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      Reggio festegga la Madonna della Consolazione, mons. Morosini condanna le ndrine

       

       

      Reggio festegga la Madonna della Consolazione, mons. Morosini condanna le ndrine

      12 set 17 E' un rito che si ripete ininterrottamente dal 1657, anno in cui i rappresentanti di tutte le classi sociali di Reggio Calabria sottoscrivono davanti al notaio Cristoforo Latella l'impegno dell'offerta annuale di un cero votivo alla Madonna della Consolazione, patrona della città. Ed anche stamani la Cattedrale del Duomo ha visto la presenza di migliaia di fedeli nella celebrazione della S.Messa, durante la quale l'Amministrazione guidata da Giuseppe Falcomatà ha offerto il cero votivo portato in chiesa da una drappello di vigili urbani in alta uniforme. Liturgia officiata da mons. Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo di Reggio-Bova. Falcomatà nel discorso di impegno davanti al clero ha ringraziato Morosini per "le parole non scontate di decisa condanna nei confronti della 'ndrangheta e, più in generale, dei comportamenti mafiosi e di quella finta e ipocrita 'religiosità mafiosa'. Questa nettezza di condanna traccia una rassicurante linea di demarcazione con certe connivenze del passato". Mons. Fiorini Morosini è stato affiancato nella celebrazione da mons. Francesco Milito arcivescovo di Oppido Palmi, mons. Vittorio Mondello arcivescovo emerito di Reggio-Bova, mons. Salvatore Nunnari, arcivescovo emerito di Cosenza-Bisignano, mons. Luigi Renzo vescovo di Mileto, mons. Santo Marcianò, ordinario militare per l'Italia. Il Sindaco di Reggio ha sottolineato la valenza reggina di una festa "in cui l'Amministrazione Comunale e metropolitana, accanto ad eventi di assoluto prestigio nazionale, hanno promosso la partecipazione di decine di artisti locali che, con amore, si sono donati agli applausi di reggini, di visitatori e di turisti. Identità - ha detto Falcomatà - che si accompagna ad un altro concetto, quello di appartenenza, intesa appunto come 'cosa che fa capo e si riferisce ad altra principale'. E la parte principale è la città. Oggi l'appartenenza deve significare l'unione tra persone semplici e di buona volontà. Soltanto attraverso questa comunione d'intenti possiamo rivendicare il diritto (dovere) di essere costruttori di speranza. Un lavoro che non può escludere nessuno perché nessuno, di fronte alle sofferenze di questa città, può girarsi dall'altro lato ritenendosi assolto". Il sindaco ha confermato l'attenzione verso i bisogni della città. "Non è sordo l'orecchio del Sindaco - ha detto - e dell'amministrazione comunale al grido di dolore che si leva da più fronti. Nessuno ci ha obbligato a fare i politici, ma se lo si fa lo si deve essere: e per esserlo bisogna avere, prima di tutto, cura del destino dei giovani. Molto è stato fatto e molto è in cantiere, altro è in avanzata fase di pianificazione. Ma non saremmo sinceri se non richiamassimo, quale influenzante dato di contesto storico, le stringenti condizioni e le limitazioni del bilancio comunale. Tuttavia con orgoglio, guardando indietro rivendichiamo i passi in avanti che sono stati fatti in questi anni". "L'invocazione dello scorso anno - ha ricordato Falcomatà - fu quella di renderci degni artefici della riconciliazione tra amministratori e amministrati. Oggi abbiamo la necessità di recuperare il coraggio, per provare a fare sogni più grandi rispetto a quelli fatti fino ad oggi, e allo stesso tempo, accompagnarli da una concretezza puntuale, esatta. E' questo il voto che anima, oggi, questo nostro cero: che il tempo della riconciliazione e della coesione sia seguito dal tempo del coraggio nell'affrontare il quotidiano e nel programmare il domani".

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