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      Rapporto Svimez: Al Sud criticità rifiuti e rete idrica, utilities attivano lavoro

       

       

      Rapporto Svimez: Al Sud criticità rifiuti e rete idrica, utilities attivano lavoro

      21 giu 22 l rapporto Utilitalia -Svimez, presentato oggi a Napoli non omette le storiche criticità che caratterizzano il Mezzogiorno. Il Sud, dice lo studio, sconta un ritardo infrastrutturale rispetto al resto del Paese dovuto soprattutto ad una rete idrica vetusta e ad una mancanza di impianti strategici per il riciclo e il trattamento dei rifiuti. "La gestione dei servizi nelle regioni meridionali è spesso affidata agli enti locali, le cosiddette "gestioni in economia" (al Sud rappresentano il 26% della tipologia di affidamento) che hanno una scarsa capacità di investimento rispetto alle gestioni industriali - si spiega - Nelle gestioni "in economia", gli investimenti nel settore idrico sono pari a circa 8 euro annui per abitante contro una media nazionale di 49 euro. In Italia nel 2020 sono andati dispersi nelle reti di distribuzione dell'acqua potabile dei capoluoghi di provincia/città metropolitana 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2% dell'acqua immessa in rete (37,3% nel 2018), con una perdita giornaliera per km di rete pari a 41 metri cubi (44 nel 2018); a titolo di esempio, la percentuale delle perdite totali in distribuzione è pari a circa il 68% a Siracusa, contro il 14% di Milano (Istat, 2022). In Italia le famiglie che dichiarano di non fidarsi a bere l'acqua del rubinetto sono il 28,5% nel 2021: a livello regionale, le quote più elevate si riscontrano in Sicilia (59,9%), Sardegna (49,5%) e Calabria (38,2%)". Passando ai rifiuti, in termini di obiettivi di raccolta differenziata raggiunti la situazione appare disomogenea, con sole due regioni del Mezzogiorno (Sardegna e Abruzzo) che superano l'obiettivo del 65%. "Le sfide più importanti a cui sono sottoposte le utilities del Sud Italia sono dunque legate essenzialmente alla riduzione del service divide, soprattutto nei settori idrico e ambientale, ed alla decarbonizzazione del settore energetico con un maggiore sviluppo delle rinnovabili - dice lo studio - L'obiettivo è inoltre quello di migliorare i servizi erogati anche nell'ottica di aumentare il grado di resilienza agli effetti dei cambiamenti climatici".

      Utilities attivano lavoro

      Nel 2020 il valore della produzione (fatturato) dei servizi di pubblica utilità del Mezzogiorno ha sfiorato i 5 miliardi di euro, che corrispondono al 21% dell'intero fatturato prodotto su scala nazionale dalle aziende attive nei due settori considerati (idrico e servizio ambientale). È quanto segnalato dal Rapporto Sud di Utilitalia e Svimez, che valuta gli impatti economici ed occupazionali del settore delle utilities (ambientale, idrico ed energetico) nelle regioni del Mezzogiorno, e in particolare gli impatti relativi agli investimenti finanziabili dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per contribuire al superamento del service divide, oltre all'influenza degli effetti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche. Per ogni euro di produzione realizzato nel Sud da parte delle utilities esaminate se ne attivano, in Italia, circa 2,2. "L'attivazione in termini di valore aggiunto nelle otto regioni meridionali è direttamente correlata all'ampiezza della produzione realizzata nel medesimo territorio - si legge nello studio - In termini di incidenza sul PIL, si va da un valore minimo dello 0,5% in Calabria a un massimo dell'1,6% in Puglia. In sei regioni su otto del Mezzogiorno, l'attivazione di valore aggiunto, calcolata sul PIL regionale, è uguale o superiore al punto percentuale". Le aziende meridionali "sono importanti attivatori di produzione e occupazione anche per le regioni del Centro-Nord. Nelle regioni del Sud, infatti, per ogni milione di euro di produzione realizzata dalle utilities locali si attivano dai 7 ai 10 addetti; accanto a questi, si creano da 2 a 3 posizioni lavorative aggiuntive nelle regioni del Centro-Nord. In altri termini, per ogni milione di euro di produzione realizzata dalle imprese meridionali, in media una quota prossima al 30% dell'attivazione complessiva di occupazione va a beneficio delle regioni centro-settentrionali". In termini di occupati, il peso relativo delle utilities sul totale dell'industria raggiunge l'8,9% nel Sud, ed è pari al 4,5% nel Centro-Nord.

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