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    Festa della Polizia nelle questure calabresi

    Il Questore Anzalone accoglie il Procuratore Granieri

     

    Festa della Polizia nelle questure calabresi "Esserci sempre"

    10 mag 14 Si è celebrata in tutte le questure calabresi la cerimonia per il 162/mo anniversario della fondazione della Polizia di Stato. A Cosenza cerimonia sobria con tema "Esseci sempre" per consolidare il concetto di sicurezza partecipata al quale ogni cittadino assume un ruolo primario a sostegno del delicato lavoro delle forze di polizia. La posa di una corona in memoria dei caduti seguita dalla benedizione di Mons. Salvatore Nunnari ha aperto le celebrazioni. Dopo il discorso del Questore sono stati premiati gli agenti che si sono distinti nel servizio. "Cosenza sostanzialmente vive nel rispetto delle regole" ha affermato il Questore Alfredo Anzalone che ha aggiunto "La cittadinanza collaboa abbastanza e nello scoso anno non ci sono stati episodi di delinquenza perchè Cosenza sostanzialmente è una città sicura. nessun incremento dei reati. Da sottolineare che episodi di violenza non ci sono stati e Cosenza vive in amniera civile così come le manifestazioni di dissenso avvengono in maniera non violenta. Da questo punto di vista, e non solo Cosenza è una città sicura".

    Onore ai caduti con il Prefetto Tomao

    La benedizione del Vescovo Nunnari

    Il discorso del Questore Anzalone nella sala conferenze della Questura

    A A Catanzaro il ricordo di Salvatore Aversa, il sovrintendente ucciso nel 92 insieme alla moglie a Lamezia Terme, invece, ha aperto le celebrazion che si sono svolte in maniera sobria all'interno della Questura. Il Questore Vincenzo Carella ha elencato gli obiettivi raggiunti complimentandosi con i suoi agenti. "Sono soddisfatto per tutto quanto è stato realizzato dalla Polizia di Stato in questa provincia, il cui territorio sotto il profilo della sicurezza si presenta fortemente variegato. Tutte le nostre articolazioni hanno risposto con professionalità ed adeguata prontezza". Ha affrmato il questore di Catanzaro, Vincenzo Carella, nell'intervento fatto nel corso della cerimonia. "Oggi più che mai - ha aggiunto - il nostro compito si presenta delicato e fondamentale per il mantenimento della pacifica convivenza sociale. Le continue tensioni derivanti dalla perdurante situazione di crisi economico-finanziaria, impongono comportamenti improntati alla massima correttezza e fermezza nell'applicazione dei dettami della legge, a cui sempre dobbiamo ispirarci. L'applicazione delle norme, però, non è sempre agevole. Vedere compromesso il proprio posto di lavoro e il futuro dei propri figli, crea molte incertezze ed alimenta forti tensioni sociali. Occorre, pertanto, che i nostri interventi siano fermi ma non debordanti, commisurati sempre alle esigenze contingenti. Quindi decisione e buon senso. Gli impegni di Ordine Pubblico anche quest'anno sono stati pressoché quotidiani, il governo delle numerose manifestazioni pubbliche è stato possibile grazie all'instancabile attività informativa, di prevenzione, non disgiunta da una azione costante di mediazione operata dalla Digos". "Anche l'attività - ha proseguito Carella - di prevenzione generale, attraverso il controllo del territorio nel capoluogo e in provincia, è stata portata a termine egregiamente attraverso ripetuti servizi tesi a contrastare tutte le attività illecite: dai controlli agli esercizi pubblici alla sicurezza stradale, dal contrasto allo spaccio di stupefacenti al contrasto dei reati predatori. Positivi sono stati i risultati conseguiti dall'Upgsp con arresti, denunce e sequestri di refurtiva e droga. Il mio apprezzamento va all'azione svolta dalla Divisione Anticrimine, dalla Polizia Amministrativa e Sociale, all'Ufficio Immigrazione per l'importanza di tali attività per la cittadinanza e per la complessità delle problematiche affrontate. Come pure per l'impegno profuso e risultati conseguiti dal Commissariato Distaccato di Lamezia Terme e dal Commissariato Sezionale di Catanzaro Lido". "Un capitolo a parte - ha concluso - lo dedico alla Squadra Mobile e al delicato ruolo che svolge al fianco dell'autorità giudiziaria locale e distrettuale, con una tenace ed instancabile attività investigativa che ha consentito di minare fortemente il tessuto della criminalità organizzata nel comprensorio di riferimento. Gli eccellenti risultati sono stati ampiamente riportati dagli organi di stampa e apprezzati unanimemente dall'opinione pubblica. Come - solo per citare un caso - con la recente risoluzione di un efferato delitto avvenuto cinque anni addietro in questo capoluogo". La primiazione degli agenti meritevoli ha concluso le celebrazioni.

