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    Arrestato dalla PS boss Pelle, era evaso dall'ospedale nel 2011

     

    Arrestato dalla PS boss Pelle, era evaso dall'ospedale nel 2011

    05 ott 16 Antonio Pelle, 54 anni, detto "vancheddu" ma conosciuto come la "mamma", ritenuto il capo dell'omonima cosca di San Luca, è stato arrestato dalla squadra mobile di Reggio Calabria. Era latitante dal 2011 quando fuggì dall'ospedale di Locri. Deve scontare una condanna a 20 anni di reclusione. Il suo nome era nell'elenco dei 100 ricercati più pericolosi e stava per essere inserito nei primi 10. E' stato trovato in un bunker sotterraneo a Bovalino dal quale si accedeva da una intercapedine tra stanze di casa sua. Il boss Pelle è stato scoperto all'interno di una intercapedine realizzata tra la stanza da letto ed il bagno della sua abitazione di Bovalino. Un nascondiglio realizzato con estrema cura, tanto che gli agenti della squadra mobile reggina hanno impiegato diverse ore per individuarlo.

    Pelle esce dal ripostiglio sopra l'armadio

    Non usciva mai di casa. "Lo cercavamo dappertutto e, infine, il cerchio si è ristretto proprio alla sua abitazione". Così il capo della Squadra mobile di Reggio Calabria Francesco Rattà ha sottolineato, parlando dell'arresto del boss Antonio Pelle, il concetto "secondo cui la teoria che i veri boss non si allontanano mai troppo dal territorio d'origine, trova anche in questo caso piena conferma". "Antonio Pelle, sposato con Antonella Vottari - ha detto il questore di Reggio Calabria Raffaele Grassi - era ormai l'ultimo dei protagonisti strategici della sanguinosa faida di San Luca. Adesso, con la sua cattura e con i processi in corso, ogni pezzo del mosaico è stato messo al punto giusto". Condannato a 20 anni di reclusione, Pelle non ha condanne per reati di sangue. "La sua cattura - ha sottolineato il procuratore della Repubblica Federico Cafiero de Raho - testimonia la forte capacità dello Stato e delle sue articolazioni di rompere ogni livello di collusione costruito attorno ai latitanti. Oggi in provincia di Reggio Calabria opera personale investigativo di primordine che garantisce assoluta riservatezza di indagine e capacità di intervento rapido a tutela della sicurezza pubblica. Pelle, che era stato arrestato nel 2009, nel 2011 era stato assegnato agli arresti ospedalieri clinici. Approfittando di questa situazione, fece perdere le proprie tracce. Adesso, grazie all'opera degli uomini e delle donne della squadra mobile di Reggio Calabria, è stato catturato e consegnato alla giustizia". Il nascondiglio di Pelle è stato individuato in una intercapedine realizzata nel muro divisorio tra la camera da letto e il bagno. "E' una ulteriore prova - ha detto Rattà - dell'alta specializzazione 'bunkeristica' raggiunta soprattutto dalla 'ndrangheta della ionica reggina. L'ingresso del rifugio era davvero stretto, grande quasi come l'apertura di una piccola cassaforte domestica, da dove Pelle riusciva ad infilarsi non appena venivano avviati i controlli delle forze dell'ordine, scampando così alla cattura".

