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      Scajola condannato dal Tribunale di Reggio a 2 anni di reclusione

       

       

      Scajola condannato dal Tribunale di Reggio a 2 anni di reclusione

      24 gen 20 Due anni di reclusione, con pena sospesa. É la sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di Claudio Scajola, ex ministro dell'Interno ed attuale sindaco di Imperia, riconosciuto colpevole del reato di procurata inosservanza della pena in favore dell'ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, che deve scontare una condanna a tre anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa ed é latitante a Dubai. Con Scajola per lo stesso reato è stata condannata a un anno Chiara Rizzo, moglie di Matacena. Assolti, invece, Maria Grazia Fiordaliso e Martino Politi, ex collaboratori della famiglia Matacena. La sentenza del Tribunale ridimensiona le richieste del pubblico ministero, Giuseppe Lombardo, che aveva chiesto quattro anni e sei mesi per Scajola, undici anni e sei mesi per Chiara Rizzo e sette anni e sei mesi per Maria Grazia Fiordaliso e Politi. Per tutti gli imputati i giudici hanno escluso l'aggravante mafiosa e per Fiordaliso e Politi anche l'accusa di complicità nella fuga di Matacena dal principato di Monaco, dove risiedeva da tempo, per rifugiarsi a Dubai. Claudio Scajola era stato arrestato il 7 maggio del 2014 ed era rimasto detenuto in carcere per 34 giorni, prima di essere assegnato ai domiciliari. Il processo, scaturito dall'operazione "Breakfast" eseguita dalla Dia di Reggio Calabria, è andato avanti per oltre cinque anni, con la celebrazione di oltre cento udienze, in una delle quali testimoniò anche Silvio Berlusconi. Tutto ebbe inizio con la condanna definitiva, risalente al mese di giugno del 2013, di Amedeo Matacena, rampollo di una nota famiglia di armatori di origine napoletana, cofondatori della società 'Caronte&Tourist', monopolista da oltre 50 anni del servizio di traghettamento nello Stretto di Messina, accusato di avere favorito le cosche di 'ndrangheta di Reggio Calabria. La sentenza non potè essere eseguita, con l'arresto di Matacena, perché l'ex parlamentare, come ha sostenuto la pubblica accusa, con la complicità di Claudio Scajola, allora ministro dell'Interno e plenipotenziario di Forza Italia, s'imbarcò su un aereo e raggiunse le Seychelles. Da lì, dopo alcuni mesi, Matacena si spostò a Dubai, con l'intenzione di raggiungere definitivamente il Libano, grazie anche alle complicità dell'imprenditore calabrese Vincenzo Speziali. A Dubai, però, Matacena venne identificato e fermato appena sceso dall'aereo da personale dei servizi di sicurezza, che gli notificarono la sentenza di condanna, ritirandogli il passaporto in attesa dell'estradizione verso l'Italia, che però non é mai arrivata. "Speravo - ha detto Claudio Scajola commentando la sentenza - che la mia vicenda si risolvesse già con il primo grado di giudizio, ma va bene così. Soprattutto considerando le richieste che erano state fatte dal pubblico ministero. Voglio ribadire, ancora una volta, di avere tenuto, da ministro dell'Interno, un corretto atteggiamento istituzionale contattando solo livelli istituzionali esteri e non per aiutare Matacena, ma sua moglie, una donna in gravi difficoltà".

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