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    Vicenda Scajola: per DDA è funzionale al crimine

    Matacena e consorte

     

    Vicenda Scajola: per DDA è funzionale al crimine, la Rizzo "Fatemi tornare"

    12 mag 14 Claudio Scajola "è membro di rilievo" di una rete di relazioni, di cui è "depositario" Amedeo Matacena, e "diviene funzionale nel complessivo panorama criminale proprio in quanto interlocutore istituzionale proiettato verso una candidatura di rilievo alle prossime elezioni europee". Lo sostiene la Dda di Reggio Calabria. Nella richiesta della Dda al gip, in cui si chiede la contestazione dell'aggravante mafiosa per avere favorito la 'ndrangheta, i pm sostengono che nel "quadro gravemente indiziante, appare estremamente importante partire dai concetti affermati dall'avv. Paolo Romeo, nella sua veste di ideologo ed ispiratore di molteplici condotte delittuose, come dimostrato dalla sentenza di condanna a suo carico, nel corso del confronto con il suo interlocutore diretto a chiarire il ruolo di Matacena, identificato come il depositario di 'una serie di agganci/una rete di rapporti' da utilizzare per ottenere 'i finanziamenti pubblici' da utilizzare per fare 'l'ira di Dio poi và… qua', quale espressione chiaramente riferibile al contesto territoriale reggino". Per i pm "emerge con univoca chiarezza dalle complessive acquisizioni, invero, che di tale rete di relazioni è membro di rilievo lo stesso Scajola, unitamente alle altre persone indagate, il quale diviene funzionale nel complessivo panorama criminale oggetto di ricostruzione proprio in quanto interlocutore istituzionale proiettato verso una candidatura di rilievo alle prossime elezioni europee".

    Matacena interfaccia per espansione ndrangheta. Amedeo Matacena è "tra i pochi soggetti a rivestire un ruolo ben più significativo di quello del mero concorrente esterno, essendo diventato nel corso degli anni la stabile interfaccia della 'ndrangheta, nel processo di espansione dell'organizzazione criminale, a favore di ambiti decisionali di altissimo livello". Lo affermano i pm della Dda di Reggio Calabria in una integrazione alla richiesta di emissione dell' ordinanza di custodia cautelare. "Se da una parte - prosegue la Dda - l'elevata collocazione imprenditoriale del Matacena ha garantito e garantisce la necessaria 'invisibilità' nelle relazioni privilegiate con soggetti politici operanti in ambito nazionale ed europeo, dall'altra il predetto è divenuto il perno, unitamente ad altre componenti soggettive non interessate della presente richiesta, attorno al quale ruota la fitta ragnatela relazionale che caratterizza il mondo imprenditoriale, economico e finanziario, nazionale ed internazionale, funzionalmente collegata in un perverso rapporto di prestazioni corrispettive con le più evolute manifestazioni della 'ndrangheta".

    Matacena proiezione poltico-istituzionale. Nel sistema per garantire canali di arricchimento, "assume centrale rilievo una figura internazionale come quella di Matacena, ulteriormente rafforzata dalla comunione di interessi, anche imprenditoriali, con Claudio Scajola" che dopo la condanna di Matacena "diviene la proiezione politico-istituzionale-imprenditoriale del primo".

    Matacena a Porta a Porta: Ho pensato di farla finita. "In realtà ho pensato anche di farla finita, ma Chiara mi ha strappato la promessa che se i due ricorsi non avranno buon esito (uno in Cassazione, l'altro presso la Corte dei diritti dell'Uomo, ndr) rientrerò in Italia". Così l'ex parlamentare latitante a Beirut, Amedeo Matacena, risponde a Bruno Vespa, in collegamento su Skype che lo ha intervistato nel corso della trasmissione "Porta a Porta", alla domanda se avesse pensato a costituirsi. "Claudio Scajola - aggiunge - è una persona di gran cuore, una persona che vive intensamente i rapporti umani. Ed è anche un avvocato: in un momento di difficoltà chiunque si rivolgerebbe a un amico come lui". "Con Scajola non abbiamo mai avuto rapporti di affari - continua Matacena - di nessun tipo e di nessun genere. Tra noi c'è una grande amicizia e una stima reciproca. Ci conosciamo dal '94, insieme abbiamo vissuto l'esperienza di Forza Italia". Alla domanda del conduttore sulle intercettazioni che parlano di un conto a suo nome aperto presso la Tesoreria della Camera, Matacena risponde che c'è un conto presso la filiale di Napoli 1 che però non ha nessuna disponibilità di liquidi. "Basta prendere l'estratto conto e verificare - afferma l'ex deputato - nessun versamento è stato eseguito da Scajola, gli unici movimenti contabili riguardano un'assistenza sanitaria". Matacena conferma anche che la moglie, Chiara Rizzo, che ieri è stata fermata all'aeroporto di Nizza "voleva rientrare in Italia esclusivamente per costituirsi". Il suo desiderio era di "tornare per chiarire, per non lasciare da solo nostro figlio in questa situazione". Sul possibile divorzio, Matacena spiega: "mia moglie non ha mai condiviso il fatto che me ne sia andato e per questo ha deciso di chiedere il divorzio", mentre sul rapporto con Scajola si dice sicuro che l'ex ministro, per la signora Rizzo "è come un padre, a cui chiunque avrebbe chiesto aiuto".

