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      Frodi Covid ed Ecobonus, figlio boss Morabito tra arrestati

       

       

      Frodi Covid ed Ecobonus, figlio boss Morabito tra arrestati

      24 ott 23 C'è anche il medico Giovanni Morabito, figlio dello storico boss di 'Ndrangheta Giuseppe, tra gli arrestati dell'operazione della Dia in corso in Lombardia e in altre regioni. Secondo le accuse, i due filoni delle attività illecite (da un lato il compimento dei reati economico-finanziari, dall'altro, il traffico di droga e le estorsioni), erano entrambi diretti dal medico collaboratore di alcune Rsa milanesi, già condannato in via definitiva per traffico di sostanze stupefacenti e figlio dello storico capo della cosca (non indagato), detenuto in regime di 41-bis nel carcere di Opera (Milano) per associazione mafiosa. Giovanni Morabito, 59 anni, è figlio di Giuseppe Morabito storico "capo Crimine" della 'ndrangheta in Lombardia detto 'U Tiradrittu' detenuto al 41bis. E' quanto risulta dall'inchiesta dei carabinieri di Monza, del Nucleo investigativo della Penitenziaria, della Dia, coordinata dai pm della Dda Paolo Biondolillo e Sara Ombra, con l'aggiunto Alessandra Dolci. Emerge dalle oltre 800 pagine dell'ordinanza firmata dal gip Domenico Santoro.

      Sventata frode da 2 mln di euro

      L'operazione della Dia in corso oggi, che ha portato ad arresti e perquisizioni nell'ambito di una variegata attività illecita promossa da personaggi ritenuti vicini alla cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti, tra cui il figlio dello storico boss Giuseppe Morabito, Giovanni, era dedita oltre che al traffico di stupefacenti e alle estorsioni anche a un'ampia gamma di frodi commerciali, fiscali e finanziarie ai danni dello Stato anche tramite finanziamenti europei. Tra queste anche "l'organizzazione di truffe aggravate ai danni dello Stato, dirette al conseguimento di finanziamenti ed erogazioni previste dalle norme Covid 19. Le indagini hanno, da un lato, accertato l'effettiva percezione di tali somme, dall'altro evitato, tramite la tempestiva attivazione delle competenti autorità, l'indebita erogazione di somme e di benefici economici (nella forma del finanziamento garantito e del credito d'imposta) per circa 2 milioni di euro, per i quali era già stata depositata la prevista documentazione". L'organizzazione avrebbe anche reinvestito il provento dei reati nella creazione di "nuove società commerciali che avrebbero operato in settori quali quello edile, anche sfruttando i benefici dell'Ecobonus, oppure nel settore della raccolta e del riciclaggio dei rifiuti, del commercio di carburante e della grande distribuzione".

      Indagati numerosi colletti bianchi

      L'operazione in corso oggi, che ha portato ad arresti e perquisizioni nell'ambito di una variegata attività illecita promossa da personaggi ritenuti vicini alla cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti, vede un ampio numero di indagati in stato di libertà, ben 68, tra i quali anche molti cosiddetti 'colletti bianchi'. L'inchiesta, coordinata dalla Dda di Milano e dalla Dia, ha scoperto un ampio ventaglio di frodi commerciali e finanziare in un filone, e un ingente traffico di sostanze stupefacenti nell'altro. Nel primo settore di illeciti, quelli commerciali e finanziari, in particolare, sono stati denunciati professionisti che facevano le consulenze e le pratiche per le numerose attività truffaldine, tra i quali vari commercialisti, tecnici e legali, ma anche imprenditori "titolari nel centro di Milano di diverse società di consulenza e portatori del necessario 'know how' tecnico- giuridico". Si tratta di persone tutte residenti e operanti nel Nord Italia.

      Gip, summit per 'mangiare' su rifiuti

      Un incontro in un ufficio in via Vittor Pisani, a due passi dalla stazione Centrale di Milano, in cui "sei gruppi" con dentro persone legate "a diverse e potenti famiglie di 'ndrangheta" avrebbero deciso di "operare" assieme "nel business dei rifiuti", dividendo i "profitti". E' uno dei particolari che emerge dall'ordinanza eseguita oggi nell'inchiesta della Dda di Milano che ha portato in carcere, tra gli altri, Giovanni Morabito, medico 59enne che lavorava in alcune Rsa milanesi (è stato arrestato nella sua abitazione milanese) e figlio dello storico boss Giuseppe detto 'U tiradrittu'. L'incontro "importante", come si legge negli atti, sarebbe avvenuto il 26 giugno 2020 "negli uffici di via Vittor Pisani", usati dal "gruppo" di Giovanni Morabito come base delle attività illecite. A decidere come spartirsi il business dei rifiuti, secondo l'ordinanza cautelare, sarebbero state persone legate alle cosche di 'ndrangheta "Alvaro, Mancuso, Piromalli, Bellocco e, ovviamente, Morabito". In un'intercettazione si sente Massimiliano D'Antuono, uno degli arrestati, dire: "Noi abbiamo il gruppo di Tonino (...) se io devo mangiare sul gruppo di Tonino, devi mangiare anche te, deve mangiare anche il Benza (...) Ciccio ci porta la discarica tutti mangiamo su quello di Ciccio". La Dda aveva chiesto al gip l'applicazione di 65 misure cautelari per altrettanti indagati, tra cui 41 richieste di carcere, ma il gip ha accolto le istanze di misura cautelare per 18 persone (sette in carcere). Non è stata riconosciuta dal giudice, neanche per Giovanni Morabito, l'accusa di associazione mafiosa, ma solo quella di associazione per delinquere con la finalità di agevolare la 'ndrangheta.

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