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      Beni per 50 mln sequestrati da Gdf a San Giovanni in Fiore

       

       

      Beni per 50 mln sequestrati da Gdf a San Giovanni in Fiore

      27 apr 21 Beni per oltre 50 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Cosenza, coordinata dalla Dda di Catanzaro, ad un imprenditore di San Giovanni in Fiore, Luigi Spadafora, di 70 anni, e ai figli Pasquale (45), Rosario (34) e Antonio (38), ritenuti affiliati di spicco della cosca crotonese Farao-Marincola. La famiglia, così come è emerso nel processo "Stige" della Dda di Catanzaro, attraverso le imprese "F.lli Spadafora S.r.l., "Spadafora Legnami S.r.l., la "Famiglia Spadafora", "governava, in regime di monopolio 'ndranghetistico, l'offerta di legname e derivanti dai tagli boschivi operati nel territorio silano".

      Grazie alla gestione dei boschi della Sila, gli Spadafora erano stati utilizzati per garantire, negli anni, la latitanza di elementi di spicco della cosca Farao-Marincola a cui, di fatto, facevano capo. Per tali accuse, lo scorso nel febbraio 2021, gli Spadafora sono stati condannati, dal Tribunale di Crotone, a più di 60 di carcere; nello specifico, il capo famiglia, Spadafora Luigi, (attualmente agli arresti domiciliari) alla pena di anni 15 di reclusione, mentre i suoi tre figli, Pasquale, Rosario e Antonio (ad oggi, tutti detenuti in carcere), rispettivamente a 20, 14 e 14 anni di reclusione. Su di loro grava, altresì, la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, ancora da scontare poiché detenuti. Il sequestro odierno è stato possibile grazie al lavoro certosino svolto dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Cosenza, i quali, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno svolto accertamenti patrimoniali nei confronti degli appartenenti alla cosca condannati, nonché dei loro prossimi congiunti, esaminando e approfondendo le loro variazioni patrimoniali nell’arco temporale dal 2005 al 2017. Il lavoro svolto ha evidenziato una continua e crescente sproporzione tra gli esigui redditi dichiarati negli anni dai soggetti interessati ed i loro rispettivi patrimoni immobiliari, mobiliari e finanziari, accumulati nel tempo. Infatti, lo screening patrimoniale posto in essere dalle Fiamme Gialle cosentine sugli imprenditori affiliati alla cosca – effettuato mediante tecniche investigative informatiche, a cui, successivamente, sono seguiti riscontri “sul campo” a mezzo sopralluoghi ed appostamenti – ha fatto emergere l’inadeguatezza dei ricavi e degli utili comunicati al fisco, rispetto ai beni e alle disponibilità economiche e patrimoniali accumulate progressivamente negli anni. L’esecuzione del provvedimento ha consentito il sequestro dei seguenti beni intestati e/o riconducibili ai quattro proposti: 6 complessi aziendali (di cui 3 società, 2 ditte individuali, n.1 azienda agricola e partecipazioni societarie), 203 immobili (tra terreni e fabbricati), 60 automezzi (autovetture, autocarri, rimorchi e mezzi agricoli), nonché quote societarie e disponibilità finanziarie di varia natura (conti correnti bancari, titoli azionari, buoni fruttiferi, libretti di risparmio e assicurazioni), per un valore complessivo stimato di oltre 50 milioni di euro.

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