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      Sgominata dalla Ps la banda che assaltò caveau Sicurtransport a Catanzaro

       

       

      Sgominata dalla Ps la banda che assaltò caveau Sicurtransport a Catanzaro

      20 apr 18 La Polizia di Stato ha arrestato questa mattina a Catanzaro i componenti di un gruppo criminale responsabile della rapina compiuta nel dicembre 2016 al caveau dell'istituto di vigilanza Sicurtransport. La rapina, messa in atto con metodi paramilitari e l'uso di mitra e sofisticate apparecchiature elettroniche, fruttò oltre 8 milioni di euro. L'assalto suscitò particolare allarme in quanto gli esecutori sfondarono con un potente mezzo cingolato i muri corazzati del caveau e bloccarono le strade di accesso incendiando 11 auto poste a sbarramento. Agli arrestati è stata contestata l'aggravante della metodologia mafiosa. Secondo quanto emerso dalle indagini, infatti, una parte dei proventi è stata corrisposta alle famiglie di 'ndrangheta che hanno influenza sulla zona.Le indagini sono state coordinate dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro che si è avvalsa delle attività investigative condotte dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e dai poliziotti delle Squadre Mobili di Catanzaro e Foggia.  

      In manette: 1. AMMIRATO Cesare, nato il 1.10.1948 a Catanzaro, 2. MANCINO Mario, nato il 23.11.1976 a Cerignola, 3. MANNOLO Dante, nato il 24.12.1979 a Cutro (KR), 4. MORRA Alessandro, nato il 14.1.1981 a Cerignola (FG), 5. PASSALACQUA Giovanni, nato il 14.9.1965 a Catanzaro, 6. PASSALACQUA Leonardo, nato il 12.11.1973 a Catanzaro, 7. PAZIENZA Pasquale, nato il 15.7.1969 a Bitonto (BA), 8. TASSONE Massimiliano, nato il 14.12.1968 a Pavia, 9. URSO Nilo, nato il 29.11.1976 a Rossano (CS).

      Cosche autorizzarono colpo. "Un assalto paramilitare portato a termine dalla criminalità foggiana specializzata in questo tipo di rapine con l'appoggio di basisti locali e il beneplacito di chi questo territorio controlla e comanda". Così il questore di Catanzaro Amalia Di Ruocco ha sintetizzato le indagini sul colpo al caveau dell'istituto di vigilanza "Sicurtransport" di Catanzaro. Sette i fermi eseguiti oggi dalle Squadre mobili di Catanzaro e Foggia sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Lo stesso magistrato, durante la conferenza stampa, ha spiegato di essere rimasto "colpito da quell'episodio tanto violento e cruento. Non era affatto facile - ha aggiunto - eppure è stata realizzata un'indagine da studiare nelle scuole di polizia giudiziaria che ha individuato gli specialisti che già avevano fatto colpi simili in altre parti d'Italia e il ruolo di Giovanni Passalacqua esponente della criminalità rom catanzarese. Questa inchiesta conferma per l'ennesima volta che i cosiddetti zingari hanno ormai compiuto da tempo un salto di qualità nell'attività criminale. Passalacqua infatti per mesi tiene le fila di tutto il progetto e pianifica ogni singola operazione". Un dato sottolineato anche dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto che ha svelato come le cosche crotonesi abbiano "autorizzato il colpo". I clan hanno ricevuto in cambio parte dei profitti. A raccontarlo agli inquirenti è stata una nuova collaboratrice di giustizia, Annamaria Cerminara moglie di Passalacqua. La donna solo poche settimane fa si è rivolta alla polizia temendo per la sua vita dopo essere stata accusata di aver rubato parte del bottino. Sarebbe stato proprio il marito a progettare la rapina con la complicità del responsabile della sicurezza di Sicurtransport per la Calabria Massimiliano Tassone e a rivolgersi poi agli specialisti foggiani. Il colpo, ha spiegato il capo della Mobile di Catanzaro Nino De Santis, sarebbe dovuto avvenire in estate. Ma alla questura di Reggio arrivò una segnalazione anonima che fece saltare i piani del gruppo. Del commando avrebbe dovuto far parte anche Vito De Biase che invece venne estromesso. L'uomo è stato assassinato nel gennaio scorso. Tra le persone finite in manette anche due insospettabili imprenditori Nilo Urso di Rossano e Cesare Ammirato di Catanzaro che dietro ricompensa avrebbe dato supporto logistico alla banda. Il capo della Mobile di Foggia Roberto Petitto, che ha collaborato alle indagine fin dalla notte della rapina, ha affermato che "il gruppo ha grande conoscenza delle tecniche militari, basti pensare che il colpo è stato portato a termine in appena 11 minuti". "È la prima volta che viene certificata la collaborazione tra clan calabresi e criminali foggiani" ha sostenuto il funzionario dello Sco Eugenio Masino. "Una banda - ha aggiunto - pericolosissima, capace di organizzare colpi non solo in Italia ma anche all'estero, in particolare in Germania".

