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    La faccia pulita della ndrangheta: maxi sequestro di beni a due noti imprenditori reggini

     

    La faccia pulita della ndrangheta: maxi sequestro di beni a due noti imprenditori reggini

    06 nov 15 Beni per 214 milioni di euro sono stati confiscati da Guardia di finanza e Dia, con il coordinamento della Dda di Reggio Calabria, a due imprenditori - messi sotto vigilanza speciale - ritenuti contigui ad esponenti della 'ndrangheta legati alle cosche Tegano e Condello di Reggio, Alvaro di Sinopoli, Barbaro di Platì e Libri di Cannavò. Complessivamente sono stati confiscati, in Calabria e Lombardia, 220 beni immobili tra appartamenti, ville e terreni, 9 società e 22 rapporti finanziari. Dalle indagini dei finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza e degli uomini della Dia e da un'analisi economico-finanziaria, sarebbe stata accertata una palese sproporzione tra l'ingente patrimonio individuato ed i redditi dichiarati dagli imprenditori, tale da non giustificarne la legittima provenienza. I particolari dell'operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa tenuta negli Uffici della Procura della Repubblica di Reggio Calabria alla presenza del procuratore capo Federico Cafiero de Raho.

    Confiscate anche società proprietarie di alberghi. Quote di società proprietarie di noti alberghi della provincia di Reggio Calabria, come il "Grand Hotel de la Ville" di Villa San Giovanni, e della Nuovo Basket Viola Reggio, 206 beni immobili, tra villette, appartamenti di pregio, autorimesse e terreni, e oltre 1,6 milioni di euro in contanti: sono i beni confiscati dalla Guardia di finanza e dalla Dia di Reggio Calabria a due noti imprenditori della città, Pietro Siclari e Pasquale Rappoccio ai quali è stata comminata anche la sorveglianza speciale di ps per 3 anni e 6 mesi. Il provvedimento è stato emesso al termine di indagini svolte dal Nucleo di polizia tributaria-Gico della Finanza e dal Centro operativo Dia su una copiosa documentazione - ufficiale e non - riguardante contratti, quote societarie, atti di partecipazione e aggiudicazione di beni messi all'asta dal Tribunale fallimentare, atti notarili, scritture private. Indagini che avrebbero permesso di accertare un'ingiustificata discordanza tra il reddito dichiarato e il patrimonio a disposizione. Gli imprenditori, secondo l'accusa, sono contigui a esponenti delle cosche Tegano, Condello, Alvaro, Barbaro e Libri. Siclari, noto imprenditore nei settori edilizio, immobiliare e alberghiero, era stato arrestato il 17 novembre 2010 dalla Dia per estorsione aggravata dalle modalità mafiose nell'ambito dell'operazione "Entourage". L'imprenditore, in particolare, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dai rapporti con alcune cosche, avrebbe minacciato di morte un prossimo congiunto di un suo dipendente e costretto quest'ultimo a dimettersi dall'azienda rinunciando alla liquidazione. L'episodio risale all'agosto 2006, quando, dopo una rapina subita, Siclari avrebbe sfruttato la conoscenza di noti esponenti della 'ndrangheta per individuare gli autori del reato, scoprendo che il presunto basista era il figlio del suo dipendente. Per quell'episodio Siclari è stato condannato ad 8 anni di reclusione. Inoltre, secondo il Tribunale-Sezione misure di prevenzione, una delle imprese di Siclari è "costituita da capitali leciti ma, al tempo stesso, utilizza per lo svolgimento della propria attività metodi di carattere mafioso e costituisce uno strumento di cui si serve l'organizzazione criminale per seguire le proprie finalità illecite". Rappoccio, già presidente e proprietario della squadra di pallavolo femminile reggina "Medinex", che ha militato nella massima serie, nonché socio della "Piero Viola", prestigiosa società che ha vantato decenni di presenza nel massimo campionato di basket, è incensurato, ma è coinvolto in importanti procedimenti penali contro la 'ndrangheta. Un collaboratore di giustizia ha riferito che in occasione del matrimonio di una delle figlie di Giovanni Tegano, Rappoccio era stato invitato e aveva partecipato al banchetto riservato a pochi intimi organizzato dal cognato dello stesso imprenditore. L'imprenditore, inoltre, secondo quanto emerso nell'inchiesta "Reggio Nord" sarebbe stato tra gli ideatori e suggeritori del meccanismo formale atto a schermare l'operazione di acquisto da parte della cosca Condello della lucrosa attività commerciale "Il Limoneto", storico locale di riferimento della movida reggina e palcoscenico della "Reggio bene"

