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      Blitz dei CC di Vibo contro cosche Soriano e Mancuso, 8 arresti

       

       

      Blitz dei CC di Vibo contro cosche Soriano e Mancuso, 8 arresti

      08 mar 18 E' stata portata a termine, dalle prime luci dell’alba, l’operazione antimafia “Nemea” dei carabinieri del comando provinciale carabinieri di Vibo Valentia che hanno eseguito dei provvedimenti di fermo emessi nei confronti di 8 persone tra i quali esponenti apicali del clan Soriano di Filandari e alcuni esponenti della famiglia Mancuso. Le indagini sono state condotte dai carabinieri del Reparto Operativo del comando provinciale di Vibo Valentia e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Tra i reati contestati ai personaggi di spicco dei due clan finiti nel mirino della Distrettuale ci sono estorsione e detenzione di armi, con l’aggravante delle finalità mafiose.

      In manette sono finiti Leone Soriano, 52enne di Pizzini di Filandari ed Emanuele Mancuso, 30 anni, di Nicotera, figlio del boss di Limbadi Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”. Arrestati anche Graziella Silipigni, 47 anni, di Pizzinni di Filandari, moglie del defunto Roberto Soriano (fratello di Leone); Giuseppe Soriano, 27 anni, di Pizzinni di Filandari (figlio della Silipigni); Giacomo Cichello, 31 anni, di Filandari, macellaio; Francesco Parrotta, 35 anni, di Filandari; Caterina Soriano, 28 anni, di Pizzinni di Filandari (figlia di Graziella Silipigni); Luca Ciconte, 26 anni, di Sorianello, di fatto domiciliato a Pizzinni di Filandari.

      Le indagini sono partite a risposta della forte recrudescenza criminale registrata dopo la scarcerazione del pluripregiudicato Leone Soriano, vertice dell’organizzazione e detenuto sino allo scorso settembre. Nel territorio dei Comuni di Filandari e Ionadi, negli ultimi mesi sono stati perpetrati una serie ininterrotta di danneggiamenti mediante esplosione di colpi d’arma da fuoco e il lancio di una bomba artigianale nonché l’incendio di mezzi industriali e autovetture private. Di particolare rilevanza la ripresa di atti minatori e danneggiamenti nei confronti di un noto imprenditore della provincia, già vittima in passato di altre intimidazioni. L’azione criminale dei Soriano si era concretizzata in un’escalation di atti intimidatori sino a giungere alla pianificazione di un attentato alla locale caserma dei Carabinieri mediante l’esplosione di colpi d’arma da fuoco o il lancio di un ordigno esplosivo. Nel mirino del clan era finito il comandante della Stazione dei carabinieri di Filandari, Salvatore Todaro. Il maresciallo sarebbe stato prima insultato con pesanti lettere inviate dal capocosca Leone Soriano, quindi puntato per aver compiuto diverse attività investigative poi sfociate nell’operazione antimafia “Ragno” del 2011. La sequenza degli atti intimidatori rientrava in una strategia di riappropriazione del territorio nell’ambito della quale è emerso il proposito di un agguato nei riguardi del capocosca rivale, il pluripregiudicato Giuseppe Antonio Accorinti di Zungri, comune in provincia di Vibo Valentia. L’operazione segue direttamente l’arresto operato sempre dai Carabinieri, già un mese fa, di Giuseppe Soriano, nipote di Leone, trovato in possesso di un ingente quantitativo di stupefacente e di munizioni, nonché il ritrovamento, lo scorso anno, di un piccolo arsenale di kalashnikov, pistole e bombe a mano. Tra i 7 colpiti dal provvedimento vi è anche un esponente di spicco della famiglia ‘ndranghetista “Mancuso” di Limbadi, il quale ha partecipato e fornito supporto per la commissione dei gravi reati accertati ed anche il furto in danno di una gioielleria di Nicotera avvenuto lo scorso gennaio.

      Avrebbero progettato anche un attentato contro la caserma dei carabinieri di Filandari le otto persone, sette libere ed una già detenuta, nei confronti delle quali i carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia e della Compagnia cittadina hanno eseguito, nell'ambito dell'operazione "Nemea", i provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Catanzaro. Gli stessi fermati, inoltre, avrebbero anche organizzato un'azione criminale contro il sottufficiale dei carabinieri comandante della stessa Stazione di Filandari. Le persone coinvolte nell'operazione sono considerate esponenti apicali della cosca dei Soriano, il cui presunto capo, Leone Soriano, di 52 anni, libero dallo scorso mese di settembre dopo avere scontato una condanna per estorsione, é tra le persone che sono state fermate. Le indagini che hanno portato ai fermi, secondo quanto riferito dagli investigatori, sono state avviate a seguito della forte recrudescenza criminale che era stata registrata in una vasta area del vibonese dopo la scarcerazione di Leone Soriano. Tra l'altro c'era stata un'escalation di intimidazioni ai danni di un imprenditore già vittima in passato di azioni dello stesso tipo. La cosca Soriano avrebbe anche progettato un agguato ai danni del capo della cosca rivale, Giuseppe Antonio Accorinti. "Era importante - ha detto, incontrando i giornalisti, il Procuratore antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri - mettere un punto fermo a questa recrudescenza criminale nel territorio in cui operavano i Soriano perché abbiamo visto che i fermati di questa notte avevano iniziato a perdere il controllo mettendosi in testa di fare un attentato alla caserma dei carabinieri di Filandari e al comandante della stessa Stazione e questo ci ha allarmati e indotti a dare una risposta immediata. Si sappia che, ogniqualvolta si tocca un carabiniere, dietro di lui ci sono migliaia di colleghi e centinaia di magistrati. Non devono pensare nemmeno nel subconscio di toccare un magistrato, un giornalista, un avvocato, un esponente delle forze dell'ordine perché questi faranno muro. Saremo sempre più concentrati e determinati ad indagare sul territorio di Vibo Valentia, una tra le zone con la più elevata densità mafiosa in Italia e che rappresenta per noi per noi una priorità". Il Procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri, ha fatto riferimento, in particolare, a Leone Soriano, sottolineando il fatto che é stato dopo la sua scarcerazione che "la cosca ha registrato una reviviscenza, con intimidazioni e tentativi di estorsione ai danni di imprenditori ed un'intensificazione dello spaccio di droga e del traffico di armi e materiale esplodente".

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