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    Vicenda Scajola, Speziali si difende "Mai favorito Matacena e ell'Utri"

    Amedeo Matacena e signora

     

    Vicenda Scajola, Speziali si difende "Mai favorito Matacena e ell'Utri"

    27 mag 14 "Non ho mai favorito la latitanza di Amedeo Matacena né di Marcello Dell'Utri: da quando sono indagato ho chiesto di essere interrogato, ma sto ancora aspettando. Sono a disposizione dei magistrati". Lo dice in un'intervista a Rai News 24 Vincenzo Speziali, l'imprenditore indagato nell'inchiesta di Reggio Calabria che ha portato all'arresto dell'ex ministro. "Non stavo preparando la fuga a Beirut di Matacena - dice Speziali all'inviato di Rai News Paolo Poggio - e non so nulla della lettera dell'ex presidente libanese Gemayel" che gli investigatori della Dia hanno sequestrato a casa di Scajola. "Conoscendo Gemayel - prosegue - mi pare incredibile. Certo, avevo rapporti frequenti con Scajola, ma incontravo un ex ministro dell'Interno, mica Totò Riina". Dalla sua casa di Beirut, Speziali afferma di non essere massone e di non aver saputo nemmeno della presenza in città di Marcello Dell'Utri. E si dice disposto a spiegare tutto agli inquirenti: "sono stato per dieci giorni in Italia, chiedendo di essere interrogato, ma sto ancora aspettando, sono a disposizione dei magistrati". Quanto alle intercettazioni contenute nell'ordinanza di custodia cautelare, Speziali sostiene di non aver parlato mai della latitanza di Matacena ma di affari che riguardano altre persone. "Non ho mai favorito la latitanza di Matacena e di Dell'Utri - ribadisce - e se lo avessi fatto mi dovrebbero ricoverare in un cottolengo".

    A Vlla Ninnina attesi i magistrati antimafia. Il sostituto della Direzione nazionale antimafia Francesco Curcio e il pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo sono attesi oggi a villa Ninina, residenza imperiese di Claudio Scajola, per cominciare a esaminare i documenti dell'ex ministro sotto sequestro nel seminterrato della villa. Gli inquirenti dovrebbero concentrarsi sul materiale utile all'interrogatorio di Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena la cui latitanza secondo l'accusa è stata favorita dalla donna e da Scajola.

    Tra le carte possibili tracce. Tra gli oltre 100 faldoni, tablet e computer sequestrati all'ex ministro Claudio Scajola e conservati nella 'tavernetta' di villa Ninina, nell'imperiese, potrebbero esserci elementi utili per dimostrare sia il rapporto tra lo stesso Scajola e Chiara Rizzo ma anche le tracce delle riunioni di una sorta di 'cupola' tra imprenditori e politici sovrintese dallo stesso ex ministro nella stessa villa Ninina. Lo si apprende da fonti investigative. Secondo quanto appreso infatti quelle carte sarebbero già conosciute agli inquirenti che le hanno sequestrate più volte nell'ambito delle indagini che hanno coinvolto l'ex ministro. Ma i fatti più recenti potrebbero dare nuove chiavi di lettura.

    Legale: Scajola è sereno. "Claudio Scajola è sereno". Lo ha detto l'avvocato Marco Mangia difensore dell'ex ministro Claudio Scajola arrivato a Villa Ninina per il sopralluogo dei due magistrati dell'Antimafia in trasferta da Reggio Calabria.

    D'Amato e Parisi in Procura a Bologna. L'ex presidente di Confindustria Antonio D'Amato e il direttore generale all'epoca della morte di Marco Biagi, Stefano Parisi, sono arrivati in Procura a Bologna dove saranno sentiti come persone informate sui fatti dal Pm Antonello Gustapane che conduce la nuova inchiesta sulla mancata scorta al giuslavorista. I due sono arrivati assieme attorno alle 11 e non hanno rilasciato dichiarazioni.

    Zocchi giovedì da PM. Luciano Zocchi, ex segretario di Claudio Scajola, sarà sentito giovedì in procura a Bologna nell'inchiesta sulla revoca della scorta a Marco Biagi. Zocchi era già stato sentito dagli inquirenti dopo che a Bologna erano arrivate le 2 lettere 'vistate' dall'allora ministro dell'Interno, e scritte da Zocchi dopo le telefonate ricevute pochi giorni prima dell'omicidio da Enrica Giorgetti, moglie di Sacconi, e da Stefano Parisi, allora direttore generale di Confindustria, che segnalavano rischi per Biagi.

    Su caso Biagi si lavora a ritmo elevato. "Si sta lavorando a ritmo elevato". Solo questo il commento del procuratore aggiunto della Procura di Bologna, Valter Giovannini, in merito agli sviluppi della nuova inchiesta sulla revoca della scorta a Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle nuove Br il 19 marzo 2002 a Bologna. Strettissimo il riserbo degli inquirenti. Titolari del fascicolo sono il procuratore capo Roberto Alfonso e il sostituto procuratore Antonello Gustapane. Si procede per omicidio per omissione.ù

    Cao Biagi, D'Amato ha ricostruito clima. L'ex presidente della Confindustria Antonio D'Amato ha fatto stamani con i pm bolognesi una ricostruzione di carattere generale dei fatti all'epoca delle minacce che Marco Biagi, poi ucciso dalle nuove Brigate rosse, spiegava di ricevere. L'allora direttore generale Stefano Parisi ha invece ripercorso quanto aveva già dichiarato nel 2002 a chi indagava sulla scorta a lungo chiesta dal giuslavorista, focalizzando però oggi i suoi ricordi sulla scorta delle nuove carte acquisite dalla Procura. E' questo in sostanza il risultato delle lunghe audizioni dei due, sentiti come persone informate sui fatti, stamani negli uffici di via Garibaldi a Bologna. Parisi e D'Amato sono arrivati assieme attorno alle 11. Il primo a uscire dalla Procura è stato D'Amato, che ha lasciato gli uffici giudiziari attorno alle 12.30 senza rilasciare dichiarazioni ai cronisti che lo aspettavano all'esterno. Stessa reazione da Parisi, che è uscito verso le 15, dopo aver interrotto l'audizione per il pranzo. "Non parlo con nessuno" le sue sole parole, dopo aver confermato di essere già stato sentito dagli inquirenti bolognesi nel 2002.

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