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      Truffe ai danni di Inps e Arcea, arrestati 11 tra imprenditori e commercialisti

       

       

      Truffe ai danni di Inps e Arcea, arrestati 11 tra imprenditori e commercialisti

      28 nov 18 I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Crotone, coordinati dalla Procura della Repubblica, stanno eseguendo una vasta operazione di polizia giudiziaria nell'ambito della tutela della spesa pubblica e del contrasto alle frodi in materia previdenziale. Sono in esecuzione, secondo quanto é detto in una nota stampa della Guardia di finanza, "numerosi arresti nei confronti di imprenditori e professionisti". Sono undici complessivamente, tra imprenditori, commercialisti e impiegati di centri di assistenza fiscale, le persone destinatarie di misure cautelari nell'ambito dell'operazione denominata "Vaso di Pandora" eseguita dalla Guardia di finanza di Crotone per una serie di truffe nei confronti di Inps ed Arcea. Nove sono gli arrestati: cinque in carcere e quattro ai domiciliari. Per altre due persone è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L'ordinanza emessa dal gip di Crotone, Michele Ciociola, ha accolto le richieste avanzate dalla Procura crotonese la cui indagine, condotta dal procuratore Giuseppe Capoccia e dal sostituto Alfredo Manca, coinvolge in tutto 42 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata alla truffa.

      É accusata di avere percepito indebitamente, dal 2012 ad oggi, oltre 4 milioni di euro dall'Inps e 850 mila euro dall'Arcea, l'Agenzia della Regione Calabria per le erogazioni in agricoltura (Arcea), l'organizzazione criminale smantellata a Crotone dalla Guardia di finanza nell'ambito dell'operazione denominata "Vaso di Pandora". Tra le cinque persone per le quali é stata disposta la custodia cautelare in carcere ci sono due commercialisti, Emanuele Chiriaco, di 44 anni, e Donato Alfonso Proietto, di 49, e tre imprenditori, i fratelli Cesare ed Antonio Cosentino, di 35 e 33 anni, e Cesarina Muto, di 55. Antonio Cosentino e Cesarina Muto, in particolare, sono i titolari della tipografia utilizzata per la stampa dei falsi documenti utilizzati per ottenere i contributi. Gli arresti domiciliari sono stati disposti per Alessandro Bianco, di 37 anni, e Giorgio Marino, di 60, impiegati di un Centro di assistenza agricola, e per gli imprenditori Egidio Zoffreo, di 46, e Fabiola Riolo, di 39. Obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria sono stati notificati agli imprenditori Giuseppe Garofalo, di 45, e Felice Mesuraca, di 61. Organizzatori dell'associazione per delinquere sarebbero stati, secondo l'accusa, Chiriaco, Proietto, Cesare Cosentino e Cesarina Muto, mentre gli altri destinatari delle misure cautelari sarebbero stati soltanto partecipi. I componenti del sodalizio criminale, secondo quanto é emerso dalle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Crotone, avrebbero agito sia mediante la presentazione di dichiarazioni di assunzione di manodopera grazie alle quali centinaia di falsi lavoratori dei settori edile e agricolo avrebbero percepito indebitamente le indennità di disoccupazione e di maternità, sia con la presentazione all'Arcea di "domande uniche di pagamento" basate su false documentazioni.

      "Questa é un'indagine che è riuscita a scoprire l'associazione a delinquere che sta dietro ad un fenomeno endemico come quello delle truffe all'Inps". Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia, incontrando i giornalisti sull'operazione "Vaso di Pandora" eseguita dalla Guardia di finanza che ha portato all'arresto di 11 persone con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe ai danni dell'Inps e dell'Arcea, l'agenzia della Regione Calabria per le erogazioni in agricoltura. "E' stato un lavoro impegnativo - ha aggiunto il procuratore Capoccia - perché con la Guardia di Finanza abbiamo messo insieme una quantità di dati incredibile ed esaminato le posizioni di 700 persone verificando che erano certamente fasulle. Il dato emerso è che l'intero sistema era gestito da una centrale che produceva posizioni fittizie ottenendo finanche, grazie a false documentazioni, i codici fiscali di persone inesistenti". Il sistema truffaldino realizzato prevedeva impieghi fittizi sia per persone reali che per soggetti inesistenti al fine di ottenere, soprattutto nei settori dell'edilizia, dell'agricoltura e dei servizi, le indennità di disoccupazione. Chi gestiva le procedure aveva il suo "ritorno" economico incassando una percentuale, che poteva arrivare anche al 50%, delle indennità assistenziali dei suoi "clienti" e arrivava a guadagnare anche il 100 per cento sulle posizioni fittizie. "Le cifre ottenute - ha spiegato Capoccia - non erano enormi, ma era vastissima la platea di chi le otteneva". "Siamo di fronte - ha detto il colonnello Emilio Fiora, comandante provinciale di Crotone della Guardia di finanza - a reati vergognosi che privano il territorio di soldi pubblici che avrebbero potuto essere usati usati legittimamente. É un fenomeno diffuso in tutta Italia, ma qui a Crotone fa più male perché se le risorse pubbliche vengono drenate in questo modo non vanno a chi ne ha realmente bisogno".

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