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      Blitz contro cosche De Stefano-Tegano-Libri: 21 arresti PS, tra loro boss De Stefano

       

       

      Blitz contro cosche De Stefano-Tegano-Libri: 21 arresti PS, tra loro boss De Stefano

      24 giu 20 Un'operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, è stata portata a termine per l'esecuzione di 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nei confronti di presunti capi storici, elementi di vertice, luogotenenti e affiliati alle cosche della 'ndrangheta De Stefano-Tegano e Libri operanti a Reggio Calabria. Sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsioni in danno di imprenditori e commercianti, detenzione e porto illegale di armi, aggravati dal metodo e dalla agevolazione mafiosa. Gli investigatori della Squadra mobile di Reggio e del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine, coadiuvati dagli operatori dei Reparti prevenzione crimine e di altre Squadre mobili italiane, stanno eseguendo anche numerose perquisizioni e alcuni sequestri di aziende. Impiegati circa 200 agenti.

      In manette anche boss De Stefano

      L'operazione condotta dalla polizia contro le cosche De Stefano-Tegano e Libri di Reggio Calabria è stata chiamata "Malefix" dal soprannome di uno degli arrestati Giorgio De Stefano, già Condello Sibio, figlio naturale dello storico boss Paolo De Stefano, al quale dal 2017 è stato riconosciuto il cognome del padre. Sebbene sia incensurato, per gli investigatori Giorgio De Stefano - che usava il soprannome sul suo profilo Instagram - "è da ritenersi il più valido rappresentante delle propaggini operative della cosca De Stefano a Milano, dove si è trasferito negli ultimi tempi". In una informativa della Squadra mobile di Reggio Calabria del marzo scorso riportata nell'ordinanza di custodia cautelare del Gip è scritto che "le ultime notizie sul conto di Giorgio De Stefano, acquisite dalla consultazione di fonti aperte, evidenziavano che è fidanzato da oltre un anno con Silvia Provvedi, che in un famoso reality ('Il Grande Fratello Vip') trasmesso nell'autunno del 2018, lo ha sempre indicato con il soprannome di 'Malefix'". La Provvedi, hanno specificato oggi gli investigatori, è totalmente estranea all'inchiesta. "Silvia Provvedi e la gemella Giulia - prosegue l'informativa - costituiscono il duo 'Le Donatellas' presenziando a vari reality, spettacoli e, grazie alla notorietà che da ciò loro deriva, partecipando a serate su tutto il territorio nazionale. In ragione della frequentazione con Silvia Provvedi, già ex del noto Fabrizio Corona, a partire dal dicembre 2018, ossia al termine del realiryi, la cosiddetta 'stampa rosa' ha parlato di Giorgio De Stefano definendolo 'famoso imprenditore calabrese che viene da una importante famiglia, si divide fra la Calabria, Milano ed Ibiza ed è tra i soci proprietari del Ristorante Oro di Milano'". Una "notorietà", quella di De Stefano, che, rileva il gip nell'ordinanza, non era sfuggita a Alfonso Molinetti, ritenuto esponente di spicco della cosca, che, intercettato, invitava il giovane De Stefano "alla massima cautela, sollecitandolo, tra le righe - scrive il gip - ad una minore ostentazione dei propri beni e ad uno stile di vita meno appariscente ('devi stare solo attento... la visibilità... meno ce n'è... meglio è..'). Si trattava di un monito tutt'altro che casuale, non sfuggendo all'esperto Molinetti che il risalto mediatico delle frequentazioni e delle relazioni coltivate da De Stefano nel capoluogo lombardo, mal si conciliava con l'approccio ben più riservato che di regola si addice agli esponenti apicali della 'ndrangheta. Giorgio De Stefano - scrive ancora il gip - rassicurava, tuttavia, l'apprensivo sodale. Egli infatti si diceva sicuro del fatto suo, tranquillizzandolo sulla propria capacità di attivare, alla bisogna. gli strumenti necessari a distogliere l'attenzione degli inquirenti ed eludere le temute investigazioni".

      Frizione tra cosche per spartizione soldi estorsioni

      All'interno della cosca di 'ndrangheta De Stefano-Tegano, e tra questa e quella dei Libri, si erano create gravi frizioni sulla spartizione degli ingenti proventi delle estorsioni compiute ai danni di operatori economici e commerciali del centro cittadino di Reggio Calabria. E' quanto emerso dall'operazione Malefix condotta oggi dalla Polizia in provincia di Reggio Calabria ed in altre province d'Italia, con il supporto delle Squadre Mobili di Milano, Como, Napoli, Pesaro Urbino, Roma con l'arresto di 21 tra presunti capi e gregari delle storiche cosche operanti a Reggio Calabria. Le indagini della Polizia di Stato - sotto le direttive dei magistrati della Dda reggina - hanno documentato l'esistenza e l'operatività delle cosche De Stefano-Tegano e Libri in posizione di preminenza in città.

      Tentativo scissione in cosca De Stefano

      Gli investigatori della Polizia, grazie al monitoraggio di alcuni summit di 'ndrangheta effettuato nell'operazione Malefix, sono riusciti a ricostruire il tentativo di scissione della famiglia facente capo a Luigi Molinetti dalla casa madre dei De Stefano, storicamente egemone anche nel centro di Reggio Calabria. La volontà di Gino Molinetti e dei figli di rendersi autonomi, secondo quanto emerso dalle indagini, nasceva dal malcontento del gruppo per l'iniqua spartizione dei proventi estorsivi, il mancato riconoscimento di avanzamenti gerarchici nell'organizzazione, la mancata elargizione di prebende che pretendevano in virtù degli anni di fedeltà e dedizione alla cosca, e nell'avversione alle pretese espansionistiche dei Molinetti sul locale di Gallico. Il timore che i dissidi potessero degenerare in una scissione dagli esiti incerti e pericolosi, secondo le indagini della Squadra mobile reggina e dello Sco, ha indotto i fratelli Carmine e Giorgio De Stefano ad investire della questione Alfonso Molinetti, fratello di Luigi, ritenuto uno dei loro alleati più fedeli. L'inchiesta della Dda reggina ha anche portato alla luce i forti attriti tra le cosche De Stefano-Tegano e Libri. Dalle indagini, infatti, è emerso che ciascun gruppo raccoglieva le estorsioni secondo prassi che non tenevano conto degli accordi in base ai quali i proventi dovevano essere divisi tra le cosche di riferimento sul territorio. Antonio Libri, che per gli investigatori aveva assunto le redini dell'omonima cosca dopo l'arresto dei capi, aveva saputo che in occasione delle festività natalizie del 2017 era stata raccolta da Carmine e Giorgio De Stefano una consistente somma di denaro, nell'ordine di alcune migliaia di euro, senza che nulla venisse corrisposto ai Libri. L'episodio riguardava un noto imprenditore della ristorazione, titolare anche di alcuni locali di intrattenimento. Antonio Libri aveva quindi informato Orazio Maria De Stefano, esponente di vertice dell'omonima famiglia, ed altri esponenti dei Tegano, organizzando con alcuni di loro un summit per definire nuove e congiunte modalità estorsive e la formazione di un gruppo misto costituito da appartenenti alle due distinte consorterie - una sorta di commissione tecnica - con l'obiettivo di evitare sovrapposizioni e fraintendimenti e provvedere ad un efficiente sistema di rastrellamento estorsivo lungo tutto l'asse del centro cittadino di Reggio Calabria, organizzando anche l'imposizione intimidatoria delle assunzioni da parte dei gestori di attività.

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