      Dipendente fece da basista. La rapina alla società di trasporto valori Sicurtransport fu consumata secondo un pianificato studio delle zone dove è situato il caveau e con la complicità di un dipendente dell'Istituto, responsabile proprio della sicurezza del caveau, che fornì le informazioni preventive sull'esatto posto dove spaccare il muro in maniera da consentire ai banditi di realizzare il "colpo" nei tempi da loro contingentati.    Importanti per lo sviluppo dell'operazione "Keleos" sono state le dichiarazioni di una collaboratrice di giustizia, legata sentimentalmente ad uno degli organizzatori del colpo, che ha fornito agli investigatori della Polizia di Stato riscontri su fatti e circostanze relativi al suo compagno ed al ruolo primario che ha svolto nella vicenda.

      Collegamenti con mafia pugliese. Le indagini che hanno portato all'arresto degli autori dell'assalto al caveau di località Germaneto di Catanzaro, sono state condotte dai poliziotti delle Squadre Mobili di Foggia e Catanzaro e coordinato dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato ed hanno portato ad accertare uno stretto collegamento tra soggetti pugliesi della zona del cerignolano "specializzati nel settore" e basisti locali che hanno reso possibile l'evento delittuoso.    I calabresi coinvolti nella rapina, secondo l'accusa, si sono occupati in particolare di reperire le informazioni dal basista e di procurare le autovetture ed il mezzo cingolato utilizzati rispettivamente per il blocco delle strade e per la demolizione del muro di accesso al caveau oltre che della logistica finalizzata alla permanenza clandestina a Catanzaro del commando assaltatore composto dai malviventi pugliesi.

      Assalto in 12 minuti, bottino 8 milioni. Dieci, dodici minuti al massimo. Tanto durò, la sera del 4 dicembre 2016, l'assalto al caveau della società Sicurtransport in località Profeta nel comune di Caraffa, nel catanzarese, che fruttò un bottino di 8 milioni di euro. Un'azione condotta in stile paramilitare da almeno una quindicina di persone dotate di armi pesanti e strumenti tecnologici. La banda - sgominata dagli arresti effettuati stamani dalla polizia - arrivò nella sede della Sicurtransport con un camion con carrello, per il trasporto di una grossa ruspa con martello pneumatico e braccio di 3 metri. Prima di entrare in azione bloccarono tutte le strade di accesso con auto rubate messe di traverso e incendiate. Quindi staccarono una centralina inserendo un dispositivo per disturbare i ponti radio e isolando la zona telefonicamente. Solo allora entrò in azione la ruspa che sfondò il muro in cemento armato rinforzato con barre di acciaio del caveau. Fu un'azione rumorosa. Alcuni abitanti della zona parlarono di un botto e di rumori fortissimi che li indussero a barricarsi in casa e a chiamare le forze dell'ordine. E proprio l'intervento della polizia costrinse la banda a lasciare altri 40 milioni depositati nel caveau.

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