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    Le mani della cosca Manuso sul turismo della Costa degli Dei: 23 arresti, indagati politici

     

    Le mani della cosca Manuso sul turismo della Costa degli Dei: 23 arresti, indagati politici

    20 apr 16 Un' operazione è stata condotta stamani nelle province di Vibo Valentia, Cosenza, Como, Monza, da polizia, carabinieri e guardia di finanza per l' esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti di 23 presunti boss e affiliati al clan dei Mancuso, operante nel Vibonese, ed alle cosche collegate Accorinti, La Rosa e Grande, attive nei comuni del litorale. Le accuse sono di associazione di stampo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegale di armi e sostanze esplodenti. L'operazione, denominata Costa pulita, è stata condotta da personale delle squadre mobili di Vibo Valentia e Catanzaro e del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, dai carabinieri del reparto operativo di Vibo Valentia e della Compagnia di Tropea e dai finanzieri del Gico di Catanzaro al termine di indagini dirette dai pm Camillo Falvo e Pierpaolo Bruni e coordinate dal procuratore della Repubblica facente funzioni Giovanni Bombardieri.

    --- Video Operazione Costa Pulita (VIDEO)

    Tutti i 53 indagati e gli arrestati. Antonino Accorinti (cl. ’56), di Briatico (arrestato); Antonio Accorinti (cl. ’80), figlio di Antonino arrestato); Greta Accorinti (cl. ’87), di Briatico, figlia di Antonino; Sergio Bagnato (cl. ’83), ex consigliere comunale di maggioranza nell’amministrazione di Briatico guidata dall’allora sindaco Francesco Prestia; Claudia Barbuto, (cl. ’72), di Briatico; Francesco Giuseppe Bonavita, detto “Pino” (cl. ’46) di Briatico (arrestato); Giuseppe Armando Bonavita (cl. ’79), di Briatico, figlio di Pino; Roberto Caruso (cl. ’55), di Cosenza, proprietario del complesso residenziale di Briatico denominato “La nave” sito in località “Brace”; Ernesto Clerici (cl. ’41) di Lomezzo (Co), direttore della filiale della Banca popolare di Maierato; Nazzareno Colace (cl. 64), di Portosalvo, frazione del comune di Vibo (arrestato); Francesco Crigna (cl. ’70), già vicesindaco del Comune di Parghelia; Giuseppe Evalto (cl. ’63) originario di Spilinga (arerstato); Georgian Dan (cl. ’86), di nazionalità romena; Aldo Gallucci (cl. 55), di Vibo Valentia, dipendente della Capitaneria di Porto di Vibo Marina; Giancarlo Giannini (cl. ’71), ingegnere, già consigliere comunale di Vibo Valentia; Giuseppe Granato (cl. ’65), imprenditore di Briatico (arrestato); Andrea Granato (cl. ’92), di Briatico; Emanuele Granato (cl. 88), di Briatico; Adriano Greco (cl. ’82), di Briatico (arrestato); Domenico Grillo (cl. 52) di Vibo, dipendente civile del Dipartimento Marittimo della Capitaneria di porto di Vibo Marina; Marilena Grillo (cl. ’83), di Briatico; Carmine Il Grande (cl. ’59), di Parghelia (arrestato); Egidio Il Grande (cl. 64), di Parghelia; Ferdinando Il Grande (cl. ’82) di Parghelia; Gerardo La Rosa (cl. ’74), di Tropea; Giancarlo Loiacono (cl. ’73), di Zambrone (arrestato); Cosmo Michele Mancuso (cl. 49), boss dell’omonimo clan di Limbadi (arrestato); Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, (cl. ’61), di Limbadi; Francesco Marchese ( cl. ’86), di Briatico (arrestato); Holmo Cristiano Marino (cl. 53), di Pizzo Calabro; Domenico Marzano (cl. ’66), di Briatico, avvocato e già assessore comunale ai Lavori pubblico del Comune di Briatico; Emanuele Melluso (cl. ’85), di Briatico (arrestato); Gennaro Melluso (cl. ’70), di Briatico; Leonardo Melluso (cl. ’65), di Briatico (arrestato); Simone Melluso (cl. ’85), di Briatico; Salvatore Muggeri (cl. 77), di Briatico; Salvatore Muzzopappa (cl. ’71) di Nicotera (arrestato); Andrea Niglia (cl. ’76), attuale sindaco di Briatico ed attuale presidente della Provincia di Vibo Valentia; Filippo Niglia (cl. ’60), imprenditore di Briatico, attivo nel settore della navigazione per le isole Eolie; Vincenzo Perugini (cl. ’91) di Cosenza; Francesco Prestia (cl. 53), ex sindaco di Briatico; Pasquale Prossomariti (cl. ’85), di Nicotera; Salvatore Prostamo (cl. ’76), geometra, di Briatico (arrestato); Pasquale Puglia (cl. ’74) di Polla (Sa); Pasquale Quaranta (cl. 63), di Santa Domenica di Ricadi; Giovanni Rizzo (cl. ’82), di Nicotera (arrestato); Carlo Russo (cl. ’78), di Zambrone (arrestato); Leonardo Russo (cl. ’70) di Zambrone; Saverio Sergi (cl. ’58) di Briatico; Domenica Staropoli (cl. ’61), di Briatico; Davide Surace (cl. 85), di Spilinga (arrestato); Federico Surace (cl. ’91), di Spilinga (arrestato); Francesco Zungri (cl. ’60), di Vibo Valentia.

