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    Mons. Morosini "Una mano amica a chi fugge dalla guerra"

     

     

    Mons. Morosini "Una mano amica a chi fugge dalla guerra"

    15 gen 16 "In questi ultimi anni gli esodi di massa più che una migrazione di libera scelta sono una fuga sotto l'incubo di guerre, disordini civili, miseria e fame". Lo afferma l'Arcivescovo di Reggio Calabria - Bova, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, in un messaggio in vista della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. "Papa Francesco - ha aggiunto - ha voluto sintonizzare la Giornata con l'Anno giubilare, nel quale la braccia spalancate del Dio misericordioso sono un continuo stimolo a spalancare anche noi le braccia a questi fratelli che vengono da lontano. La loro stessa presenza ci ricorda che nella Chiesa non ci sono stranieri, mette in evidenza e ci fa in qualche modo sperimentare la cattolicità, la dimensione universale della nostra vita cristiana. Con tanti di loro, giunti tra noi da diversi anni, siamo in una convivenza pacifica; stiamo percorrendo assieme un cammino di integrazione reciproca, ci incontriamo con loro in ogni ambito della nostra vita sociale ed anche dentro le nostre case, dove svolgono servizi preziosi. Tanti altri invece, specialmente fra gli ultimi arrivati, stanno lottando contro dure difficoltà, quasi in una lotta per la sopravvivenza loro personale e delle proprie famiglie". "Ma è necessaria - prosegue mons. Morosini - una obiettiva e realistica visione della situazione. Sappiamo bene che in questi ultimi anni gli esodi di massa più che una migrazione di libera scelta sono una fuga sotto l'incubo di guerre, disordini civili, miseria e fame. Senza una mano amica essi rischiano di smarrirsi in una drammatica solitudine, senza speranza, in preda a sentimenti di profonda frustrazione e forse di latente ribellione, da cui non riescono ad uscire da soli. In questa terra di Calabria, e particolarmente a Reggio, siamo spettatori diretti di una realtà così dura; al nostro porto, nell'ultimo biennio, sono approdati circa quarantamila diseredati, fuggiti dall'altra sponda del Mediterraneo e questi sbarchi non si interrompono nemmeno in questa rigida stagione: l'ultimo, il giorno stesso di Natale".

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