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      Caporalato, 4 arresti CC nel reggino, sequestrata azienda agricola

       

       

      Caporalato, 4 arresti CC nel reggino, sequestrata azienda agricola

      25 feb 22 I carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Reggio Calabria ha arrestato e posto ai domiciliari un imprenditore agricolo della provincia di Siracusa e tre presunti caporali, due italiani e un tunisino. I quattro sono ritenuti responsabili dello sfruttamento di alcuni braccianti agricoli extracomunitari addetti alla raccolta di agrumi nella piana di Gioia Tauro. Sequestrata anche l'azienda di cui è titolare l'imprenditore. Il provvedimento, emesso dal Gip del Tribunale di Palmi su richiesta della locale Procura diretta dal procuratore Emanuele Crescenti, rappresenta l'epilogo di un'attività investigativa avviata e condotta, nel mese di novembre 2020, dai militari del Nil di Reggio Calabria a seguito della denuncia di sei braccianti giunti in Calabria dalla Sicilia per raccogliere mandarini. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Davide Lucisano, hanno fatto seguito alla denuncia di uno dei braccianti consentendo di rassicurare gli altri lavoratori coinvolti e ottenerne la fiducia per accertare il ruolo di un "caporale" tunisino che reclutava, in Sicilia, i braccianti agricoli per destinarli alla raccolta dei mandarini nella piana di Gioia Tauro promettendo loro ottimi guadagni. I lavoratori, una volta giunti nel reggino, dovevano prestare la propria opera dall'alba fino a tarda sera sotto la stretta sorveglianza degli altri i due caporali siciliani e con la minaccia di licenziamento immediato qualora si fossero ribellati a quelle condizioni di lavoro. Il compenso era di un euro per ogni cassetta raccolta e a loro non venivano forniti dispositivi di protezione dalla pandemia da Covid 19 malgrado le norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Denunciato, per omessa comunicazione, anche il gestore di una struttura ricettiva dove i braccianti erano alloggiati.

      C'è denuncia bracciante

      E' stata una denuncia presentata all'Ispettorato territoriale del lavoro di Reggio Calabria a dare il via all'indagine che questa mattina ha portato a quattro arresti per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e al sequestro dell'impresa di uno degli indagati". E' quanto riferisce una nota dell'Ispettorato. "A rivolgersi all'Itl reggino - è detto nella nota - era stato, nel novembre del 2020, un bracciante agricolo straniero, che aveva denunciato lo sfruttamento lavorativo cui era sottoposto da giorni. Il suo racconto era stato subito raccolto dal personale del Nil dei carabinieri, in collaborazione con i carabinieri della Stazione di Palmi e con i mediatori culturali Oim impegnati nel progetto SU.PR.EME dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro. Ne era emersa una storia di sfruttamento e di caporalato che partiva dalla Sicilia, dove il bracciante era stato reclutato per lavorare a Rosarno nella raccolta dei mandarini, con la promessa di un contratto e di un guadagno di 50-60 euro al giorno. Una volta sul posto, il bracciante era stato impiegato nella raccolta di agrumi senza alcun contratto, con turni di 10-12 ore al giorno e con una paga, peraltro mai ricevuta, di 80 centesimi a cassetta. E quando aveva rivendicato le spettanze, era stato cacciato via dal 'caporale'". "Dall'Ispettorato era partita una comunicazione di reato destinata alla Procura di Palmi - riporta il comunicato - che ha poi avviato l'indagine, conclusasi con le ordinanze di custodia cautelare eseguite questa mattina". "Il lavoro svolto dagli ispettori e dai carabinieri del Nil dell'Itl di Reggio Calabria - ha dichiarato il direttore dell'Ispettorato nazionale del Lavoro, Bruno Giordano - ha consentito di avviare un'indagine che ha squarciato il velo su una storia di sfruttamento e di caporalato che dimostra che ci sono ancora imprenditori che considerano i lavoratori alla stregua di schiavi. La fiducia riposta nell'Ispettorato del Lavoro è sempre ben ripagata: chi denuncia sa di trovare personale competente e professionale pronto ad ascoltare e a mettersi all'opera per tutelare i lavoratori".

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