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    Dopo Oppido diverse le processioni oggetto di indagini

    La 'vara' con la Madonna di Oppido Mamertina portata in giro nel paese

     

    Dopo Oppido diverse le processioni oggetto di indagini

    12 lug 14 Sono diverse le processioni oggetto di informativa da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria per il sospetto di una strumentalizzazione da parte della 'ndrangheta con "inchini" rivolti verso le abitazioni dei boss locali. Alcune di queste segnalazioni sono antecedenti al caso di Oppido Mamertina che ha spinto il vescovo di Oppido-Palmi, mons. Francesco Milito, a sospendere a tempo indeterminato lo svolgimento di tutte le processioni della sua diocesi. E proprio in questa diocesi c'è stata, poco dopo quella di Oppido e prima del provvedimento del vescovo, una processione che è stata attenzionata dagli investigatori. Si tratta di quella di San Procopio nel corso della quale - come scrive oggi il Quotidiano del Sud - la statua del santo che dà il nome al paese si è fermata davanti all'abitazione in cui abita la moglie di Nicola Alvaro, 70 anni, detenuto da anni per danneggiamento ed estorsione aggravate dalle modalità mafiose e ritenuto dagli investigatori un elemento di spicco dell'omonima cosca. La donna, quando la statua si è fermata, ha donato un obolo. Usanza comune a tutte le abitazioni del piccolo paese dove abitano circa 600 persone. La statua, infatti, si ferma davanti all'abitazione di tutte le persone anziane o malate e uno dei componenti la famiglia che vi abita esce e offre un obolo. Circostanza confermata anche in ambienti vicini alle indagini. In ogni caso, i carabinieri hanno inviato una segnalazione alla Dda. Nicola Alvaro era stato arrestato il 5 ottobre del 1982 quale autore materiale dell'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente di scorta, Domenico Russo, sulla base della testimonianza di Giuseppe Spinoni che aveva detto di avere assistito al delitto. Alvaro fu scarcerato il 16 dicembre successivo dopo che le indagini accertarono la falsità delle dichiarazioni del "superteste", che il giorno del triplice omicidio non era a Palermo.

    Sindaco San procopio accusa la stampa. "Tutto si è svolto serenamente, senza 'inchini' né 'soste' ad omaggio di chicchessia". Lo scrive il sindaco di San Procopio Eduardo Lamberti Castronuovo in una lettera inviata, tra gli altri, al Prefetto, al comandante provinciale dei carabinieri, al Questore ed ai vescovi di Oppido e Reggio Calabria in merito alla processione svoltasi nel suo paese l'8 luglio scorso. "Proprio perché i fatti di Oppido avevano destato un clamore mediatico da 'strage di Capaci' - prosegue - in qualità di sindaco avevo chiesto al comandante della stazione carabinieri se ci fossero state controindicazioni o indicazioni dell'Arma per il sereno e legale svolgimento della processione. La risposta è stata chiara ed inequivocabile con la presenza, dall'inizio alla fine, del comandante e del brigadiere al mio fianco. Nessun rilievo è stato fatto. Né prima e né dopo". "La processione, che attraversa tutte le strade del paese - prosegue - si è fermata nei soliti posti per dare respiro ai portatori. In verità ha allungato il tragitto per giungere alla casa di riposo di recente istituzione dove sono ospiti anziani, peraltro non di San Procopio. Gli oboli vengono raccolti da ragazzini di 10 anni che si alternano nel portare un sacchetto per le offerte dieci metri avanti la processione e, naturalmente, non sono in grado di richiedere il certificato penale a chi fa ascendere al cielo preghiere per i defunti, siano essi mafiosi o non, accompagnandole con qualche moneta. San Procopio, purtroppo, è residenza di persone che hanno avuto problemi di giustizia ma anche di militari dell'Arma che hanno dato la vita per lo Stato. Vedi il caso del brigadiere Fava". Questi fu ucciso insieme al collega Garofalo il 18 gennaio 1994, sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria. "San Procopio - scrive ancora il sindaco - sta risalendo la china e si inchina solo di fronte alla religione ed alle leggi dello Stato, non davanti alla mafia che aborrisce e combatte con i mezzi della cultura". Alla lettera, riferisce inoltre il sindaco, "si associa incondizionatamente il parroco don Domenico Zurzolo che aveva già relazionato al suo vescovo sul normale svolgimento della processione, nonché il vice sindaco ed il Consiglio comunale tutto". Il sindaco ha anche allegato una lettera, scritta all'indomani della processione, al comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, col. Lorenzo Falferi. "La costante, discreta ed autorevole presenza per tutto il tempo della processione, del comandante coadiuvato dal brigadiere - scrive Lamberti Castronuovo - ha contribuito a conferire all'evento religioso quel tono di austerità e di presenza dello Stato che sono necessari per l'affermazione della legalità tra un popolo laborioso ed incline al rispetto della legge".

