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      Boss Pelle arrestato in un blitz dalla PS a Condofuri

       

       

      Boss Pelle arrestato in un blitz dalla PS a Condofuri

      06 apr 18 Il boss latitante Giuseppe Pelle, considerato capo strategico e membro dei vertici della 'ndrangheta, è stato arrestato dalla polizia in un blitz scattato nella notte a Condofuri, in provincia di Reggio Calabria.    Pelle era nascosto in una abitazione isolata in una zona impervia alle porte del paese calabrese. Al blitz nelle campagne calabresi hanno partecipato una cinquantina di uomini della squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo della Polizia, coordinati dalla Dda reggina. I poliziotti hanno scovato il boss in un'abitazione completamente isolata in una contrada impervia nell'entroterra: non vi era alcuna strada per per accedervi e la casa era posizionata nei pressi del greto di un torrente. Quando è scattato il blitz, all'interno della casa c'erano oltre al boss altre persone, le cui posizioni sono ora al vaglio degli inquirenti. Nessuno di loro ha opposto resistenza.    Pelle, 58 anni e latitante dal 2016, è considerato dagli inquirenti elemento di spicco delle cosche di San Luca e facente parte della 'Provincia', uno degli organi di vertice della 'Ndrangheta.

      Già condannato per associazione. Giuseppe Pelle, il latitante arrestato all'alba dalla squadra mobile di Reggio Calabria e dallo Sco, era ricercato per associazione mafiosa ed estorsione.    L'uomo appartiene alla potente famiglia dei "Gambazza" di San Luca, un tempo guidata dal padre Antonio Pelle, elemento di vertice della 'ndrangheta fino alla sua morte, avvenuta nel 2009. Pelle è legato anche alla potente famiglia Barbaro di Platì guidata dal boss ora all'ergastolo Francesco Barbaro, detto u castanu, per averne sposato la figlia Marianna.    Giuseppe Pelle deve scontare una pena residua definitiva di 2 anni, 5 mesi e 20 giorni di reclusione per associazione mafiosa e tentata estorsione. Nel 2017, mentre era già latitante, nei suoi confronti è stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nell'ambito dell'inchiesta denominata "Mandamento Ionico", coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, per tentata estorsione e illecita concorrenza, aggravate dal metodo mafioso. In particolare è accusato di avere tentato di accaparrarsi i proventi derivanti dall'esecuzione di lavori pubblici in alcuni comuni della Locride tra i quali Siderno, Palizzi, Condofuri e Natile di Careri.

      A casa del boss la processione dei candidati alle regionali. La casa di Bovalino di Giuseppe Pelle, il latitante arrestato stamani dalla squadra mobile reggina e dallo Sco, era diventata meta di una vera e propria processione di candidati in cerca di sostegno alle elezioni regionali del 2010 in Calabria. La circostanza era emersa nell'operazione "Reale 3" che pochi mesi dopo quelle elezioni, nel dicembre 2010, aveva portato all'arresto di diverse persone tra le quali l'allora consigliere regionale del Pdl Santi Zappalà.    Gli incontri di Pelle con i candidati erano stati documentati nelle riprese effettuate dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria dopo l'arresto nel marzo del 2007, dopo dieci anni di latitanza, di Salvatore Pelle, fratello di Giuseppe. Intercettazioni e videoriprese che documentarono gli incontri tra Pelle ed alcuni candidati al Consiglio regionale si sarebbero intensificati nel periodo compreso tra l'agosto del 2009 ed il 21 aprile scorso. Incontri che testimoniano lo spessore criminale di Giuseppe Pelle ed il suo ruolo al vertice della 'ndrangheta unitaria.    Dalla stessa inchiesta emerse anche come il boss non volesse limitarsi a sostenere candidati al Consiglio regionale ma puntasse molto più in alto. In una intercettazione, infatti, Pelle delinea la sua strategia politico-elettorale che puntava anche alle elezioni politiche ed a suddividere i candidati "amici" su base territoriale sostenendone un ristretto numero per evitare la dispersione di voti. "La politica nostra - diceva - è sbagliata. Se noi eravamo una cosa più compatta dovevamo fare una cosa, quanti possono andare? Diciamo qua dalla ionica, quando raccogliete tutti i voti che avete, vanno tre persone. Altre tre vanno alla Piana e vanno già sei per il Consiglio regionale. La prossima volta quei sei, se si portavano bene andavano a Roma e andavano altri sei al posto di quelli".

      Da lui decisioni strategiche. "L'azione incessante dello Stato contro la 'ndrangheta non si arresta, su nessun livello. I latitanti sono coloro che occupano il territorio e la loro ricerca è fondamentale per liberare proprio il territorio". Così il procuratore facente funzioni di Reggio Calabria Gaetano Paci ha commentato l'arresto di Giuseppe Pelle.    "Nel caso specifico - ha aggiunto - è un arresto particolarmente importante perché Pelle faceva parte del livello che prendeva le decisioni strategiche della 'ndrangheta unitaria e da latitante continuava a svolgere questo ruolo. L'azione dello Stato, poi, si articola su tutti i fronti, da quello economico alle infiltrazioni negli apparati. L'azione della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria contro la 'ndrangheta è a 360 gradi"

      Pelle tra pochi ad avere ruolo strategico. "Giuseppe Pelle è una capo, non è e non sarà mai solo altissima manovalanza di 'ndrangheta. Non è certo l'unico che decide le sorti dell'organizzazione criminale nel mondo, ma è tra i pochi ad avere un ruolo di elevatissimo spessore, come risulta dalle sentenze che lo riguardano". Così il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, delinea la figura di Giuseppe Pelle, il latitante arrestato stamani dalla squadra mobile di Reggio Calabria e dallo Sco.    "Nel processo evolutivo del sistema criminale - prosegue Lombardo - è un'interfaccia importante tra le varie componenti. Uno che opera nella terra di mezzo, quella che consente a chi sta sopra di interagire con chi sta sotto. Ed a chi mi chiede chi conta di più rispondo che chi sta sopra decide le strategie, chi sta in mezzo le pianifica e le rende attuabili e chi sta sotto le esegue. Le tre componenti, unitariamente considerate, formano la attuale struttura della 'ndrangheta. Dico questo a favore di tutti quelli che hanno voglia di conoscere davvero tale evoluto fenomeno criminale, andando oltre la puzza di capra, che ha lo stesso peso di quella di formaggio presente nel covo di Bernardo Provenzano al momento del suo arresto. Le grandi mafie profumano di molto altro e credo che sia arrivato il momento di raccontarle fino in fondo, abbandonando definitivamente ricostruzioni parziali ed antistoriche".

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