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      Soprusi e maltrattamenti alla moglie, trentenne di Acri finisce in carcere

       

       

      Soprusi e maltrattamenti alla moglie, trentenne di Acri finisce in carcere

      05 giu 22 I Carabinieri di Acri hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura coercitiva della custodia cautelare in carcere, nei confronti di un trentenne del posto. L’attività d’indagine intrapresa dai militari ha consentito di far emergere un quadro allarmante di soprusi perpetrati dall’indagato nei confronti della giovane compagna e madre di due figli minori. Tale quadro era costituito da una situazione di sistematica sopraffazione, fisica e psicologica, fatta di offese verbali, mortificazioni, percosse, minacce di morte e gravi limitazioni della libertà della giovane donna. Il tutto avveniva sotto gli occhi innocenti dei figli minori. La vicenda trae origine nell’agosto del 2018, quando la donna ha raccontato agli investigatori episodi di brutali aggressioni fisiche da parte del compagno, aggressioni che hanno costretto la stessa ad abbandonare l’abitazione per trasferirsi a casa dei suoi genitori. Anche in quel caso la violenza non tardava ad arrivare poiché l’uomo, preso dalla forte gelosia, giunto a casa dei genitori, l’ha picchiata in presenza della madre e della figlia minore. Fatto emblematico quando la giovane donna, in sede di denuncia, ha dichiarato che l’odierno indagato, assuntore di stupefacenti, l’aveva più volte costretta a chiedere soldi ai genitori ed in più occasioni a sottrarre gioielli in oro agli stessi. I militari dell’Arma hanno quindi ricostruito le condotte poste in essere dall’uomo anche attraverso varie testimonianze dei familiari della giovane vittima che, in più occasioni, hanno assistito a tali episodi di violenza, sia fisici che verbali e a vari vistosi lividi che la stessa recava spesso sulle gambe e sulle braccia. Grazie al repentino intervento dei Carabinieri ed alla fattiva cooperazione della Procura della Repubblica di Cosenza, ora la donna è al sicuro insieme ai due figli, mentre, a causa della sua spiccata aggressività e pericolosità, l’indagato, dopo l'allontanamento dalla casa familiare, del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa o del divieto di dimora nella località di residenza della vittima, è stato tradotto presso la Casa Circondariale di via Popilia.

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