    Nessuno sfugge alla giustizia. "L'ottimo lavoro della Squadra Mobile di Reggio Calabria, con il supporto del Servizio centrale operativo e della Polizia scientifica, ha portato all'arresto di Antonio Pelle, 54 anni, latitante dal 2011, evaso dall'ospedale di Locri e ricercato per una condanna definitiva a 20 di reclusione per associazione mafiosa, armi e droga". Lo afferma il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, sottolineando che l'uomo, "inserito nell'elenco dei latitanti pericolosi, si nascondeva nell'abitazione di famiglia, in un bunker costruito fra il bagno e la camera da letto del figlio". "Questo dimostra, ancora una volta - afferma il ministro - che nessuno può sfuggire per sempre alla giustizia. Il lavoro dei nostri uomini, il loro impegno e la grande capacità investigativa, sono al servizio del nostro Paese e dei cittadini per il controllo del territorio e per rafforzare la percezione di sicurezza". Il latitante è stato rintracciato nell'abitazione di famiglia dagli investigatori della Squadra mobile reggina e del Servizio Centrale Operativo, con il supporto tecnico del Servizio Polizia Scientifica. Antonio Pelle è stato condannato in via definitiva a 20 anni di reclusione per associazione mafiosa, traffico di armi e stupefacenti. Pelle è considerato l'attuale vertice operativo della cosca Pelle-Vottari, operante nell'entroterra di San Luca, contrapposta negli anni ai Nirta-Strangio, con cui aveva dato vita ad una sanguinosa faida, culminata con la strage di Duisburg. Pelle era evaso dall'ospedale di Locri nel quale era stato ricoverato per una grave forma di anoressia certificata dal perito nominato dalla Corte d'assise d'appello che poi lo condannò. In ospedale si trovava in regime di arresti domiciliari ma, secondo quanto emerse dall'inchiesta della Dda, senza essere piantonato stabilmente. Le forze dell'ordine si recavano a fare controlli in vari momenti della giornata e fu durante uno di questi controlli che fu scoperta la fuga.

    Coinvolto in strage di Duisburg. Antonio Pelle, il boss di San Luca, è ritenuto il capo indiscusso della cosca omonima che, federata con quella dei Vottari, ha dato vita alla sanguinosa faida di San Luca culminata con la strage di Duisburg del Ferragosto 2007. Pelle era stato arrestato una prima volta il 16 ottobre del 2008 sempre della squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Operativo dopo un anno di latitanza. Anche in quella occasione, il boss fu sorpreso all'interno di un bunker super-tecnologico realizzato in un capannone in costruzione nelle campagne di Ardore Marina: un vero e proprio mini appartamento con tre stanze, una camera da letto, un bagno, una cucina. All'interno c'era anche un settore dove fu trovata una mini piantagione di canapa indiana. Il boss era ricercato per un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Dda di Reggio Calabria nell'ambito dell'operazione Fehida condotta contro gli affiliati alle cosche Pelle-Vottari e Nirta Strangio, protagoniste di una sanguinosa faida culminata nella strage di Duisburg del Ferragosto 2007 in cui furono uccise sei persone ritenute dagli inquirenti affiliate proprio ai Pelle-Vottari. Pelle, condannato per associazione mafiosa, è comunque ritenuto dagli investigatori "il capo di quello schieramento che ha portato all'omicidio di Maria Strangio nel Natale del 2007 e che ha suscitato la reazione delle cosche opposte culminata con la strage di Duisburg". Dagli atti dell'inchiesta sulla strage di Duisburg, infatti, è emerso che una delle vittime di Ferragosto, Marco Marmo, si era recato in Germania per procurare un furgone blindato ed un fucile di precisione che gli erano stati chiesti dalla "mamma", il nomignolo col quale gli affiliati indicavano Pelle. Il mezzo e le armi dovevano servire per uccidere Giovanni Luca Nirta, capo dell'omonima famiglia e marito di Maria Strangio, uccisa per errore nella strage di Natale a San Luca.

    Con l'arresto di Antonio Pelle, "ancora una volta gli uomini e le donne della Polizia hanno ottenuto un risultato straordinario, nonostante i problemi di organici, mezzi e strutture". Lo dice il segretario del Silp-Cgil Daniele Tissone sottolineando che "noi il nostro apporto non lo facciamo mancare, anche in condizioni di lavoro spesso proibitive". "Crediamo che il governo adesso sia chiamato a rispondere con concretezza alle richieste dei poliziotti che da 7 anni aspettano il rinnovo del contratto e che hanno bisogno di un riordino interno delle carriere che garantisca maggiore efficienza e che premi il merito - conclude Tissone - Per il nostro sindacato si tratta di due obiettivi irrinunciabili e per i quali siamo pronti a mobilitarci, se sarà necessario".

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