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      Cattura Morabito, a giorni l'estradizione per il re italiano dei narcos

       

       

      Cattura Morabito, a giorni l'estradizione per il re italiano dei narcos

      04 set 17 Partirà a breve, tramite il ministero della Giustizia, la richiesta di estradizione del boss della 'ndrangheta Rocco Morabito, catturato in Uruguay dopo 23 anni di latitanza. La traduzione delle sentenze e degli atti per presentare l'istanza - spiegano fonti del Ministero - è già iniziata e prenderà alcuni giorni, al termine dei quali la domanda per riportare in Italia Morabito sarà inoltrata. Deve scontare un cumulo pena di 30 anni di reclusione per associazione mafiosa e traffico internazionale di droga.

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      Rocco Morabito oggi dopo arresti

      A Milano consegnò valigia con quasi 3 mld di lire. Fu un'inchiesta milanese, coordinata all'epoca dal pm Laura Barbaini, ora alla Procura generale, a scoprire che Rocco Morabito, il super latitante di 'ndrangheta arrestato in Uruguay, consegnava valigette con miliardi e miliardi di lire ai narcos colombiani direttamente in piazza San Babila, nel centro di Milano. In un'occasione, in particolare, il 15 marzo del '94, gli investigatori fotografarono il boss in doppiopetto grigio, accompagnato dal cognato Domenico Mollica, mentre in uno di questi incontri teneva in mano una valigetta con dentro 2,9 miliardi di lire. Sulla base di questa inchiesta, che accertò come Rocco Morabito, che non aveva ancora 30 anni, passasse dagli incontri in San Babila e nella zona della Galleria Vittorio Emanuele a quelli nelle banche a Lugano, il boss è stato condannato nel '97 dalla Corte d'Appello milanese per associazione mafiosa e traffico di droga a 28 anni di carcere, poi confermati dalla Cassazione nel 2000 (l'ordine di esecuzione per i 30 anni da scontare, invece, è della magistratura di Reggio Calabria, perché è arrivata una condanna successiva). Rocco Morabito sfuggì all'arresto nel giorno del suo compleanno, il 13 ottobre del '94, quando 21 persone, invece, vennero portate in carcere per un traffico di droga e armi nell'ambito dell'inchiesta 'Fortaleza'. La Cassazione, poi, ha riconosciuto a suo carico anche il reato di associazione mafiosa con una sentenza che, seguendo la tesi del pm Barbaini, per la prima volta certificò la capacità della 'ndrangheta di mimetizzarsi in un tessuto sociale ed economico come quello milanese. La capacità, scrissero gli Ermellini, della mafia calabrese, e in questo caso del gruppo Morabito-Mollica, di infiltrarsi "in un'area geografica diversa per cultura, mentalità e abitudini" con una "forma di controllo ambientale selettivo", funzionale alla "conduzione" delle loro attività illecite. La Cassazione parlò, in particolare, di "occulta e incontrollabile pervasività" della 'ndrangheta a Milano. Tra gli atti dell'inchiesta, infine, anche un appostamento degli investigatori che fotografarono Rocco Morabito al funerale del gestore di uno stand dell'Ortomercato milanese, altro zona di business del gruppo.

      Cattura dopo 23 anni latitanza. E' considerato uno dei "re" del narcotraffico, uno in grado di inondare l'Italia di cocaina proveniente dal Sud America dove era anche fuggito per scampare ad una condanna a 30 anni. Ma la sua latitanza, durata 23 anni, è stata bruscamente interrotta dalla polizia uruguayana che lo ha ammanettato in un hotel di Montevideo. Rocco Morabito, di 51 anni, di Africo, ritenuto al vertice dell'omonima cosca e cugino del boss Giuseppe Morabito detto "Tiradritto", ha cercato inutilmente di negare la propria identità esibendo un documento intestato a Francisco Antonio Capeletto Souza, nato il 14 ottobre 1967 in Rio de Janeiro (Brasile) e grazie al quale aveva ottenuto una carta d'identità uruguaiana. Ma proprio quei documenti erano stato diffusi dallo Scip, il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia del dipartimento della Pubblica Sicurezza e dalla polizia brasiliana, e sono stati inseriti nella banca dati Interpol, generando un alert che è stato fatale al superlatitante. Le successive ed immediate verifiche, compresa la comparazione delle impronte digitali, effettuate grazie alla collaborazione tra la polizia uruguayana ed il Comando provinciale carabinieri di Reggio Calabria attraverso il contributo del III Servizio della Dcsa e l'Interpol, lo hanno inchiodato. Il suo nome era inserito da tempo nell'elenco dei 10 latitanti di massima pericolosità, insieme ad altri boss del calibro di Matteo Messina Denaro. Da anni viveva in Uruguay dopo avere viaggiato in lungo ed in largo per il Sud America. Nel tempo ha collezionato 30 anni di reclusione per associazione mafiosa e traffico internazionale di droga come unificazione di pene concorrenti per tre processi celebrati a Milano, Palermo e Reggio Calabria. E proprio Milano è stata la città in cui ha vissuto a lungo prima della fuga definitiva verso il Sud America. Fu un'inchiesta milanese ad accertare che Morabito consegnava valigette con miliardi e miliardi di lire ai narcos colombiani direttamente in piazza San Babila, nel centro di Milano. In una occasione, il 15 marzo 1994, gli investigatori lo fotografarono mentre, in doppiopetto grigio, teneva una valigetta con dentro 2,9 miliardi di lire. Sfuggito alla cattura il giorno del suo compleanno, il 13 ottobre '94, si è poi trasferito in Sud America, stabilendosi, infine, in Uruguay. La sua individuazione è stata possibile grazie all'attività di ricerca che la polizia aveva avviato su indicazione dell'esperto per la sicurezza della Dcsa in Argentina, e per la collaborazione tra carabinieri reggini con il III Servizio della Dcsa. Le ricerche, svolte in Italia con la direzione della Dda di Reggio Calabria, poi estese in campo internazionale, sono state progressivamente ristrette al Sud America ed in particolare all'Uruguay, alla cui polizia sono state fornite dai carabinieri, attraverso il III Servizio della Dcsa, gli elementi utili all'identificazione. Morabito è stato individuato in un noto albergo a Montevideo, ma viveva nella località di Punta del Este, dove possiede una lussuosa villa. Al momento dell'irruzione era insieme alla compagna, una donna angolana con passaporto portoghese che è stata arrestata, ed aveva con sé 3 cellulari, una pistola, 12 carte di credito, assegni in dollari e 150 foto carnet con il suo viso. Il ministro dell'Interno Marco Minniti ed il presidente del Senato Pietro Grasso hanno parlato di un importante risultato e dal ministero della Giustizia hanno fatto sapere che a breve partirà la richiesta di estradizione. Per Morabito la vita nel lusso è ormai alle spalle. Il futuro gli riserva un carcere italiano.

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