    Procuratore De raho: imprenditori referenti della cosche. "Formalmente incensurato, eppure il suo nome appariva da tempo in tutte le più importanti indagini sui legami tra mondo degli affari e ndrangheta". Così il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, ha tratteggiato la figura di Pasquale Rappoccio, imprenditore del ramo sanitario e sportivo, che insieme al costruttore edile Pietro Siclari, è stato destinatario di un provvedimento di confisca dei beni per oltre 200 milioni di euro. "Rappoccio e Siclari - ha proseguito de Raho - sono da considerarsi stabilmente come riferimento delle cosche Tegano, Alvaro, Condello, Barbaro e Libri, grazie alle quali hanno, negli ultimi venti anni, raggiunto livelli di fatturato e di guadagno assolutamente stridenti rispetto all'entità delle dichiarazioni dei redditi. Voglio inoltre ringraziare non solo la Dia di Reggio Calabria e il comando provinciale della Guardia di Finanza per il lavoro puntuale e approfondito ma soprattutto il Tribunale delle Misure di Prevenzione che con un organico ridotto all'osso, con soli tre magistrati, ha raggiunto livelli di assoluta preminenza in campo nazionale per quel che riguarda l'accertamento e la lotta alle ricchezze accumulate dalla ndrangheta in dispregio della legge e intossicando il gioco del libero mercato". Cafiero de Raho, con riferimento al ruolo di Rappoccio, ha ricordato come "egli appaia già, titolare della società Medinex operante nel settore delle forniture sanitarie, nelle indagini a seguito dell'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno, che aveva formalmente denunciato gravi irregolarità contabili e amministrative commesse nell'ospedale di Locri, denunce che purtroppo hanno trovato riscontro dopo anni dalla sua morte". Soffermandosi su Siclari, de Raho ha ricordato come "l'imprenditore edile fosse da tempo inserito, con l'operazione Olimpia, nel comitato d'affari che sovrintendeva il sistema degli appalti pubblici e privati a Reggio Calabria. In tutti e due i casi si tratta di due personaggi dell'imprenditoria reggina che dimostrano estrema facilità nell'interfacciarsi con elementi di primissimo piano delle cosche della 'ndrangheta reggina, grazie ai quali chiedono e sono ricevuti in udienza da altri capi ndrangheta della provincia". Tra le quote societarie confiscate a Siclari, spicca il 24,77% della Gesam spa, società proprietaria del Grand Hotel de la Ville di Villa San Giovanni; il 28,85 % del Piccolo Hotel, ubicato nella stessa cittadina; il 50% della Welcome Investments Italia srl, che detiene l'80% del complesso alberghiero Villaggio Jonio Blu, di Bianco, nella Locride. A carico di Rappoccio, sono state confiscate l'89% delle quote societarie della Nuovo Basket Viola Reggio 98, il 26% della Gesam, il 28,86% del Piccolo Hotel. Alla conferenza stampa, con de Raho, erano presenti i comandanti della Dia Gaetano Scillia, e della Guardia di finanza Alessandro Barbera.

    Apprezamento del Prefetto. Il prefetto di Reggio Calabria Claudio Sammartino, è scritto in una nota, ha rivolto un messaggio "di sincero compiacimento e vivo apprezzamento al Comandante provinciale della Guardia di finanza e al Capo centro della Direzione investigativa antimafia, alle donne e agli uomini dei Reparti che hanno operato in piena collaborazione, con determinazione e professionalità, sotto il sapiente coordinamento dell'autorità giudiziaria". L'apprezzamento del Prefetto si riferisce all'operazione condotta stamani con la confisca di beni per 214 milioni di euro a due imprenditori ritenuti collusi con la 'ndrangheta.

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