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    Beni per 5 mln confiscati dalla Gdf al boss Maurizio Tripodi

     

    Beni per 5 mln confiscati dalla Gdf al boss Maurizio Tripodi

    15 giu 17 I finanzieri del nucleo di polizia tributaria - G.i.c.o. - di Catanzaro, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto, e dal sostituto procuratore, Vincenzo Capomolla, questa mattina hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro e confisca di beni per un valore di circa 5 milioni di euro, emesso dalla seconda sezione del tribunale di Catanzaro su richiesta della procura distrettuale. Destinatario del provvedimento è Maurizio Tripodi, esponente di vertice della cosca “Sia-Procopio-Tripodi”, operante nell’area ionica soveratese, collegata alla cosca di ‘ndrangheta dei Vallelunga di Serra San Bruno. Una ‘ndrangheta imprenditoriale, quella dei Sia-Procopio-tripodi, che ha creato nel basso ionio soveratese un vero e proprio centro di potere, controllando diversi settori economici, dal vecchio business dei boschi al nuovo e più redditizio mercato del turismo, passando attraverso il solito mercato degli stupefacenti. Maurizio Tripodi, affiliato alla cosca Sia-Procopio-Tripodi, già sottoposto alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di p.s. con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di 5 anni, il 10 maggio del 2012 era stato tratto in arresto nell’ambito della nota operazione denominata “Showdown”; all’esito del relativo procedimento è stato condannato - in primo grado - alla pena di 12 anni e 6 mesi di reclusione, perché ritenuto colpevole, tra l’altro, di associazione mafiosa, condanna confermata in appello. Il soggetto è stato, altresì, condannato in appello a 20 anni di reclusione per l'omicidio e il successivo occultamento di cadavere di Giuseppe Todaro, scomparso il 22 dicembre 2009 a Soverato. Fatto avvenuto nell’ambito della così detta"faida dei boschi" e sarebbe stato commesso dal Tripodi in collaborazione con il defunto boss Vittorio Sia.

    Le indagini patrimoniali condotte dalle fiamme gialle, che hanno consentito l’emanazione del provvedimento di sequestro e confisca, hanno evidenziato una netta sproporzione tra i beni risultati nell’effettiva disponibilita’ del soggetto (sebbene in larga parte formalmente intestati al coniuge e ai figli) ed il suo tenore di vita, rispetto ai redditi dichiarati. In particolare, Tripodi ha alternato nel corso degli anni l’attivita’ di lavoratore dipendente di una ditta edile a quella di imprenditore agricolo, presentando dichiarazioni dei redditi del tutto incoerenti con l’ingente patrimonio posseduto, cosi’ come ricostruito dalle indagini dei finanzieri. al tempo stesso il coniuge è risultata solo formalmente titolare di una ditta operante nel commercio di carni e di quote di partecipazione in diverse società, di fatto comunque riconducibili al Tripodi, effettivo gestore delle attività economiche. I beni complessivamente sequestrati e confiscati riguardano quote societarie, due complessi aziendali, due automezzi, tre fabbricati, cinque terreni, ubicati nella provincia di Catanzaro (nei comuni di Soverato, Satriano e Davoli), per un valore complessivo stimato in circa 5 milioni di euro.

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