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    Pupo lascia il PDL

     

     

    Pupo lascia il PDL

    07 mar 11 Preso atto che a nulla è valsa la sua autosospensione dal partito di qualche settimana fa, Spartaco Pupo rassegna le dimissioni dal gruppo del Pdl nel consiglio comunale di Rende. Questa la sua nota: Ho atteso invano che il Pdl, cui avevo aderito in seguito allo scioglimento di An, prendesse a cuore i valori cardine di una destra moderna, come la difesa della legalità e della trasparenza, la lotta al crimine nelle sue svariate manifestazioni, il rispetto delle regole e delle istituzioni, l’etica pubblica e della responsabilità, la tutela della famiglia e della comunità, l’amore per l’Italia unita e la rilevanza culturale dell’impegno politico. Su Rende mi sono battuto senza sosta affinché i dirigenti e i parlamentari nazionali e regionali del partito sposassero in qualche modo l’impegno su legalità, libertà e civiltà, da me profuso in questi anni, spesso in solitudine, su tutti i fronti: lotta all’inquinamento e al dissesto idrogeologico, tracollo finanziario, edilizia selvaggia, disservizi sulla sanità, commercio senza regole, aumento della criminalitò, cattiva gestione del personale, politiche clientelari sul lavoro, gravi anomalie nella gestione dell’acqua e del pagamento dei tributi, cementificazione dello stadio Lorenzon. Ebbene, neanche una sola delle tante questioni sollevate è stata mai ritenuta degna di attenzione da parte di qualche parlamentare, consigliere o assessore regionale del Pdl. Nessuno dei tanti atti sin qui prodotti è mai stato ritenuto degno non dico di denuncia ma neanche di interrogazioni parlamentari, se si esclude quella del 2007 di Angela Napoli sui conflitti d’interessi nell’edilizia, né di semplici note di sostegno e incoraggiamento. Eppure in molti casi si è trattato di vere e proprie emergenze, come quella sui rifiuti, sull’inquinamento della Legnochimica, sull’evasione degli oneri di urbanizzazione. Un partito assente dalla vita politica cittadina, che non affianca l’azione amministrativa dei propri consiglieri comunali e che anzi tende a emarginarli mostrandosi indifferente alle istanze di cambiamento della popolazione, un partito interessato a mantenere lo “status quo” tutelando rendite acquisite e interessi particolari nei settori economici più trainanti di questa città, un partito che alimenta il trasversalismo, anche quello più impresentabile, nei posti di sottogoverno regionale e che si appaga delle vecchie incrostazioni di potere, non può non disdegnare l’impegno di chi, come me e tanti altri cittadini, si ostinano a credere nella politica non come mestiere o unica fonte di guadagno ma come vocazione, servizio per la comunità. È evidente, allora, che non sono io che lascio il Pdl ma è il Pdl che lascia me, poiché ha programmi palesemente incompatibili con la condivisione delle battaglie mie e delle persone che insieme a me le hanno portate avanti in questi anni. Rimane la serenità derivante dall’aver speso molte energie, sempre in buona fede e mai per secondi fini, per una Rende più libera, giusta e solidale. E rimane anche la soddisfazione di apprendere che almeno gli avversari hanno talmente riconosciuto l’alto valore di certe battaglie da non riconfermare né il sindaco uscente né i suoi più stretti collaboratori. Già questa è una gran bella vittoria. Viva la libertà!

     

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