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      Processo Bergamini, sentiti testi, imbarazzante contraddizione ex Procuratore

       

       

      Processo Bergamini, sentiti testi, imbarazzante contraddizione ex Procuratore

      26 mag 22 Sono emerse una serie di contraddizioni dalle deposizioni rese da alcuni testi oggi a Cosenza, in Corte d'assise, nel processo sul presunto omicidio del calciatore del Cosenza Donato "Denis" Bergamini, morto il 18 novembre del 1989 a Roseto Capo Spulico, lungo la statale 106 ionica. La morte di Bergamini, originario di Argenta (Ferrara) e che all'epoca aveva 26 anni, fu attribuita in un primo tempo, anche sulla base della testimonianza resa dall'ex fidanzata che era insieme a lui, Isabella Internò, a suicidio. La giovane, infatti, riferì che Bergamini si fece travolgere volontariamente da un camion. Testimonianza avvalorata dal fatto che il corpo del calciatore fu trovato sotto il mezzo pesante. Dagli accertamenti effettuati successivamente dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, diretta all'epoca da Eugenio Facciolla, é emerso che Bergamini, in realtà, sarebbe stato ucciso e l'omicidio sarebbe avvenuto in un posto diverso da quello in cui fu trovato il suo cadavere. Quella del suicidio, dunque, sarebbe stata una messinscena. Tanto che Isabella Internò é stata rinviata a giudizio con l'accusa di omicidio volontario. Oggi nel processo hanno deposto Michele De Marco, che quando Bergamini morì era in servizio nella guardia medica del posto e che accorse sul posto per verificare il decesso del calciatore ed effettuò l'ispezione cadaverica; Antonio Raimondi, medico all'epoca in servizio nel pronto soccorso dell'ospedale di Trebisacce, ed il maresciallo dei carabinieri Nicola Carbone, che comandava la caserma di Trebisacce. De Marco, che nel referto stilato all'epoca parlò di "morte sopraggiunta per sfondamento toracico", ha detto di avere toccato la carotide per constatare il battito e di avere controllato le pupille. Raimondi, da parte sua, ha detto di non avere mai eseguito l'autopsia sul corpo di Bergamini malgrado sia presente agli atti un verbale di esame autoptico in cui si parla di "arresto cardiorespiratorio e di sfondamento dell'addome e della zona pelvica". Il maresciallo Carbone ha riferito di non ricordare chi effettuò l'ispezione esterna del cadavere di Bergamini. A questo punto, il presidente della Corte d'assise di Cosenza, allo scopo di chiarire i fatti, ha disposto la deposizione in via d'urgenza dell'allora Procuratore della Repubblica di Castrovillari, Ottavio Abbate, che si é svolta subito dopo.

      Verbale ispezione non é falso

      Non é falso il verbale dell'ispezione esterna che fu effettuata sul cadavere di Donato "Denis" Bergamini, il calciatore del Cosenza morto nel 1989 a Roseto Capo Spulico ed il cui decesso era stato attribuito in un primo tempo a suicidio. A sostenerlo é stato Ottavio Abbate, che all'epoca della morte di Bergamini era il Procuratore della Repubblica di Castrovillari, deponendo nel processo in corso in Corte d'assise a Cosenza a carico dell'ex fidanzata di Bergamini, Isabella Internò, imputata di omicidio volontario. Abbate era stato convocato in via d'urgenza come teste dal presidente del collegio giudicante, Paola Lucente, dopo che erano emerse alcune contraddizioni riguardo l'ispezione sul corpo senza vita di Bergamini dalle deposizioni di due medici che sono stati sentiti oggi. L'ex Procuratore ha detto di non sapersi spiegare perché uno dei due medici che sono stati sentiti neghi che ci stata l'ispezione cadaverica e perchè sul relativo verbale non ci sia la firma dello stesso sanitario. "Ciò che posso dire - ha detto Abbate - é che l'attività ispettiva é stata regolarmente eseguita". Abbate ha aggiunto che all'epoca aveva maturato il convincimento che Bergamini si fosse suicidato anche sulla base delle testimonianze rese da Isabella Internò e dal conducente del camion alla base del quale fu trovato il corpo senza vita del calciatore.

      Parte civile: ex Procuratore imbarazzante

      "La deposizione dell'ex Procuratore della Repubblica di Castrovillari, Ottavio Abbate, nel processo sulla morte di Denis Bergamini, é stata imbarazzante, all'insegna dei non ricordo e del riconoscimento di gravi errori". Lo ha detto ai giornalisti l'avvocato Fabio Anselmo, difensore di parte civile in rappresentanza della famiglia Bergamini nel dibattimento in corso a Cosenza, in Corte d'assise, a carico di Isabella Internò, oggi 53enne, accusata di omicidio volontario ai danni dell'allora calciatore del Cosenza, con cui era stata fidanzata, la cui morte nel 1989 fu attribuita in un primo tempo a suicidio. "Le dichiarazioni dell'ex procuratore Abbate - ha aggiunto Anselmo - sono state caratterizzate da una frase che ha ripetuto un'infinità di volte: 'non so spiegarmi'. Lo ha fatto in riferimento alle dichiarazioni rese dal medico Raimondi, che ha negato di avere effettuato attività professionale riguardo la ricognizione cadaverica sul corpo di Bergamini; alla mancanza della firma dello stesso Raimondi sul verbale di ispezione cadaverica; a quanto affermato dal maresciallo dei carabinieri Carbone, secondo il quale il corpo di Bergamini, nel momento dell'ispezione esterna, era vestito e lo stesso cadavere non fu, in realtà, oggetto di attività ispettiva ma soltanto di osservazione da due metri di distanza, con conseguente incompatibilità con gli accertamenti diretti che andavano invece effettuati. Una deposizione nel corso della quale l'ex Procuratore ha candidamente ammesso di essere andato a svolgere quell'adempimento così importante credendo aprioristicamente alla versione dei due testimoni, Isabella Internò ed il conducente del camion presunto investitore del calciatore, secondo i quali Denis Bergamini si era suicidato". "Quella di Abbate - ha detto ancora il legale - é stata una difesa del suo operato non di sostanza ma di principio. D'altra parte, non poteva fare altrimenti perché l'ex magistrato é stato smentito dagli accertamenti medico-legali successivi e dalle deposizioni rese oggi dai testi".

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