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      Giovane fibromialgico assolto, dopo tre anni, per uso cannabis

       

       

      Giovane fibromialgico assolto, dopo tre anni, per uso cannabis

      22 set 22 "Sono felicissimo di questa assoluzione. C'è voluto molto tempo e l'attesa perché si definisse la mia posizione sul piano giudiziario non è stata facile. La sentenza di oggi rappresenta un messaggio importante non solo per me ma anche per tutte le persone che si trovano nelle mie stesse condizioni". Lo ha detto Cristian Filippo, il 26enne affetto da fibromialgia assolto dal giudice monocratico di Paola dall'accusa di coltivazione e detenzione illegale a fine di spaccio di sostanze stupefacenti contestatagli dopo che in casa gli era stata trovata marijuana che in realtà gli serviva per curare la sua patologia. "La mia è stata una necessità", ha aggiunto Filippo nella dichiarazione, diffusa da "Meglio Legale", l'associazione che lo ha assistito nella sua vicenda giudiziaria. "Ho dovuto sopperire - ha detto ancora il giovane - ad una mancanza e l'ho voluto fare senza andare nelle piazze di spaccio. Speriamo che in Italia altri non si trovino nella mia situazione perché dal giorno del mio arresto ho vissuto tre anni d'inferno". "Va sottolineato il fatto che la Calabria - afferma in una nota Meglio legale - è, insieme a Molise e Valle d'Aosta, una delle tre regioni italiane che non hanno un decreto per recepire le direttive del Ministero della Salute che prevedono la possibilità di curarsi con questo tipo di terapia".

      "Oggi al Tribunale di Paola, in provincia di Cosenza, accade una cosa surreale. Cristian Filippo, ragazzo 25enne affetto da fibromialgia, sarà in aula per l'udienza conclusiva di un processo che va avanti dal 2019: rischia sei anni di carcere per aver coltivato due piante di cannabis dal momento che non riusciva a procurarsi la terapia per curarsi. Ci rendiamo conto? Sono queste le emergenze della giustizia italiana? Per di più in una regione assediata dalla criminalità?". Lo dichiara la leader di +Europa, Emma Bonino. "Quello che è assurdo è che le istituzioni non tutelino pazienti e consumatori, che in Italia sono 6 milioni, lasciandoli nelle mani della mafia. Legalizzare vuol dire far entrare 7 miliardi nelle casse dello stato e garantire più sicurezza: per me questa è una priorità", conclude Bonino.

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