    Indagati politici: Numerose perquisizioni, anche a carico di ex amministratori del Comune di Briatico - che risultano indagati in stato di libertà - sono state eseguite nell'ambito dell'operazione "Costa pulita" che stamani ha portato al fermo di 23 presunti affiliati alla cosca Mancuso ed a consorterie collegate operanti nel vibonese. L'indagine, che ha lambito anche contesti politici di passate amministrazioni del comune di Parghelia, ha avuto specifico riferimento alle risultanze dell'accesso antimafia compiuto nel Comune di Briatico, poi sciolto per mafia nel 2012. Nello stesso, inoltre, le indagini avrebbero documentato anche propositi di ritorsione, attuati nel 2011 mediante lettera minatoria, contro un giornalista molto noto in provincia, autore di articoli sulla mala gestione del municipio. I dettagli dell'operazione saranno resi noti in una conferenza stampa alla quale parteciperanno i magistrati e gli inquirenti, prevista per le 11 nella Prefettura di Catanzaro.
    Anche Presidente Provincia. Concorso esterno in associazione mafiosa: è l'accusa ipotizzata dalla Dda di Catanzaro nei confronti di Andrea Niglia, presidente della Provincia di Vibo e sindaco di Briatico dichiarato incandidabile il 20 marzo scorso dalla Corte di Cassazione, indagato in stato di libertà nell'inchiesta "Costa pulita". La casa di Niglia è stata perquisita stamani. Secondo l'accusa, in qualità di sindaco di Briatico, si sarebbe attivato per favorire la cosca Accorinti. In particolare, per la Procura, l'ex primo cittadino avrebbe posto in essere "condotte riservate e fraudolente tese a salvaguardare l'attività del villaggio Green Garden costituente una delle principali fonti di guadagno della cosca". Niglia era stato eletto presidente della Provincia di Vibo il 28 settembre 2014 con l'appoggio dei renziani del Pd, esponenti di Ncd, Forza Italia e Fratelli d'Italia. Il 20 marzo scorso la Cassazione ha stabilito l'incandidabilità e quindi la decadenza. Contro questa decisione lo stesso Niglia ha annunciato di aver avviato un'azione di sospensiva e revoca dell'atto.

    Favori in cambio di voti. L'ex vicesindaco di Parghelia Francesco Crigna è tra gli amministratori pubblici indagati in stato di libertà nell'inchiesta che stamani ha portato all'esecuzione di 23 fermi contro la cosca Mancuso. Secondo l'accusa sarebbe stato in stretto contatto con esponenti della famiglia Il Grande, referenti in quel comune di Mancuso. Dalle indagini sarebbe emerso che le imprese edili e di movimento terra facenti capo alla cosca, dopo l'alluvione che ha colpito il piccolo centro del vibonese nel febbraio-marzo 2011 sono state affidatarie in via quasi esclusiva di una serie di lavori per il ripristino di strade e dell'alveo di torrenti. Lavori che secondo l'accusa, spesso sarebbero stati assegnati indebitamente con una procedura di "somma urgenza". Crigna, inoltre, avrebbe attestato falsamente in favore di un componente la cosca, il possesso dei requisiti necessari all'assegnazione di un alloggio da parte dell'Aterp di Vibo. La famiglia Il Grande, in cambio dei favori ricevuti, si sarebbe impegnata a reperire voti per Crigna e altri suoi alleati politici in occasione delle consultazioni elettorali.

    Sequestrate anche tre navi. Beni per un valore di 70 milioni di euro sono stati sequestrati nel corso dell'operazione condotta stamani da polizia, carabinieri e guardia di finanza contro la cosca Mancuso di Limbadi. Tra i beni sequestrati ci sono oltre 100 immobili, quote societarie e rapporti bancari ed anche 2 villaggi vacanze e tre compagnie di navigazione con altrettante motonavi che assicuravano, secondo l'accusa, in regime di sostanziale monopolio, i collegamenti turistici con le isole Eolie. Durante le indagini, condotte anche con intercettazioni telefoniche, ambientali e video riprese, inoltre, sono state sequestrate diverse armi da fuoco e, nel 2014, sono stati arrestati, in flagranza di reato, alcuni elementi di spicco delle cosche mentre si accingevano a fare un attentato mediante l'utilizzo di un potente ordigno esplosivo.

