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    La Cec riunita al Santuario di Paola "La ndrangheta è la negazione del Vangelo"

     

    La Cec riunita al Santuario di Paola "La ndrangheta è la negazione del Vangelo"

    17 lug 14 "La 'ndrangheta è negazione del Vangelo. È non solo un'organizzazione criminale che come altre vuole realizzare i propri illeciti affari, con mezzi illeciti, ma, attraverso un uso distorto e strumentale di riti religiosi, è una vera e propria forma di religiosità capovolta, di sacralità atea".Lo sostengono i vescovi calabresi. La Conferenza episcopale Calabra si è riunita in seduta straordinaria oggi, convocata dal presidente mons. Salvatore Nunnari, arcivescovo metropolita di Cosenza, "per dibattere alcuni temi pastorali di particolare urgenza" alla luce di quanto accaduto in alcune processioni svoltesi recentemente. Arcivescovi e vescovi calabresi, nel documento finale, hanno anticipato le linee progettuali, già concordate, di una nota pastorale la cui necessità è emersa dalla "franca e approfondita discussione tra i Pastori" e "per essere ulteriormente approfondite e approvate nei prossimi mesi".

    Mons. Galantino e Mons. Nunnari rivedono documento

    Ndrangheta piaga della società. La 'ndrangheta è una "disonorante piaga della società, che deturpa da troppo tempo la vita dei calabresi".Lo dicono i vescovi calabresi. "Considerando - è scritto in una nota - che le forti parole del Papa contro la 'ndrangheta sono apparse ancora più profetiche dopo alcuni episodi che clamorosamente riportati dai mezzi di comunicazione hanno causato un diffuso generale sgomento, il Presidente ha esortato i Vescovi ad una riflessione sui problemi della mafia e sugli atteggiamenti che le comunità ecclesiali devono tenere". Ad inizio seduta, il presidente, mons. Salvatore Nunnari, ha espresso, a nome di tutti i Vescovi, "il saluto più devoto e fraterno al Santo Padre Francesco, sottolineando la comune gratitudine dei Pastori delle Chiese di calabresi per l'indimenticabile Visita nella diocesi di Cassano e per il forte messaggio che, in quella circostanza, si è levato dal suo cuore sia per sostenere il cammino di conversione e di rinascita dei detenuti, sia per dare speranza ai giovani e a quanti si ritrovano feriti nella loro dignità per la mancanza di lavoro, sia, soprattutto, per esprimere il dolore della Chiesa per quanti, adorando il dio denaro ed esercitando una persistente e diabolica delinquenza, si pongono di fatto, con la loro pubblica e peccaminosa condotta di vita, fuori dalla comunità ecclesiale".

    C'è condanna della Chiesa. "E' un fatto: a partire dagli anni '70, riprendendo interventi e pronunciamenti precedenti, la Chiesa tutta ha reso esplicita la condanna delle mafie accompagnata dall'invito al pentimento ed alla conversione evangelicamente intese". Lo sostengono i vescovi calabresi che si dicono "convinti dell'urgenza di un intervento ancora più chiaro e deciso: l'orologio della storia segna l'ora in cui, per la Chiesa, non è più solo questione di parlare di Cristo, quanto piuttosto di essere testimoni credibili di Cristo". Dopo avere ribadito che la 'ndrangheta "è negazione del Vangelo", il documento della conferenza episcopale Calabra prosegue: "Su questa stessa linea si era già mossa, assieme a diversi documenti delle singole diocesi, la nota Cec 'Annunciare il Vangelo della vita nella nostra terra per un futuro di giustizia e carità', del 2007. Ad essa sono seguiti numerosi interventi collegiali e di singoli vescovi, di grande spessore spirituale e sociale. Tuttavia, dal momento che la questione mafiosa ha assunto nuovi riflessi in questi nostri tempi, i Vescovi calabresi sono convinti dell'urgenza di un intervento ancora più chiaro e deciso" essere testimoni credibili di Cristo. "Ciò - prosegue il documento - dà ancor più forza al monito del Santo Padre: la mafia non ha nulla di cristiano ed è dunque fuori dal Vangelo, dal cristianesimo, dalla Chiesa. Nella Nota pastorale troveranno spazio indicazioni concrete che accompagnano scelte e prassi pastorali. Sono indispensabili regolamenti più incisivi che prevedano preparazione remota e prossima ai gesti che si compiranno, soprattutto prevedano una formazione cristiana vera e permanente. E' stata espressa con ferma chiarezza condanna assoluta della 'ndrangheta e di ogni altra organizzazione che si opponga ai valori del Vangelo: rispetto per la vita, la dignità di ogni persona e l'impegno per il perseguimento del bene comune".

    Tutelare tradizioni.Sulle espressioni della pietà popolare "occorre ribadire che il Vescovo competente territorialmente, con i suoi organismi collegiali di partecipazione e corresponsabilità, è l'unico idoneo a valutare la realtà dei singoli fatti ed episodi". Lo scrivono i vescovi calabresi nel documento conclusivo della Conferenza episcopale calabra straordinaria convocata dal presidente mons. Salvatore Nunnari, arcivescovo di Cosenza. "I Vescovi della regione - prosegue il documento - sono determinati a darsi e a seguire criteri pastorali comuni, a partire dalla convinzione che la tradizione popolare è un tesoro da custodire e valorizzare come una genuina manifestazione di fede. Eventuali incrostazioni e deviazioni rischierebbero, se non rimosse di minarne l'autenticità. Le nostre diocesi hanno già discusso nei loro Sinodi, ovvero hanno inserito nei Piani pastorali, gli opportuni antidoti alle infiltrazioni criminali nelle genuine forme della devozione e pietà popolare. Bisogna continuare ad applicarli con tenacia, fin dal primo momento dell'adesione di fedeli a confraternite e organizzazioni di processioni popolari". Solidarietà "è stata vivamente espressa alla Chiese ed ai loro pastori chiamati a rispondere a letture parziali e forvianti, intensificatesi in occasione degli ultimi eventi che hanno, in questo particolare momento, segnato le Chiese di Oppido Mamertina-Palmi e Mileto-Nicotera-Tropea". Per i Vescovi calabresi "l'atteggiamento pastorale che la Chiesa deve conservare e promuovere nei confronti di quanti appartengono a organizzazioni mafiose va collocato nel quadro di quanto Papa Francesco ha affermato nel corso della visita ai detenuti di Castrovillari. In quella circostanza - ricordano - il Papa ha ribadito che il carcere, anche quello a cui si devono sottomettere i criminali e gli aderenti a organizzazioni illegali, viene irrogato dalla società allo scopo dell'effettivo reinserimento nella società. Ne consegue che come per qualsiasi peccatore, nei confronti anche di chi ha subito una condanna definitiva, la Chiesa deve svolgere la sua opera di accompagnamento verso la conversione. Dio, infatti, ha continuato Papa Francesco, mai condanna. Mai perdona soltanto, ma perdona e accompagna. Il Signore è un maestro di reinserimento: ci prende per mano e ci riporta nella comunità sociale. Il Signore sempre perdona, sempre accompagna, sempre comprende; a noi spetta lasciarci comprendere, lasciarci perdonare, lasciarci accompagnare. Ecco disegnato e definito il compito della Chiesa".

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