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      Operazione DDA a Cosenza, decapitate cosche della città, 18 arresti, convolto agente

       

      Mini rissa all'uscita degli arrestati

       

      Operazione DDA a Cosenza, decapitate cosche della città, 18 arresti, coinvolto agente

      13 dic 19 Un'operazione di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza è stata portata a termine per un provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro nei confronti di 18 soggetti appartenenti ai due principali clan di 'ndrangheta operanti a Cosenza. Per gli investigatori sono stati decapitati i vertici delle due cosche. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di omicidio, estorsione tentata e consumata, porto e detenzione abusivi di arma, ricettazione, spaccio di droga, usura e lesioni, tutti aggravati dalle modalità mafiose.

      Braglia

      --- Video Operazione DDA a Cosenza (VIDEO)

      Fermati: Luigi Abbruzzese, Marco Abbruzzese, Nicola Abbruzzese, Antonio Abbruzzese, Francesco Abbruzzese detto "brezza", Adamo Attento, Claudio Aluschi, Antonio Bevilacqua, Francesco Casella, Domenico Celebre, Antonio Colasuonno, Andrea D'Elia, Carlo Drago, Giovanni Drago, Pasquale Germano, Andrea Greco, Silvia Guido, Antonio Marotta, Danilo Turboli, Alberto Turboli.

      Aggredito un poliziotto

      All'uscita dalla Questura dei fermati momenti di panico perchè un parente di uno degli arrestati ha aggredito con un poliziotto che proteggeva l'uscita degli arrestati per poi buttarsi sull'auto in cui era il parente, forse per tentare di fare qualcosa. Si tratta del figlio minorenne di uno dei fermati. Il giovane è stato subito bloccato e portato in Questura con l'accusa di aggressione e resistenza a pubblico ufficiale. La sua posizione è ora al vaglio della Procura per i minori di Catanzaro. Gli agenti hanno riportato subito la calma.

      Coinvolto agente.

      Coinvolto anche un poliziotto in servizio alla Questura di Cosenza. Si tratta dell'assistente capo Dario Brancaleone. E' indagato per rivelazione di segreto investigativo ed è stato smascherato dai suoi stessi colleghi. Avrebbe rivelato all'ex componente del clan degli zingari, Celestino Abbruzzese, detto "micetto", ora collaboratore di giustizia, notizie sul pentimento del trafficante di droga Marco Paura, operante nel centro storico di Cosenza.

      Gratteri: Cittadini possono credere in noi

      "La collettività può continuare a credere in noi, oggi le forze dell'ordine hanno lavorato come un unico corpo, un'unica polizia giudiziaria coordinata da un'unica Procura". Lo ha ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri nel corso della conferenza stampa per l'operazione "Testa di serpente" che ha decapitato due cosche della 'ndrangheta di Cosenza. Il procuratore, nel corso dell'incontro con i giornalisti, ha messo in evidenza che nessuno è sfuggito al fermo sottolineando il lavoro compatto e fedele condotto di Carabinieri, Polizia e Guardia di finanza. "Sono state azzerate - ha aggiunto Gratteri - le fughe di notizie. Questa settimana 300 persone, usurati, estorti, hanno chiesto di parlare con me". "Le estorsioni erano diffuse a macchia d'olio su tutta Cosenza - ha detto l'aggiunto Vincenzo Capomolla - Un modus operandi per mantenere il controllo del territorio e per infiltrarsi nelle attività economiche della città, oltre che per alimentare la bacinella comune". "In Calabria - ha detto il comandante regionale della Guardia di Finanza, gen. Fabio Contini - stiamo investendo molto per estirpare la malapianta". "C'è piena consapevolezza - ha aggiunto il gen. Alessandro Barbera, dirigente dello Scico - che in Calabria le cose devono cambiare". La Squadra Mobile di Cosenza ha ricostruito il coinvolgimento di Luigi e Marco Abbruzzese, implicati anche nell'occultamento del cadavere di Luca Bruni, come ha spiegato il dirigente della Squadra Mobile Fabio Catalano. Le estorsioni, hanno messo in evidenza il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, col. Piero Sutera, e il comandante del Nucleo Operativo, ten. col. Raffaele Giovinazzo, stavano schiacciando il capoluogo bruzio non solo con pressanti richieste di denaro - anche 500 euro al mese - ma attraverso la violenza fatta di aggressioni, intimidazioni con bottiglie piene di benzina, proiettili davanti alle saracinesche dei negozi e telefonate minatorie che partivano dalle cabine telefoniche".