    Un Consiglio comunale a S.Procopio su processione. Il sindaco di San Procopio, Eduardo Lamberti Castronuovo, ha convocato per martedì prossimo "un Consiglio comunale aperto - è detto in un comunicato dell'ente - su richiesta di molti cittadini che si sono sentiti gravemente offesi per essere stati tacciati di mafiosità a proposito di un presunto 'inchino' davanti la casa di un boss durante la processione di domenica scorsa per la festa patronale". La nota del Comune di San Procopio è da mettere in relazione ad un articolo pubblicato oggi dal Quotidiano del Sud. "L'inchino di cui parla il giornale - si aggiunge nella nota - in realtà non c'è mai stato, come risulta dagli atti ufficiali trasmessi dal comandante della stazione dei carabinieri che ha seguito insieme al sindaco ed al parroco tutta la processione dall'inizio alla fine".

    Cdr Quotidiano: Preoccupati da iniziativa. Il Comitato di redazione del Quotidiano, in una nota, esprime "viva preoccupazione per l'iniziativa del sindaco di San Procopio, Eduardo Lamberti Castronuovo, di mobilitare un intero paese contro un giornalista per aver scritto delle notizie che lo stesso Castronuovo ritiene false". "Al di là del merito - aggiunge il Cdr - quello che ci preoccupa è il metodo. E' davvero pericoloso aizzare un intero paese contro una persona. Siamo molto meravigliati di questo comportamento di Castronuovo, che conosciamo come persona perbene e che riveste, oltre alla carica di sindaco, anche quella di assessore alla Legalità della Provincia di Reggio Calabria. Castronuovo è anche un editore e dovrebbe, quindi, conoscere i meccanismi che portano alla pubblicazione di una notizia. Un metodo civile e adeguato ad un uomo delle Istituzioni e dell'imprenditoria sarebbe stato quello di utilizzare i mezzi che la legge mette a disposizione di chi si sente diffamato o offeso. Il Quotidiano, ne siamo certi, ospiterebbe le argomentazioni di Castronuovo come è costume del nostro giornale, oltre che, in alcuni casi, anche un obbligo". "Il comitato di redazione del Quotidiano - si afferma ancora nella nota - stigmatizza la spropositata reazione del sindaco di San Procopio, esprime la massima solidarietà nei confronti del giornalista Michele Inserra ed annuncia sin d'ora che si farà promotore di chiedere all'Ordine nazionale dei giornalisti, alla Fnsi e alla stessa Fieg di verificare e quindi sostenere la corretta azione professionale del nostro collega". "Ci rivolgiamo, quindi, al Prefetto di Reggio Calabria, al Ministro dell'Interno e al Presidente della Repubblica - conclude il comunicato - affinché non sia consentito a nessuno di aizzare un'intera popolazione contro una persona, un giornalista che non ha fatto altro che pubblicare notizie di cui è venuto a conoscenza e che sono state confermate dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho".

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