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    Caso Scajola: Iniziato processo davanti al Gup per Chiara Rizzo

     

     

    Caso Scajola: Iniziato processo davanti al Gup per Chiara Rizzo

    13 nov 14 E' iniziato davanti al gup di Reggio Calabria, Adriana Trapani, il processo con rito abbreviato in cui sono imputati Chiara Rizzo, moglie dell'ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena; Martino Politi, per lungo tempo segretario particolare dell'ex esponente politico, e Roberta Sacco, già segretaria particolare dell'ex ministro Claudio Scajola. Per i tre l'accusa è di procurata inosservanza della pena poiché avrebbero agevolato la latitanza di Matacena, in atto rifugiato a Dubai. Il processo, che in un primo tempo doveva essere pubblico sulla base di una richiesta fatta dai difensori di Chiara Rizzo, si sta svolgendo, invece, a porte chiuse per l'opposizione di uno dei coimputati della moglie di Matacena. L'avvocato Bonaventura Candido, difensore insieme all'avvocato Carlo Biondi di Chiara Rizzo, ha anticipato che, nel corso dell'udienza, depositerà una richiesta di scarcerazione per la sua assistita. Ieri, su decisione del Tribunale di Reggio Calabria, l'ex ministro Scajola, che era agli arresti domiciliari, è stato rimesso in libertà.

    Chiesta ricusazione Gup. L'avvocato Corrado Politi, difensore dell'ex segretario particolare di Amedeo Matacena, Martino Politi imputato dinanzi al gup di Reggio Calabria, Adriana Trapani, insieme alla moglie di Matacena, Chiara Rizzo, ed all'ex segretaria di Claudio Scajola già Ministro dell'Interno, Roberta Sacco, ha depositato istanza di ricusazione nei confronti del giudice monocratico nel corso dell'udienza di oggi del processo, che si svolge col rito abbreviato, . A sostegno della sua tesi il difensore ha evidenziato che Politi era stato precedentemente giudicato dal magistrato di cui ha chiesto la ricusazione nel processo scaturito dall'operazione 'Mozart', a conclusione del quale furono condannate furono condannate otto persone, tra le quali Martino Politi (tre anni e mezzo), l'ex presidente del Tar di Reggio Calabria, Luigi Passanisi, e lo stesso Amedeo Matacena (quattro anni). In quel processo, il pm Francesco Tedesco aveva sostenuto che l'ex presidente Passanisi, nell'autunno del 2005, avrebbe accettato la promessa di ricevere 200 mila euro per favorire Amedeo Matacena in alcuni ricorsi presentati contro i provvedimenti emessi dall'Ufficio Marittimo che aveva respinto le richieste avanzate dalla società Amadeus Spa, di proprietà dell'ex parlamentare in relazione ai servizi forniti da compagnie private per l'attraversamento dello Stretto di Messina.

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