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      Inchiesta sulle multe, rinviato a giudizio sindaco Catanzaro

       

       

      Inchiesta sulle multe, rinviato a giudizio sindaco Catanzaro

      25 set 17 Il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, di Forza Italia, é stato rinviato a giudizio dal Gup del capoluogo Giovanna Gioia a conclusione dell'udienza preliminare scaturita dall'inchiesta cosiddetta "Multopoli" sui presunti illeciti legati all'annullamento di contravvenzioni per violazioni del Codice della strada. Oltre che per Abramo il processo é stato disposto per il comandante ed il vicecomandante dei vigili urbani, Giuseppe Antonio Salerno e Salvatore Tarantino, per il consigliere regionale Domenico Tallini - imputato in qualità di ex consigliere comunale- e per altre trenta persone. Abramo e Tallini sono accusati di abuso d'ufficio, mentre alle altre persone coinvolte nell'inchiesta vengono contestati i reati di associazione per delinquere, truffa aggravata, abuso d'ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e falsità materiale commessa dal privato. L'unico indagato assolto é stato il vigile urbano Luciano Calabrese, processato col rito abbreviato. Tallini, oltre che per "Multopoli", é stato rinviato a giudizio insieme ad altre 23 persone anche per l'inchiesta denominata "Catanzaropoli" sui presunti illeciti riguardanti l'attività del Comune di Catanzaro. L'inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro che ha portato ai rinvii a giudizio era stata avviata dai pm Gerardo Dominijanni, oggi procuratore aggiunto a Reggio Calabria, e Graziella Viscomi.

      "Rispetto la decisione del Gup, ma tengo a ribadire che il mio operato è stato trasparente ed alla luce del sole , anche in occasione della partita Catanzaro-Ascoli". Lo ha detto, in una dichiarazione, il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, in relazione al suo rinvio a giudizio nell'inchiesta "Multopoli". "Rifarei tutto - ha aggiunto Abramo - perché continuo a ritenere ingiusto che le auto di alcuni tifosi, che non costituivano alcun intralcio alla circolazione, siano state multate, mentre era prassi consolidata, da decenni, consentire la sosta lungo viale Pio X in occasione delle partite di calcio. Sono convinto che in sede di giudizio sarà affermata la trasparenza del mio intervento, fatto, ripeto, alla luce del sole, con lettere ufficiali inviate al Comando della Polizia locale e agli stessi destinatari delle multe, molti dei quali non risiedono neanche a Catanzaro e che quindi non avrebbero potuto nemmeno votarmi. Ho ritenuto quelle multe una vera e propria ingiustizia nei confronti di gente che arriva a Catanzaro dalla provincia per sostenere la squadra di calcio e che si é trovata a dovere pagare, oltre al prezzo del biglietto, anche sanzioni amministrative". (

      "Sono abituato a non commentare i provvedimenti emessi dai giudici ma, in questa circostanza, tengo eccezionalmente a precisare quanto segue: è mio convincimento che questo atto di impulso processuale - tale è il decreto dispositivo del giudizio e nient'altro, tampoco un'affermazione di responsabilità - non doveva essere emesso nei riguardi della signora Stefania Lo Giudice". Lo afferma in una nota il legale dell'ex assessore comunale di Catanzaro Lo Giudice, avv. Nunzio Raimondi, in relazione al rinvio a giudizio disposto nei processi cosiddetti "Catanzaropoli" e "Multopoli". "Per quel che conta - prosegue il legale - confermo che dagli atti relativi ad entrambi i procedimenti penali in questione emerge la sua completa estraneità alle accuse mosse dall'Ufficio di Procura. Già da tempo ho denunziato pubblicamente, in convegni e scritti, la difficoltà nella quale molti di noi difensori tecnici, oltreché appassionati scrutatori della realtà del fatto e dell'uomo, veniamo a trovarci di fronte ad un certo modo, per così dire riduzionista, di considerare il filtro dell'udienza preliminare. All'esito di due processi nei quali si è proceduto, per così dire, ad un 'rinvio a giudizio in massa', desidero qui ed ora, confermare che tale modo di intendere ed interpretare l'udienza preliminare, pur nel pieno rispetto della decisione assunta nella specie dal giudicante, che personalmente stimo, non è costituzionalmente orientato, poiché la posizione dell'imputato nell'udienza preliminare, secondo l'insegnamento della Sovrana Corte, merita il medesimo dettagliato scrutinio (sia pure con parametri differenti di valutazione) assicurato all'imputato nel rito abbreviato, il quale, come è noto, obbliga il giudice dell'udienza preliminare a scrivere una sentenza, piuttosto che compilare un decreto". "E tali parametri - conclude Raimondi - non possono essere pretermessi se non si vuol produrre un inevitabile (e forse inutile) aggravio di lavoro per i giudici del dibattimento (a mio modo di vedere causa principale della lentezza nella trattazione dei processi) ed un supplemento, spesso non breve, di sofferenza (il processo è già una pena) per l'imputato".

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