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      Beni per 2.5 mln di euro confiscati da DDA Reggio a imprenditore

       

       

      Beni per 2.5 mln di euro confiscati da DDA Reggio a imprenditore

      06 ott 20 Un milione di euro in contanti, l'impresa individuale "Fercolor" e il suo compendio aziendale. Ma anche due immobili, un libretto di deposito titoli e una polizza assicurativa. Sono i beni per un valore di 2 milioni e mezzo di euro confiscati ad un imprenditore, Giuseppe Nasso, di Rosarno. Il provvedimento, eseguito dai carabinieri, é stato emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell'aggiunto Gaetano Paci e del sostituto della Dda Adriana Sciglio. Nasso, di 41 anni, era stato arrestato nell'estate del 2018 nell'ambito dell'inchiesta "Ares" contro le cosche della piana di Gioia Tauro. Il Tribunale ha accolto gli elementi d'accusa raccolti dalla Direzione distrettuale antimafia che aveva ravvisato gli estremi per alienare gran parte del patrimonio di Giuseppe Nasso. I beni confiscati, oltre ad essere stati giudicati di provenienza illecita, erano stati messi a disposizione, secondo l'accusa, delle consorterie rosarnesi per realizzare i loro programmi criminali. Oltre alla confisca, il Tribunale ha disposto nei confronti di Giuseppe Nasso, ancora oggi detenuto, la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, che lo stesso dovrà scontare dopo la sua scarcerazione. Il sequestro dei beni di Nasso era stato disposto in seguito all'arresto dell'imprenditore, facente parte del gruppo di 45 indagati nei confronti dei quali, all'epoca, era stata emessa l'ordinanza di custodia cautelare. Le indagini hanno permesso di documentare come Nasso sia risultato tra gli organici di uno dei sodalizi criminali scoperti, a favore del quale poneva la disponibilità di strutture e capitali importanti, in maniera strumentale, per agevolarne le finalità illecite. In particolare la Dda aveva scoperto due articolazioni criminali, quella dei Cacciola-Grasso e quella dei soli Cacciola, contrapposte tra loro e riconducibili alla società di Rosarno del "mandamento tirrenico" della provincia di Reggio Calabria. Nel momento dell'esecuzione dell'arresto i carabinieri avevano trovato un milione di euro in contanti, suddiviso in confezioni termosigillate e riposte nel controsoffitto di un locale pubblico gestito da Nasso. Quei soldi, secondo gli investigatori, servivano ad agevolare le iniziative illecite delle consorterie di riferimento, soprattutto per quanto concerneva l'acquisto delle partite di cocaina provenienti dall'America Latina.

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