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    La saudade di Stefania Tallini e Gioia Persichetti incanta il "Rendano"

     

     

    La saudade di Stefania Tallini e Gioia Persichetti incanta il "Rendano"

    09 dic 11 Un inno alla saudade, un misto di inspiegabile malinconia e nostalgia, sarebbe meglio definirla struggimento, che sottolinea la percezione di un'assenza e che è la cifra assoluta di riconoscibilità della vena artistica dei musicisti carioca e della tradizione brasiliana. E di saudade è intriso tutto il concerto che ha, ieri sera, aperto gli appuntamenti jazz della stagione cameristica del Teatro "Rendano" di Cosenza. Promosso in collaborazione con il Centro Jazz Calabria, il concerto ha visto esibirsi nella Sala "Maurizio Quintieri" del "Rendano" un duo d'eccezione: quello formato dalla pianista romana Stefania Tallini, uno dei nomi più importanti della scena jazzistica nazionale ed europea, e dalla giovanissima cantante, undici anni appena, Gioia Persichetti, autentica enfante prodige che canta in portoghese senza conoscere il senso delle parole che pronuncia, ma che per intensità e convinzione sembra una vocalist carioca a tutti gli effetti. E buona parte del merito deve dividerlo con il padre Gianluca Persichetti, navigato chitarrista e ventennale esecutore ed esperto di musica popolare brasiliana, che le ha inculcato la passione per l'universo musicale di Rio e dintorni sin dalla tenerissima età di tre anni e mezzo. Il concerto, dal titolo "Atlantica saudade", mutuato dalla track numero 1 dell'ultimo cd della Tallini, "The illusionist", ha pescato a piene mani nell'inestimabile patrimonio costituito dal repertorio migliore della tradizione brasiliana, quello incarnato da autori universali come Antonio Carlos Jobim, Pixinguinha, Edu Lobo o Guinga, compositori che per i testi intrisi di poesia si sono affidati al genio di autentiche icone come Vinicius De Moraes o Chico Buarque de Hollanda. Nelle esecuzioni, si è subito avvertita la matrice classica del pianismo di Stefania Tallini che nelle sue virate verso il jazz, specie quando si scrolla di dosso la responsabilità di dover prendere per mano la giovanissima Gioia Persichetti e di doversi mettere al suo servizio, dimostra tutto il suo talento e la sua raffinatezza, fragorosamente assurti al rango di capolavoro con il brano "Choro para dois", composizione della stessa Tallini in chiave decisamente latin jazz. Il resto è tutto un fluire di melodie nostalgiche nelle quali la saudade è padrona assoluta del tappeto sonoro anche se, come ha avvertito la pianista, non esiste gerarchia tra allegria e tristezza perché entrambe hanno la piena dignità della bellezza. Si va da "Inutil Paesajem" di Jobim a "Come Esse que eu vou" di Pedro Caetano, cavallo di battaglia della grande Elis Regina e si prosegue con "Senhorinha" la cui genesi è spiegata dalla stessa Gioia Persichetti. Il brano venne composto da Guinga quando una delle sue figlie si ammalò a 5 anni di inappetenza, salvo guarirne e ritrovare la felicità in occasione di una lunga permanenza in una fattoria. E' poi la volta di "Beatriz", di Edu Lobo, con le parole di Chico Buarque, brano di non facile esecuzione, dedicato a una vecchia attrice sul viale del tramonto e, quasi in chiusura, di "Valsinha" del duo De Moraes-Chico Buarque, pezzo tradotto in italiano da Sergio Bardotti e del quale – rivela la Tallini – si sarebbe indebitamente appropriato Claudio Baglioni fino a plagiarlo nella sua "Poster". Finale in allegria con "So danco samba" di Jobim e bis richiesto a gran voce. Ne arrivano due, "Samba de uma nota so" e la ripetizione di "Carinhoso" di Pixinguinha. Che la Tallini sia una stella del jazz è un dato acclarato. Che la giovanissima Gioia Persichetti abbia le carte in regola per diventarlo è molto probabile. E' innegabile, però, che debba ancora maturare, ma di strada ne farà, senza alcun dubbio. A sorpresa, prima del concerto, doppio riconoscimento attribuito dalla rivista "Musica news", organo ufficiale del Centro Jazz Calabria: il Premio Musica News 2011 a Stefania Tallini "per la rilevante carriera, ma soprattutto per aver saputo con raffinatezza latinizzare le proprie esecuzioni, anche attraverso mondi sonori non jazzistici", e ad Albino Taggeo, direttore artistico del Teatro "Rendano", destinatario di un riconoscimento speciale, non solo "per le sue doti compositive, ma anche per quelle umane, organizzative e motivazionali."

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