    La statua della Madonna in processione sulla barca del boss. L'indagine "Costa pulita" ha consentito anche di svelare l'ingerenza del clan Accorinti sulle cerimonie religiose della zona. In particolare, durante la processione a mare della Madonna del Monte Carmelo, che si svolge ogni 15 luglio a Briatico, i carabinieri durante il servizio di osservazione, hanno constatato che la statua della Vergine veniva trasportata a bordo dell'imbarcazione denominata "Etica" condotta proprio da Antonino Accorinti, indicato come il capo. Un ex parroco del paese ha spiegato agli investigatori che "certi soggetti del luogo dovendo imporre il loro dominio nel paese si indirizzavano alla parrocchia nel tentativo di influenzare e dominarne l'attività pastorale". Anche la tradizionale cerimonia dell'Affruntata sarebbe stata infiltrata dalla 'ndrangheta. Infatti, come documentato da tre annotazioni dei carabinieri, "vi è la presenza tra i portatori delle statue di soggetti in massima parte, o riconducibili, o facenti parte delle compagini criminali".

    Le minacce l giornalista. Nel mirino del clan Accorinti era finito anche il giornalista Pietro Comito. Le minacce al cronista, all'epoca in servizio nella redazione vibonese di Calabria Ora, sono ricostruite nelle oltre 1400 pagine del decreto di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta "Costa pulita". In un articolo Comito aveva scritto di un assessore che avrebbe svolto il ruolo di autista per un boss. Inoltre il giornalista aveva raccontato dei festeggiamenti di alcuni capi bastone dopo le elezioni amministrative. Dopo gli articoli, gli investigatori hanno intercettato una conversazione nel corso della quale uno degli affiliati diceva: "Ha detto tuo padre che lo deve spaccare a quello come lo troviamo". Pochi giorni dopo in redazione era stata recapitata una lettere anonima: "O Petru Comito ta tagnu (ti taglio, ndr) a testa si scrivi subbu u Comuni i Briatico e fatti i cazzi toi ...".

    Dal boss andavano anche estranei alla criminalità. "Un'operazione importante che svela il ruolo inquietante assunto da Pantaleone Mancuso detto Scarpuni nel territorio vibonese. È lui a essere il regista delle attività criminali e non solo in quell'area della Calabria". Così il procuratore capo facente funzioni della Procura di Catanzaro Giovanni Bombardieri, ha spiegato quanto emerso nell'indagine "Costa pulita" che oggi ha portato al fermo di 23 presunti affiliati ai clan e al sequestro di beni per un valore di circa 70 milioni. "L'attività investigativa - ha aggiunto - ha preso avvio anche grazie ad alcune intercettazioni effettuate in quello che possiamo definire l'ufficio di Scarpuni, il bar Tony. È qui che il boss riceveva gli emissari di altre cosche ma anche soggetti estranei alla criminalità organizzata che si rivolgevano a lui per chiedere il suo intervento come uomo di rispetto". Attività economiche, villaggi turistici e anche i collegamenti marittimi con le isole Eolie sarebbero state tutte riconducibili alla cosca. "Lo stesso boss - ha detto Bombardieri - in un dialogo intercettato si vanta del fatto che i titolari dei villaggi dovevano rivolgersi a 'loro' per portare i turisti alle Eolie". Ma le cosche sarebbero riuscite a controllare anche la vita politica di alcune amministrazioni. "La vicenda - ha proseguito il procuratore - lambisce ex amministratori di Parghelia e Briatico e siamo in fase di approfondimento; per questo i soggetti interessati sono stati destinatari solo di un decreto di perquisizione". In merito alla posizione del presidente della Provincia di Vibo Valentia Andrea Niglia, Bombardieri ha spiegato che "la sua posizione è oggetto di approfondimento. Per quanto riguarda la sua amministrazione i rapporti con il clan si fermerebbero al 2010, quando assistiamo ad un cambiamento di orientamento politico da parte della criminalità organizzata". Alla conferenza stampa erano presenti anche i vertici di polizia, guardia di finanza e carabinieri. Il capo della Squadra mobile di Catanzaro Nino De Santis ha sottolineato come la cosca fosse "radicata nelle attività economiche, tanto da imporre le assunzioni alle ditte private. Indigna - ha aggiunto - che le imprese dei clan siano riuscite ad approfittare anche degli eventi alluvionali del 2011". Il comandante dei carabinieri di Vibo Valentia Daniele Scardecchia ha evidenziato come i tentacoli della 'ndrangheta siano giunti a controllare "attività ricreative come i concerti e a imporre addirittura la marca di caffè ai bar dei paesi vibonesi". Il comandante del Gico della finanza di Catanzaro Michele Di Nunno ha parlato di una "boccata di ossigeno per l'economia sana della zona". Infine il capo della Mobile di Vibo Tito Emanuele Cicero ha svelato i tentativi degli affiliati di scoprire, senza riuscirvi, la presenza di microspie. Una preoccupazione costante per gli uomini del clan confermata dal ritrovamento oggi, durante le perquisizioni, di uno scanner utilizzato per rilevare la presenza di "cimici".

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