      Contestate anche usura e estorsione

      E' stata denominata "Testa di serpente" l'operazione interforze di Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, coordinata dalla Dda di Catanzaro, che ha portato all'esecuzione di 18 fermi. I destinatari dei provvedimenti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di omicidio, estorsione (tentata e consumata) nei confronti di numerosi titolari di attività commerciali ed imprenditoriali del cosentino, porto e detenzione illegali di armi anche da guerra, stupefacenti, usura in danno di imprenditori che versavano in stato di bisogno e lesioni. Si tratta di condotte tutte poste in essere dagli indagati avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento ed omertà delle vittime allo scopo di favorire le cosche "Lanzino-Rua'-Patitucci" e quella degli "Zingari" riferibile alla famiglia Abbruzzese alias Banana.

      Contestato omicidio Luca Bruni

      E' l'omicidio di Luca Bruni, il presunto boss della 'ndrangheta cosentina scomparso il 3 gennaio 2012 ed il cui cadavere è stato trovato nel dicembre 2014, il delitto contestato ad alcune delle 18 persone fermate stamani nel corso dell'operazione interforze coordinata dalla Dda di Catanzaro contro boss e gregari delle due principali cosche di di Cosenza. Si tratta dei cosiddetti "italiani" e "zingari". Bruni, secondo gli investigatori aveva assunto un ruolo di vertice all'interno del proprio gruppo dopo la morte del fratello Michele, e stava tentando di organizzarsi per ampliare il raggio d'azione della propria cosca. Un tentativo che sarebbe stato in contrasto con gli accordi già stabiliti da un "patto" esistente tra "italiani" e "zingari". Nel corso delle indagini, gli investigatori della squadra mobile, del Nucleo operativo dei carabinieri e della Guardia di finanza di Cosenza avrebbero accertato numerosi casi di estorsione. Inoltre le cosche avrebbero avuto la disponibilità di armi alcune delle quali sequestrate nel corso delle indagini.

      Se non fermano Gratteri li piglia a tutti

      "Questo se non lo fermano li piglia a tutti". Così i fratelli Antonio e Natale Ribecco commentano il lavoro del procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri. Antonio Ribecco, arrestato ieri nel corso dell'operazione "Infectio" con l'accusa di essere il referente della cosca di San Leonardo di Cutro a Perugia aggiunge: "Li piglia a tutti però .. però quattro o cinque anni fa .. l'hanno fallito ..". "Stava andando a Crotone .. per lui avevano trovato pure i cosi .. o si sono spaventati ..", racconta l'indagato riferendosi, secondo quanto si legge nella richiesta di misure cautelari, a un attentato fallito ai danni del magistrato. L'intercettazione risale al 27 maggio 2017. Gratteri era diventato da un anno procuratore di Catanzaro dopo essere stato aggiunto a Reggio Calabria. I Ribecco stavano discutendo circa gli arresti delle operazioni "Borderland" e "Jonny" commentando che "a tutti ha messo in galera". "È stato in America, le indagini sono partite da lì, dall'America .. per andare in Colombia .. ma perché li hanno presi a tutti di quelle zone di Reggio Calabria, tutti lui li ha fatti prendere .. Gratteri. E adesso è passato dalle parti di Crotone .. di Catanzaro".

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