    La manifestazione nel cortile della Questura di Catanzaro

    Il Prefetto Cannizzaro e il Questore Carella consegnano le benemerenze

    Il Procuratore della DDA Lombardo, l'on Ferro, il Prefetto Cannizzaro

    A Reggio la lotta alla ndrangheta ha avuto un ruolo centrale nelle celebraizoni . Il Questore Nicolò Longo ha messo in evidenza lo strenuo lavoro di fanco la DDA contro la criminalità raggiungendo obettivi anche ins cala internazionale. Punti a favore dello Stato ha sottolineato il Questore Guido Longo. "Attorno alla lotta alla ndrangheta bisogna creare il cosenso allo Stato. Nessuna compiacenza, non c'è posto per chi non vuol vedere". Beni per 31 milioni sequestrati sono un fattore che indabolisce la ndrangheta. Individuati 11 latitanti. Smantelate vategorie che hanno garantito impunità alla nrangheta. Encomi agli agenti hanno chiuso le manifestazioni. "C'e ancora da fare moltissimo per attestarsi su uno step di legalità quantomeno accettabile". Lo ha detto, secondo quanto riferisce un comunicato, il questore di Reggio Calabria, Guido Longo, nell'intervento fatto nel corso della cerimonia per il 162/mo anniversario della fondazione della polizia di Stato. "Del resto, le notizie - ha aggiunto - riportanti fenomeni di ruberie del pubblico denaro, di diffusa corruzione a tutti i livelli, di scambi di preferenze elettorali, di rabbioso odio sociale non disgiunto da pericolosi contatti con organizzazioni mafiose o terroristiche, la dicono, purtroppo, assai lunga sulla persistenza dell'humus sociale e culturale dove, inevitabilmente, germogliano i devastanti semi delle più aggressive ed agguerrite organizzazioni criminali. A ciò aggiungasi, come effetto moltiplicatore, la persistenza di una consistente crisi economica di dimensione mondiale e che in atto caratterizza il nostro paese ed in particolare il nostro territorio. In tale preoccupante scenario, ritengo assolutamente necessario fare ricorso a principi etici improntati individualmente alla onestà, alla solidarietà, alla correttezza, al rispetto delle regole e soprattutto, al rispetto degli altri". "Non si può e non si deve avere paura - ha proseguito Longo - del rispetto delle regole che, poi, non è altro se non il contenuto del termine carico di pregnante significato civile e sociale: "legalità". Essa deve essere intesa quale valore etico assoluto che deve entrare in pieno non solo nella deontologia di determinate categorie professionali che operano nel sociale ma nello stile di vita di ogni cittadino. Nelle porzioni di territorio in cui sono presenti mafia, 'ndrangheta e camorra esistono due forme di stato, ovvero l'antistato e lo stato. L'una intrisa di illegalità, della prevalenza dei pochi sui molti, l' altra costituita da regole di corretta convivenza in cui prevalgono, tra di loro, la democrazia, il lavoro, la libertà in tutte le sue manifestazioni e la libera concorrenza. Esse procedono parallele e divergono profondamente nelle finalità. Non sono società di servizi che operano a favore della collettività, come qualcuno potrebbe pensare, bensì associazioni di mutuo soccorso che agiscono, a spese della società civile, solo a vantaggio dei loro membri. Tutti conoscono queste antitetiche strutture, sono al corrente delle loro regole e delle finalità che perseguono". Il Questore Longo ha evidenziato che "a me sembra che in atto, nel nostro paese, talvolta, ottenga più consensi la prima che la seconda, causando già cospicui danni in termine di prospettive future. Sono indotto a tali considerazioni visto che, il più delle volte, non vengono apprezzate le serie iniziative tese a ridimensionare l'antistato. Anzi, non si perde occasione per delegittimare chi si impegna quotidianamente, in silenzio ed al prezzo di sacrifici a volte disumani, per contrastarlo in modo adeguato. Addirittura, in taluni casi, si sono registrate, significative convergenze tra le due strutture, creando pericolose commistioni devianti e deviate. E' assolutamente necessario cambiare rotta. Non è possibile essere compiacenti, conniventi, o peggio ancora complici di esso". "Per altro, parlare di 'ndrangheta, mafia e camorra, cercando di trovare - ha concluso - le soluzioni più appropriate per il loro contrasto, non vuol dire affossare gli splendidi territori su cui insitono e le loro eccellenze quanto, invece, progettarne un futuro decisamente migliore. Non è possibile essere ambivalenti nel diuturno contrasto alle mafie. In questi ambiti bisogna superare tentennamenti ed esitazioni. Non c'è posto per chi fa finta di non vedere o, peggio ancora usa strumenti antimafia per fini strettamente personali. E' indispensabile lasciare da parte i propri tornaconti personali per essere al servizio della comunità. In quest'ottica, tutti siamo chiamati a fare la nostra parte fino in fondo, lasciando da parte pregiudizi, condizionamenti o remore di qualsivoglia genere".

