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      Amministrazione giudiziaria per 2 società, indagati vicesindaco Reggio e ass. Regione

       

       

      Amministrazione giudiziaria Avr-Ase, indagati vicesindaco Reggio e ass. Regione

      09 giu 20 Tredici persone sono indagate nell'inchiesta della Dda che ha portato all'amministrazione giudiziaria due società. Tra loro 8 amministratori del Comune di Reggio Calabria, del Consiglio comunale, della Città Metropolitana, del Consiglio regionale ed ex Provinciale e del Comune di Taurianova ai quali sono contestati reati contro la Pa per indebite pressioni per l'assunzione di personale segnalato. Tra loro l'assessore regionale Domenica Catalfamo - coinvolta come ex dirigente del Comune di Reggio - ed il vicesindaco di Reggio Armando Neri. Ai 13 indagati, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria coadiuvati dal Reparto operativo Carabinieri per la Tutela Ambientale di Roma, hanno notificato un avviso di conclusione indagini emesso dalla Dda reggina. Tra gli indagati figurano anche due dipendenti della società sotto inchiesta, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. Tra gli amministratori pubblici, oltre a Catalfamo - all'epoca dei fatti dirigente del settore viabilità del Comune di Reggio Calabria - e Neri, sono indagati l'ex consigliere regionale Giovanni Nucera, l'assessore comunale di Reggio Calabria Giovanni Muraca, i consiglieri comunali di Reggio Filippo Quartuccio, Rocco Albanese, Antonino Castorina, Fabio Scionti, ex sindaco di Taurianova, comune sciolto nel dicembre scorso dopo le dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali. Sono variamente indagati, in concorso con l'Amministratore delegato si un delle società e due responsabili della stessa società per avere esercitato indebite pressioni per ottenere l'assunzione di personale segnalato, ovvero per avere posto in essere atti di corruzione allo scopo di agevolare la società nei rapporti con la Pubblica amministrazione al fine di ricevere indebite utilità.

      In intercettazioni anche raccomandazioni

      Dalle conversazioni intercettate nel corso dell'inchiesta "Helios" della Dda di Reggio Calabria "viene inequivocabilmente confermata la volontà dei rappresentanti della società sotto inchiesta di accontentare gli esponenti delle cosche locali. Peraltro ciò avveniva anche a discapito di un soggetto, il quale non era un quisque de populo in quanto indicato in altra conversazione quale soggetto raccomandato da un politico". Lo scrivono i giudici del Tribunale di Reggio Calabria - Sezione misure di prevenzione nel decreto con cui hanno disposto l'amministrazione giudiziaria per la società. Politico che i carabinieri, coordinati dalla Dda reggina, hanno identificato nel deputato di Forza Italia Francesco Cannizzaro, all'epoca dei fatti assessore del Comune di Santo Stefano d'Aspromonte, cugino di Domenica Catalfamo, assessore regionale ai Lavori pubblici indagati in qualità di ex dirigente del Comune di Reggio Calabria. Cannizzaro, che non è indagato, secondo quanto emerso dalle intercettazioni di terze persone, avrebbe raccomandato un altro imprenditore, invece escluso. Nella stessa intercettazione viene citato anche il nome di Antonio Caridi, all'epoca senatore, attualmente imputato nel procedimento Gotha perché ritenuto in un ruolo apicale nella ndrangheta reggina.

      I provvedimenti sono stati emessi dal Tribunale di Reggio Calabria - Sezione misure di prevenzione ed eseguiti dai carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria coadiuvati dal Reparto operativo Carabinieri per la Tutela Ambientale di Roma. Dalle indagini, coordinate dalla Dda reggina, secondo l'accusa è emerso che l'espansione territoriale della società sotto inchiesta è stata determinata dalla permeabilità aziendale agli interessi mafiosi ed a quelli della cosiddetta "cattiva politica". Un'attitudine che per gli investigatori rendeva la società "perfettamente consonante" agli interessi criminali, divenendo "perfettamente funzionale" alla prosecuzione e all'espansione dei sistemi di potere che governano il territorio. Il polo imprenditoriale oggetto della misura di prevenzione è attivo a Reggio Calabria nei settori del ciclo integrato dei rifiuti per il comune di Reggio Calabria e di diversi comuni della provincia, con la raccolta porta a porta, il trasporto, il trattamento, il recupero dei rifiuti e la pulizia del suolo; la gestione della rete stradale della Città Metropolitana di Reggio Calabria; l'appalto per la strada "Gallico - Gambarie", particolarmente importante per le ricadute turistiche sul territorio reggino. Per il Tribunale, le indagini della Dda hanno fatto emergere la sussistenza rapporti di stabile ed oggettiva agevolazione tra l'esercizio delle attività economiche della società sotto inchiesta ed imprenditori appartenenti o collegati alle cosche della 'ndrangheta collusi. Secondo l'accusa è stato accertato, in particolare, che imprese riferibili a cosche operanti nei mandamenti Tirrenico e Ionico sono state, reiteratamente e colpevolmente, agevolate con l'affidamento e l'esecuzione di opere nel settore edile e manutentivo. Anche riguardo al ciclo dei rifiuti e della pulizia del suolo è stata riconosciuta dal Tribunale, spiegano gli investigatori, l'agevolazione degli interessi di alcune storiche cosche egemoni in città ed inserite tradizionalmente in questo segmento economico. In questo contesto un ulteriore elemento di condizionamento dell'attività della società in oggetto, secondo i carabinieri, è riconducibile non direttamente all'infiltrazione mafiosa bensì all'instaurazione di rapporti di scambio con amministratori pubblici infedeli, funzionali, da un lato, ad assicurare a loro utilità ed interessi privati, compresa l'acquisizione del consenso elettorale mediante la prassi delle richieste di assunzione e di gestione clientelare delle politiche aziendali, e dall'altro ad assicurare alla società un ampliamento dei profitti attraverso l'allentamento dei controlli sul suo operato.

      Le due società con sede a Roma, sono state sottoposte ad amministrazione giudiziaria, e la Hidro Geologic Line a controllo giudiziario nell'inchiesta della Dda di Reggio Calabria. I provvedimenti sono stati eseguiti dai carabinieri. La società avrebbe avuto rapporti con imprenditori intranei o comunque collegati con cosche di 'ndrangheta e con amministratori pubblici in un contesto di relazioni di scambio. La socità in questione è capofila di un polo imprenditoriale con 34 tra sedi, impianti e distaccamenti, un volume di affari di 200 milioni e 2.500 dipendenti.

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