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    Inchiesta nel settore costruzioni, beni sequestrati dalla PS a Catanzaro a collaboratore

     

    Inchiesta nel settore costruzioni, beni sequestrati dalla PS a Catanzaro a collaboratore

    04 apr 17 Il Servizio centrale operativo della polizia di Stato e la Squadra mobile di Catanzaro, su direttive della Dda, hanno sequestrato beni per un valore di quattro milioni di euro al collaboratore di giustizia Gennaro Pulice. I sequestri sono stati fatti, oltre che in Calabria, in Lombardia, Piemonte ed Abruzzo. Il sequestro di beni riguarda anche la moglie di Pulice ed alcuni imprenditori considerati suoi prestanome. Gennaro Pulice é stato, secondo gli investigatori, un esponente apicale delle cosche confederate "Iannazzo e Cannizzaro-Daponte", e responsabile di diversi omicidi, il primo dei quali commesso quando era ancora minorenne. L'inchiesta, coordinata dalla Dda, riguarda una serie di aziende operanti nel settore delle costruzioni. Le attività investigative che hanno portato al sequestro bei beni sono state coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro secondo le direttive del Procuratore Nicola Gratteri, del Procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e del Sostituto Procuratore Elio Romano. Alle indagini ha partecipato il Commissariato di Lamezia Terme della polizia di Stato. Pulice é considerato un collaboratore di giustizia importante poiché, oltre ad aver riferito in ordine alla propria ed altrui partecipazione a varie azioni criminose, é stato un uomo d'affari ed un imprenditore di successo, dedito, dopo una vertiginosa scalata da ruoli di pura manovalanza, a posizioni di rilevante prestigio criminale. Il collaboratore di giustizia si é anche laureato due volte, in Giurisprudenza e in Scienze giuridiche, ed ha realizzato in passato investimenti di elevato profilo ed operazioni finanziarie spregiudicate. Le indagini hanno anche consentito di accertare che Pulice, nel periodo antecedente il suo arresto, nel maggio del 2015, nell'ambito dell'operazione "Andromeda", eseguita dalla Polizia di Stato, aveva posto in essere, con il concorso di imprenditori compiacenti, una serie di interposizioni fittizie in relazione alla titolarità delle proprie attività economiche con lo scopo di evitare il sequestro del proprio patrimonio.

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    C'è un nuovo collaboratore di giustizia che sta contribuendo alle indagini della Squadra mobile e della Dda di Catanzaro a ricostruire l'impero finanziario, la rete di aziende e i legami di Gennaro Pulice, esponente di spicco dei clan lametini a cui questa mattina sono stati sequestrati beni per un valore di circa 4 milioni di euro. Si tratta di Alessandro Silvio Silverio, di 49 anni, di Alessandria. Proprio nel provvedimento di sequestro emesso dal gip di Catanzaro, su richiesta della Dda, sono riportate le prime dichiarazioni da pentito di Silverio. L'uomo, già coinvolto in reati di materia finanziaria, era dipendente di Pulice in un'azienda svizzera e ha raccontato agli inquirenti il "modus operandi e le sue cointeressenze illecite". Nel breve stralcio di verbale riportato nel decreto di sequestro Silverio racconta che Pulice gli avrebbe chiesto di "effettuare ordini presso aziende correnti a sud della Spagna per l'acquisto di alcune ceramiche e portare a compimento analoghe truffe che la stessa società stava perpetrando in altre zone ed in altri settori commerciali".

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