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      Furbetti del cartellino a Calabria Verde scoperti dai CC di Cosenza, 14 indagati

       

       

      Furbetti del cartellino a Calabria Verde scoperti dai CC di Cosenza, 14 indagati

      23 apr 21 Avrebbero timbrato il cartellino sul luogo di lavoro per poi dedicarsi a tutt'altro. Sono accusati, a vario titolo, di truffa aggravata e continuata 14 dipendenti di "Calabria Verde", azienda in house della Regione Calabria, ai quali, dalle prime luci dell'alba, i carabinieri della Compagnia di Rogliano, supportati da personale del Comando Provinciale di Cosenza, hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso dalla Procura di Cosenza. I soggetti coinvolti risiedono nei comuni di Rogliano, Domanico, Figline Vegliaturo, Grimaldi, Marzi, Parenti, Paterno Calabro, Rende e Santo Stefano di Rogliano. L' attività investigativa , tuttora in corso, ha consentito di smascherare un nutrito gruppo di presunti "furbetti del cartellino", oltre che di individuare irregolarità amministrative nei confronti di svariate decine di altre persone.

      Migliaia di ore pagate

      Utilizzavano regolarmente il badge di servizio, ma facendo in modo che, in ragione della tipologia di "uscita" selezionata, l'orologio marcatempo non sottraesse il periodo trascorso all'esterno della sede dall'orario di lavoro prestato, in ciò approfittando della generalizzata mancanza di controllo da parte di dirigenti e capi squadra. Sarebbe questo lo stratagemma escogitato da alcuni dipendenti del Distretto n. 4 di Calabria Verde con sede a Santo Stefano di Rogliano ritenuti responsabili, a vario titolo ed in alcune circostanze in concorso tra loro, di "truffa aggravata e continuata" ai danni dell'ente regionale. L'indagine, condotta dai carabinieri, con il coordinamento del Procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo, è partita da una serie di accertamenti effettuati d'iniziativa nel 2018 nei cantieri in diverse località della provincia di Cosenza. Dai tabulati acquisiti al termine del monitoraggio, i carabinieri sono riusciti a ricostruire in un primo momento centinaia di ore di lavoro illecitamente sottratte e impiegate in pause e libere uscite ingiustificate o devolute ad incarichi di lavoro esterno mai autorizzati, ma contabilizzati come "normale" orario di servizio e monetizzato nella busta paga mensile. Attraverso videocamere ad altissima definizione collocate nei in punti strategici e tradizionali metodi investigativi sono stati acquisiti ulteriori elementi. Così è stato accertato sia l'indebito allontanamento dal posto di lavoro sia l'individuazione delle diverse mansioni come andare a fare la spesa in supermercati della zona, recarsi all'ufficio postale per saldare le bollette di casa, recarsi in campagna per coltivare il proprio orto, effettuare un consulto medico, portare la propria autovettura dal meccanico o trascorrere lunghe pause caffè nei bar. Tra le altre situazioni rilevate, è emerso che uno degli indagati era solito svolgere, nel corso delle "missioni esterne" dalla propria sede di servizio, la professione di antennista per un folto numero di clienti. Tutte attività documentate con filmati e foto. L'indagine, durata circa due anni, si è concretizzata tra aprile e novembre 2018. Tra gli indagati, a vario titolo, ci sono dirigenti e addetti ai cantieri boschivi sparsi nella provincia di Cosenza. In particolare, sono state acclarate circa 3.800 ore di servizio non prestato, ma retribuito, effettuate nell'ambito di 950 episodi per un controvalore di circa 70.000 euro.

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