    DDA: reazione scomposta a mancata candidatura. La "reazione scomposta" di Claudio Scajola alla mancata candidatura alle europee, "è la migliore conferma del particolare interesse, non solo personale, verso quell'ambito politico sovranazionale, particolarmente appetibile per le ricadute economiche che è in grado di garantire". Lo sostengono i pm della Dda di Reggio Calabria. "Appare evidente - scrivono i pm in un'integrazione alla richiesta al gip di ordinanza di custodia cautelare - che tali accadimenti, correttamente contestualizzati, sono ampiamente in grado di corroborare la ricostruzione sin qui operata, che individua nella conservazione della componente relazionale ed operativa del Matacena la palese manifestazione di un sistema perverso ed illegale finalizzato a garantire ancora oggi l'utilizzabilità di canali privilegiati di arricchimento, anche in ambito comunitario, consapevolmente sfruttati al fine di agevolare gli interessi imprenditoriali ed economici della 'ndrangheta nella sua composizione unitaria".

    Identificare peronaggi oscuri. Identificare tutti coloro, alcuni "collegati anche ad apparati istituzionali" che ruotavano attorno a Claudio Scajola, ad Amedeo Matacena e alla moglie di quest'ultimo, Chiara Rizzo, e che, secondo l'accusa, facevano parte di quell'associazione segreta collegata alla 'ndrangheta che ha operato per proteggere lo stesso Matacena, "uno dei più potenti ed influenti concorrenti esterni della 'ndrangheta reggina". E' uno dei principali obiettivi dei magistrati della Dda di Reggio Calabria e degli investigatori della Dia. Un lavoro di identificazione per il quale potrebbero rivelarsi utilissime le migliaia di carte sequestrate e che erano nella disponibilità di Scajola. Un materiale definito "molto interessante" ma che ancora non è stato trasmesso a Reggio Calabria dove arriverà solo tra qualche giorno. In più passaggi dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Reggio nei confronti di Scajola ed altre persone si fa riferimento al concorso di "ulteriori persone in corso di compiuta identificazione". E lo stesso avviene nel decreto di perquisizione dove, per gli indagati, viene ipotizzato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Per la Dda, gli indagati erano divenuti il "terminale di un complesso sistema criminale, in gran parte di natura occulta" che era destinato, tra l'altro, ad acquisire e gestire informazioni riservate, fornite, appunto, "da numerosi soggetti in corso di individuazione collegati anche ad apparati istituzionali e canalizzate a favore degli altri componenti della ramificata organizzazione".

    A Matacena denaro da conto Camera. Parte dei pagamenti in favore di Amedeo Matacena, latitante a Dubai, avvenivano attraverso un conto corrente aperto presso la tesoreria della Camera dei deputati. E' quanto emerge dalla sintesi di una telefonata intercettata tra la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, e l'ex ministro Claudio Scajola. La telefonata risale al 5 febbraio scorso ed è contenuta nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Reggio nei confronti di Scajola, Matacena, Rizzo ed altre cinque persone. Nel corso della telefonata, è scritto nella sintesi riportata nell'ordinanza, Scajola, "oltre a ribadire quanto già comunicato con i messaggi (giuramento del nuovo Governo ed avvio della fase esecutiva dello spostamento), precisa che il martedì successivo, a Roma, avrebbe incontrato Speziali '.. per concordare il resto e quali sono le azioni .." da compiere, confermando, al contempo, che ".. da questo momento possono considerarsi operativi ..". Quindi Scajola dice alla Rizzo "se lo sente solamente (ndr. Amedeo), lei risponde di si. Claudio domanda se Amedeo ha un conto corrente presso la tesoreria della Camera, lei risponde di sì, che è aperto il conto in quanto l'ultima volta ha pagato versando ad Amedeo là. Claudio dice che è perfetto in quanto risolveranno tutto in questo modo se lui ha una comunicazione alla Camera ... Chiara interrompe dicendo che la comunicazione l'aveva già fatta e avevano fatto la doppia firma con lei. Claudio dice di portargli qualcosa di documentazione che attesti questo che risolverà lui, lei risponde che gli darà tutto quello che trova venerdì. Claudio continua dicendo che se non trova niente deve farsi fare la carta tramite mail direttamente da Amedeo con firma autenticata".
    Tesoreria Camera smentisce. Non c'è alcun conto corrente "gestito dalla Tesoreria della Camera che sia intestato a singoli deputati o ex deputati". A precisarlo sono ambienti della Camera, a proposito di notizie sulla vicenda Scajola. I conti bancari della Tesoreria, aggiungono, sono utilizzati "esclusivamente" per "l'attività istituzionale". A proposito di queste notizie, fonti della Camera precisano "che i conti correnti bancari gestiti dal Servizio Tesoreria della Camera dei deputati sono intestati alla Camera dei deputati medesima e sono utilizzati esclusivamente per la regolazione di partite contabili connesse all'attività istituzionale di quest'ultima". "Non esiste pertanto - concludono gli stessi ambienti - alcun conto corrente gestito dalla Tesoreria della Camera che sia intestato a singoli deputati o ex deputati".

