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      Non luogo a procedere per presunta distrazione fondi ex Gescal

       

       

      Non luogo a procedere per presunta distrazione fondi ex Gescal

      20 ott 22 Non luogo a procedere per prescrizione. Lo ha deciso il Gup del Tribunale di Vibo Valentia, Giorgia Ricotti, per 14 delle persone coinvolte nel procedimento penale su una presunta distrazione di fondi ex Gescal. L'estinzione per sopravvenuta prescrizione dei reati contestati agli indagati è stata disposta dal Gup nel corso dell'udienza preliminare. Due delle persone comparse davanti al giudice, Nicola Bosco e Nicola Barbuto, componenti del Collegio dei revisori dei conti dell'Aterp, hanno però rinunciato alla prescrizione e sono state per questo rinviate a giudizio. I reati contestati, a vario titolo, agli indagati erano quelli di abuso d'ufficio, turbata libertà degli incanti, omesso versamento dell'Iva, truffa in concorso e falso ideologico, con l'aggravante, in quest'ultimo caso, di averlo commesso per eseguirne od occultarne un altro, oppure per conseguire o assicurare il profitto a sé o ad altri. Secondo l'ipotesi accusatoria formulata dalla Procura della Repubblica di Vibo sulla base delle indagini condotte dalla Guardia di finanza di Vibo, i fondi ex Gescal sarebbero stati distratti per l'acquisto della sede vibonese dell'Aterp, che venne sequestrata per equivalenza, su disposizione del gip, per un valore di 800 mila euro. La prescrizione è stata dichiarata per Pino Gentile, ex assessore regionale ai Lavori pubblici, accusato, in concorso con Domenico Pallaria, in qualità di dirigente generale del Dipartimento Lavori pubblici della Regione, di aver violato una serie di norme sui fondi Gescal. A Gentile veniva contestato, in particolare, di avere proposto, nel 2014, alla Giunta regionale la modifica della possibilità di utilizzare i fondi per superare particolari criticità finanziarie nell'ambito di uno specifico "Piano di rientro" in grado di giustificare l'utilizzazione transitoria dei fondi. Pallaria, in merito alla delibera in questione, avrebbe dichiarato di avere effettuato l'istruttoria attestandone la regolarità amministrativa "consentendo così - si affermava nel capo d'imputazione - lo svincolo dei fondi Gescal destinati invece all'edilizia residenziale e, conseguentemente, il loro utilizzo per l'acquisto della sede dell'Aterp. Il tutto grazie all'induzione in errore da parte della Giunta regionale, che approvava e sottoscriveva la delibera in oggetto". Analoga contestazione era stata mossa ad Antonio Capristo, dirigente del Dipartimento Lavori pubblici della Regione, mentre Vito Caglioti, Nicola Bosco e Nicola Barbuto erano stati chiamati in causa quali componenti del Collegio dei revisori dei conti dell'Aterp, con l'accusa di aver omesso di esercitare i loro poteri di controllo su alcune delibere aventi ad oggetto l'acquisto della sede dell'agenzia. Stessa contestazione, in relazione però ad altre delibere, era stata mossa a Giuseppe Pepe, presidente del Collegio dei revisori dei conti, ed a Michele Montagnese, componente dello stesso organismo. Tra gli indagati dell'inchiesta l'allora commissario dell'Aterp Tonino Daffinà, accusato di essersi accordato con le proprietarie dell'immobile destinato a sede dell'Aterp, concordando con loro il prezzo di acquisto. Ad Emilio Minasi, Giuseppe Raffele e Luciano De Pascali, funzionari dell'Aterp, era stato contestato il concorso in abuso d'ufficio, per avere omesso, in qualità di componenti della commissione di gara, di effettuare i dovuti controlli sulla veridicità di quanto dichiarato dalla società "Dgs", nonché sull'effettivo possesso da parte della medesima società dei requisiti previsti dal bando di gara. Nell'elenco degli indagati figuravano, inoltre, Giuseppe Romano, direttore dell'Aterp fino al novembre 2011; Serafino Fiamingo, all'epoca Revisore unico dei conti dell'agenzia; Nazzareno Guastalegname, legale rappresentante della Dgs, ed il socio Antonino Stagno.

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