    Manifetazione sul lungomare a Reggio Calabria

    Il Procuratore Cafiero De Raho con il Procuratore Di Landro

    Sfilata davanti gli agenti con il Prefetto

    A Vibo "Ingerenza mafia in economia". "I cittadini di questa provincia sappiano che la Polizia c'è ed è espressione di uno Stato che non vuol essere autoritario, ma autorevole". Così il questore di Vibo Valentia, Angelo Carlutti, nell'intervento fatto nel corso della cerimonia. "Le esigenze di contenimento della spesa pubblica - ha aggiunto - non hanno consentito, anche quest'anno, di organizzare una cerimonia fastosa. Pertanto la ricorrenza odierna, che vogliamo sobria nella forma ma ricca di contenuti e partecipazione, si svolge all'interno delle nostre strutture con una presenza limitata di Autorità civili, militari e religiose a cui va il nostro più affettuoso saluto ed un sentito ringraziamento per la gradita presenza". "La percezione - ha proseguito - della sicurezza, in un territorio ad alta permeabilità mafiosa e ad elevato indice di delittuosità, può crescere solo nella costante sinergia tra il cittadino e le forze dell'ordine. La provincia di Vibo Valentia rappresenta un territorio estremamente povero, dove l'incapacità atavica di innescare processi di sano sviluppo infrastrutturale, economico ed occupazionale, hanno condotto la popolazione ad una condizione di rassegnazione, alimentando così l'ingiusta sfiducia nei confronti degli apparati istituzionali. Nel nostro sistema economico l'ingerenza dell'attività mafiosa è dirompente, in quanto il suo volume d'affari raggiunge livelli elevati. Per tale ragione non si può escludere che 'l'impresa 'ndrangheta', in tutte le sue articolazioni, nel panorama nazionale occupi la fetta più grande". Carlutti ha poi evidenziato che "non vi è dubbio che tale ingombrante presenza rappresenti un grave pericolo per la crescita dell'economia, poiché la criminalità organizzata non rispetta le regole della libera concorrenza, gestendo l'attività economica con metodi impositivi che non sono quelli del libero mercato e della libera iniziativa. Per tale ragione è necessario il controllo delle dinamiche della criminalità organizzata per eliminare la stessa dalla nostra economia produttiva. Altri fenomeni pregiudizievoli per l'economia, come l'imposizione di forniture e servizi, ovvero del "pizzo", creano momenti di distorsione del libero mercato appesantendo la gestione di un'impresa condizionata da tali nefasti fattori. La criminalità non può essere ritenuta un pedaggio sociale ineludibile o un fattore endemico con cui convivere. E' necessario ribellarsi, indignarsi, reagire con coraggio e la rabbia di chi ha la consapevolezza di essere vittima di una enorme ingiustizia, perché tollerare il crimine significa fare regredire la democrazia e la libertà". "Oggi non è più sufficiente - ha concluso - il solo sostegno morale alle forze di polizia, che pure è necessario e ci dà carica e motivazione, ma occorrono apporti collaborativi concreti, attraverso le denunce, le segnalazioni specifiche e dettagliate di eventi criminosi di cui si è vittima o testimoni".
    Chiesa aiuti riscatto. "La Chiesa deve continuare ad aiutare i cittadini calabresi in questo cammino di riscatto che non si deve rimandare". Ha poi affermato il Questore Carlutti. "Penso spesso - ha aggiunto - all'esempio di don Pino Puglisi. Mi domando perché la mafia abbia ucciso un sacerdote inerme, solo, disarmato, forte solo della sua Fede e della sua Parola. Ebbene, comprendo che la Fede e la Parola siano armi che spaventano la mafia, che bonificano l'humus di disvalore in cui la criminalità si nutre. Io credo ad una Chiesa militante, a sacerdoti in prima linea, chiamati ad agire come pastori tra i pascoli delle virtù nei piccoli centri di questo territorio, nei quali i cittadini sono spesso costretti ad una convivenza con la protervia mafiosa e con i ritardi strutturali ed infrastrutturali".

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