministrazione Occhiuto. Un bell'esempio di lavoro di squadra il Museo dei Bretti e degli Enotri, che in questo week end partecipa alle Giornate Europee del Patrimonio. Lo testimoniano il Direttore della struttura Marilena Cerzoso e la dirigente del settore cultura Giuliana Misasi. I ringraziamenti sono tanti e nessuno viene dimenticato, tanto da far dire al direttore Cerzoso che non si è trattato di una condivisione di procedure ma di un obiettivo perseguito da tutti, ognuno per le proprie competenze, con grande pathos. Sottolinea anche il lavoro di rete istituzionale, la dirigente Misasi, che guardando alla Soprintendente Bonomi la definisce "la nostra madrina". Negli occhi di tutti si legge il desiderio che dai depositi di Reggio Calabria arrivino presto altri tesori. (Ufficio Stampa Comune Cosenza)

    Video: la presentazione della Stele

    La scheda

    Trovata nel 1903 durante i lavori di fondazione dell'ex Seminario Arcivescovile (oggi Biblioteca Nazionale), fu immediatamente trafugata dagli stessi operai addetti ai lavori, per poi essere immessa sul mercato clandestino ed essere finalmente recuperata nel 1927 in Sicilia, da dove fu portata definitivamente al Museo Nazionale di Reggio Calabria. Si tratta di una stele sepolcrale alta cm 75, larga cm 68 e spessa cm 15,5, mutila superiormente e inferiormente, ma comunque in buono stato di conservazione. Sul listello superiore è incisa, in caratteri greci ben curati e regolari l'iscrizione "Ia, figlia di Demetrios, salve", indicante il nome della defunta, seguito dall'indicazione della filiazione e dalla formula di saluto. Nella parte frontale, a rilievo di discreta fattura, è rappresenta a sinistra la defunta seduta, ammantata e con il capo velato; a destra una figura maschile stante, con tunica e braccio destro ripiegato, mentre assistono al commiato, raffigurati in proporzioni ridotte, un servo, al centro della scena, ed un'ancella, posta accanto alla defunta. Datata in vari modi in passato, è stata di recente più correttamente inquadrata cronologicamente, sia sulla base dell'aspetto generale dell'epigrafe e della forma delle lettere, sia per motivi stilistici del rilievo, all'età tardo imperiale (fine II-inizi III sec. d.C.). Per quanto riguarda la provenienza, essa farebbe pensare alle coste dell'Asia Minore, di Delo e di Rodi. Come e in che momento essa si sia trovata a Cosenza, rimane un mistero. Molte le ipotesi avanzate: potrebbe trattarsi di uno dei tanti spostamenti di monumenti e sculture avvenuti nel corso dei secoli dall'Oriente in Europa e che hanno anche interessato la Calabria; o un pregiato oggetto di reimpiego, legato probabilmente alla volontà di impreziosire il luogo in cui fu poi rinvenuta, il giardino dell'Episcopio a due passi dal Duomo, dove tra l'altro è noto un altro caso di riutilizzo di un monumento sepolcrale antico (ci si riferisce al sarcofago di marmo greco, raffigurante la caccia al cinghiale calidonio, datato al III sec. d. C. e trovato negli anni 30 del secolo scorso sotto il pavimento del Duomo, e attualmente conservato nel Duomo stesso). Certo è che uno dei più importanti ed eleganti monumenti antichi finora scoperti in città, ritorna Cosenza.

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