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    Giornata Memoria: Sopravvissuta di Tarsia incontra studenti Sibari

     

     

    Giornata Memoria: Sopravvissuta di Tarsia incontra studenti Sibari

    25 gen 16 "Vorrei esprimere la mia gratitudine e ammirazione per il popolo italiano, che ha saputo mantenere, in tempi turbolenti, pieni di odio, paure e sospetti, la sua umanità e ha dato esempio di coraggio civile, cosa che fin'ora non è stata documentata negli annali della storia". Con queste parole, che aprono anche il suo libro "Colori dell'Arcobaleno sul mare", Edith Fischhof Gilboa, 92 anni, austriaca, sopravvissuta al campo di internamento di Ferramonti di Tarsia, ha iniziato il suo incontro con i ragazzi dell'istituto comprensivo statale "Zanotti Bianco" di Sibari. Un incontro organizzato nell'ambito delle celebrazioni del "Giorno della Memoria". Un incontro svoltosi nell'auditorium "Don Milani" di e che ha visto la partecipazione, oltre che della dirigente dell'istituto comprensivo, Rosanna Rizzo, di Alessandra Carelli della Rete Universitaria per il giorno della Memoria, di Franco Panebianco, presidente della Fondazione Museo memoria di Ferramonti, di Teresina Ciliberti, autrice della prefazione de "Colori dell'Arcobaleno", di Emanuela Greco, commissario prefettizio del comune di Cassano, di Franco Maurella, presidente club Unesco di Trebisacce, di Francesco Fusca, dirigente tecnico emerito Miur, e di Fortunata Adele Milione, docente referente del progetto "Memoria". Edith Fischhof Gilboa, nel suo intervento, ha puntualizzato che "nel campo di Ferramonti c'erano delle carogne, ma anche brave persone. A Ferramonti c'erano bambini piccoli che avevano fame e tante mamme che non potevano allattare i loro piccoli. Grande è stata la solidarietà di alcune guardie e, soprattutto, della popolazione di Tarsia che più volte - ha ricordato - è venuta ai cancelli a portarci degli alimenti. Hanno dimostrato un'umanità indescrivibile. Grazie! E' un onore, una gioia essere qui". "Ho scritto questo libro - ha concluso - per dare ai miei figli l'opportunità di conoscere la mia storia. Non ero capace di parlare con i miei figli della mia storia. Non è facile raccontare la tristezza, l'ingiustizia, le angherie, la persecuzione. Scrivere il libro è stata anche una liberazione".

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