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      Clandestini, sgominate organizzazioni a Crotone: arrestati uomini dello Stato

       

       

      Clandestini, sgominate organizzazioni a Crotone: arrestati uomini dello Stato

      17 feb 21 Dalle prime luci dell'alba è in corso una vasta operazione di polizia, coordinata dalla Procura di Crotone, nei confronti di numerosi soggetti accusati a vario titolo di far parte di due associazioni internazionali dedite al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina di richiedenti asilo politico. Tra i vari arrestati ci sono anche uomini dello Stato: pubblici ufficiali, due appartenenti alla Polizia di Stato della Questura di Crotone e anche avvocati. In corso perquisizioni in tutta Italia. L'operazione condotta dagli investigatori della Squadra Mobile di Crotone, con il supporto delle Squadre Mobili di Bolzano, Catanzaro, Forlì, Lecce, Roma, Terni, Vibo Valentia, dei Reparti Prevenzione Crimine di Siderno e Vibo Valentia, del Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni e del Gabinetto regionale di Polizia Scientifica di Reggio Calabria, è stata denominata "Ikaros".

      Procuratore: grave deficit legalità

      "Un magma indigesto che mostra come questa terra abbia un deficit di legalità gravissimo anche in quei gruppi di professionisti che dovrebbero stare dalla parte della legalità". Lo ha detto il Procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia nella conferenza stampa seguita all'operazione Ikaros che ha portato all'esecuzione di 24 misure cautelari per favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Coinvolti alcuni cittadini stranieri e diversi professionisti finiti ai domiciliari: si tratta degli avvocati Andrea Falcone, Gianluca Malena, Irene Trocino, Sergio Trolio e Gabriella Panucci; degli agenti di polizia Rocco Meo e Salvatore Panciotto, del vigile urbano Alfonso Bennardis e del dipendente della Prefettura presso la Commissione territoriale, Gennaro Mazza. "La legalità - ha aggiunto Capoccia - non è una fiaccolata. Qui bisogna ciascun gruppo che esprime legalità faccia una profonda riflessione. Questa operazione, comunque, dimostra che lo Stato ha gli anticorpi per reagire". "Il motore delle due associazioni - ha detto il sostituto procuratore Alessandro Rho - era il denaro. I numeri sono importanti. Si parla di diverse migliaia di euro a pratica. I capi di imputazione sono 209 e le persone indagate 90. In pratica queste due associazioni, che avevano dei punti in comune, fungevano da agenzie di servizi ilelciti per creare documenti falsi atti per permettere di far ottenere i permessi di soggiorno e far restare in Italia persone che non ne avevano diritto". L'indagine ha riguardato un arco temporale che va dal 2017 al 2020 ed è partita da una segnalazione interna della Questura di Crotone, è stata condotta dalla II sezione della Squadra Mobile guidata dal vice questore Nicola Lelario. "Abbiamo fotografato - ha detto Lelario - quello che si può definire il sistema Crotone. La nomea di Crotone era che qui si ottenevano facilmente i permessi di soggiorno. Le due associazioni organizzavano tutto: dalla falsificazione dei documenti ai viaggi in Italia per fare il colloquio. Quando abbiamo fermato diverse persone che avevano ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale in modo illegale queste ci hanno rinunciato".

      I dettagli dell'operazione

      Sono 24 le misure cautelari, 15 in carcere e 9 ai domiciliari, eseguite stamani nell' ambito dell'operazione "Ikaros" condotta dalla Polizia di Stato di Crotone, con il coordinamento della Procura, e che ha portato allo smantellamento di due organizzazioni dedite alla commissione di una serie di reati finalizzati a favorire la permanenza illecita, sul territorio italiano ed europeo, di richiedenti asilo. I reati contestati sono, a vario titolo, associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, falsità ideologica, traffico d'influenze illecite e corruzione. In manette sono finiti, tra gli altri, tre avvocati, due poliziotti e un vigile urbano di Crotone. In particolare nel corso delle indagini, coordinate dalla Procura di Crotone, sono emerse due distinte associazioni, con ramificazioni sul territorio nazionale e all'estero, specializzate nella predisposizione di documentazione falsa attestante residenze fittizie e false assunzioni di soggetti richiedenti asilo, perlopiù di nazionalità curdo-irachena, interessati a ottenere il riconoscimento di una forma di protezione internazionale, non in quanto bisognosi di essere salvaguardati dal loro Stato di origine, bensì solo per ottenere un titolo di soggiorno che garantisse loro libertà di movimento sul territorio italiano ed europeo. A fronte di tali prestazioni i richiedenti asilo erano disposti a pagare somme di denaro. Promotori e partecipi delle due associazioni erano stranieri residenti o dimoranti nel crotonese o nelle province limitrofe, avvocati compiacenti, mediatori culturali e poliziotti in servizio all'ufficio immigrazione della Questura d Crotone, un dipendente della Prefettura in servizio alla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale e un appartenente alla polizia locale di Crotone.

      Legali preparavano documenti falsi

      Sarebbero stati i legali compiacenti finiti in manette a predisporre la documentazione e le attestazioni false che erano alla base delle attività delle due organizzazioni dedite all'immigrazione clandestina smantellate dalla polizia di Stato di Crotone nell'ambito dell'operazione "Ikaros". Secondo quanto emerso dalle indagini che hanno portato all'esecuzione di 24 misure cautelari disposte dal Gip del Tribunale Crotone Romina Rizzo su richiesta della Procura, infatti, i componenti delle associazioni, stranieri e mediatori, in contatto con loro connazionali stanziati in Iraq o all'estero, fungevano da intermediari e procacciatori per gli avvocati che, con documentazione fasulla avanzavano richiesta soprattutto alle Questure di Catanzaro e Crotone. Una volta avviata la pratica, il richiedente che si trovava in Iraq, veniva avvisato della fissazione dei vari appuntamenti previsti dalla procedura come il fotosegnalamento, l'audizione alla Commissione territoriale e, infine, il ritiro del permesso di soggiorno, in occasione dei quali giungeva in Italia, via aerea, munito di un visto turistico, per poi ripartire facendo rientro nel Paese da cui chiedeva di essere protetto. Gli accertamenti hanno anche consentito di rivelare il ruolo dei pubblici ufficiali consapevoli della strumentalità delle richieste ma che si prestavano ad assecondare il sistema dietro l'elargizione di somme di denaro o altre regalie accelerando le pratiche a favore dei richiedenti o attestandone falsamente la residenza in Italia. Gli indagati in tutti sono 90.

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