    Scajola alla Rizzo: O candidatura europee o è guerra. "Ho bisogno di sapere se mi rispettano altrimenti è guerra aperta". A dirlo è Claudio Scajola nel periodo antecedente alla formazione delle liste di Fi per le europee in una telefonata alla moglie intercettata dalla Dia e finita, in sintesi, nell'ordinanza di custodia cautelare emessa a suo carico dal gip di Reggio Calabria. Il brano è riportato nella parte in cui il gip analizza la richiesta fatta dalla Dda reggina di contestare l'aggravante mafiosa agli arrestati. Richiesta respinta dal giudice. Nella telefonata, del 2 aprile 2014, è scritto nell'ordinanza, Scajola chiama la moglie "e le racconta l'incontro con Confalonieri e Letta con i quali si è lamentato della situazione che si è sviluppata e li ha minacciati che se non si risolve il problema fa scoppiare un casino indimenticabile. Claudio non ha bisogno di persone che lo raccomandano, ha bisogno di sapere se lo rispettano altrimenti è guerra aperta". La telefonata è posta a supporto della convinzione della Dda dell'interesse di Scajola ad ottenere una candidatura alle europee. Un interesse che secondo i pm della Dda reggina sarebbe stato funzionale anche alla scelta di Amedeo Matacena che, secondo l'accusa, per procurarsi "una sorta di continuità" in favore della 'ndrangheta avrebbe individuato "l'interlocutore politico destinato ad operare su sua indicazione in Scajola".

    A Scajola in carcere giornali e tv. Legge tutti i giorni i quotidiani e guarda regolarmente la tv e i notiziari, Claudio Scajola, l'ex ministro arrestato giovedì scorso e detenuto nella quinta sezione del carcere romano di Regina Coeli. Scajola - secondo quanto si apprende - è in una cella da solo. E può usufruire da solo anche dell'ora d'aria, senza che ci siano insieme a lui altri carcerati. Gli viene inoltre dato un vitto particolare, rispondente a necessità legate a una patologia. Strettissima la sorveglianza: ogni 15 minuti un agente passa a controllare. Non si tratta di una misura speciale, ma di una misura che di prassi viene applicata, specialmente nei primi giorni, in casi di questo tipo, per prevenire il rischio di atti autolesionistici che è più alto con soggetti pubblici e persone su cui grava una maggiore pressione mediatica.

    Interrogatorio della Rizzo ad Aix: Fatemi tornare in Italia. "Fatemi tornare in Italia". E' questa la richiesta di Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena, arrestata ieri all'aeroporto di Nizza su ordine di custodia cautelare internazionale emesso dal gip di Reggio Calabria, al giudice di Aix en Provence. Al termine dell'interrogatorio la donna è stata trasferita nel carcere di Marsiglia in attesa dell'udienza per l'estradizione che dovrebbe tenersi mercoledì. I giudici francesi, secondo quanto riferito da uno degli avvocati della Rizzo, non avrebbero ancora ricevuto la richiesta di estradizione, ne' i documenti necessari per la decisione. La moglie di Amedeo Matacena è stata assistita in aula dall'avvocato francese Geraldine Flori, mentre gli avvocati Bonaventura Candido e Carlo Biondi, in osservanza alle disposizioni del giudice di Reggio Calabria che ha vietato ai legali di incontrare la loro assistita per cinque giorni, hanno atteso fuori dall'aula.
    L'interrogatorio di Chiara Rizzo davanti al magistrato di Aix En Provence "Si tratta di un'udienza interlocutoria - ha detto l'avvocato Carlo Biondi -. Crediamo che l'udienza vera e propria sia prevista per mercoledì"

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