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    Calabresi rapiti in Libia, rapitori tacciono, angoscia dei parenti

     

     

    Calabresi rapiti in Libia, rapitori tacciono, angoscia dei parenti

    19 gen 14 Nessuna notizia, come del resto era prevedibile. Sulla sorte di Francesco Scalise e Luciano Gallo, i due operai italiani rapiti a Derna nell'est della Libia, c'e' silenzio. Le famiglie, angosciate e vincolate al riserbo dalle esigenze della diplomazia, non parlano. Tace la Farnesina. Nulla dal caos dell'incontrollabile Cirenaica dove impazzano qaedisti di tutte le sfumature, mentre i disordini non risparmiano Tripoli. E il lavoro di intelligence, assieme alle eventuali trattative, si preannuncia difficile anche per il precario stato di salute del governo del premier Ali Zeidan, costretto a decretare lo stato di emergenza a causa dell'ingovernabilità del Paese e avviato a breve verso un voto di sfiducia. Il timore, espresso da più di una fonte, è che inizi il balletto degli interlocutori 'fantasma' che cedono o vendono gli ostaggi a gruppi di volta in volta diversi che si spostano nel deserto attraverso i permeabili confini di sabbia del sud dell'Algeria, del nord del Niger e del Ciad, lungo le vie del traffico d'armi e delle bande del terrore jihadista. La situazione è particolarmente critica proprio nella zona di Derna, uno dei quartier generali storici degli integralisti. E non aiuta la situazione di tensione attorno ai terminal petroliferi della Cirenaica, Zueitna, Ras Lanuf, Al Sidr, occupati da mesi dai gruppi armati sui quali, nei giorni scorsi, è arrivata la minaccia del premier Zeidan che tenta di tutelare un'economia che la crisi petrolifera sta mettendo in ginocchio. Le petroliere straniere "non tentino di approdare nei terminal della Cirenaica, in mano ai dimostranti armati, o verranno colpite dalla marina libica", aveva avvertito il premier, spaventato dai 10 miliardi di dollari di perdite dopo che la produzione di greggio è precipitata dall' 1,6 milioni di barili al giorno dell'epoca di Gheddafi ai 250.000 post 'rivoluzione'. Non migliora la situazione nel sud, a Sebha, dove i miliziani di fede gheddafiana hanno occupato la base aerea di Tamahind, nonostante l'invio di truppe con l'obiettivo di riprenderne il controllo. E nel Fezzan, dove da giorni si scontrano le tribù dei Tebu, di origine africana, e gli arabi della tribù Awlad Suleiman con un bilancio di decine di morti. Ma i disordini non risparmiano neppure Tripoli. Il capo di stato maggiore dell'Esercito Moahammed Karah, riportano media internazionali, è stato ucciso oggi nel corso di scontri con miliziani alla periferia della capitale. E ieri, sempre a Tripoli, un gruppo di 'gheddafiani' ha cercato di fare irruzione nel cimitero cattolico della città danneggiandone le strutture di ingresso prima di essere allontanati dalle forze di sicurezza. Nella capitale lunghe code alle pompe di benzina testimoniano paura e voglia di mettersi in qualche modo al sicuro. E anche se molti ambasciatori europei tendono a minimizzare, continua il progressivo esodo dalla capitale libica delle famiglie di diplomatici. C'e' chi ha tentato di partire ieri ma è stato bloccato sulla via dell'aeroporto dai disordini. E oggi ha provato di nuovo.

    Angoscia della figlia di Scalise: nessuna notizia. "Non abbiamo alcuna notizia. E in ogni caso intendiamo attenderci al riserbo assoluto che una vicenda così delicata impone". Lo ha detto la figlia di Francesco Scalise, di 63 anni, l'operaio scomparso ieri insieme ad un suo collega, Luciano Gallo, di 52, nella zona di Derna, in Libia, e che secondo la testimonianza di un autista risulta essere stato vittima di una rapimento compiuto da uomini armati. I due stavano lavorando nel Paese nord africano alla costruzione di alcune strade per conto della società romana General World. Secondo la testimonianza fornita ai media libici dell'autista dei due operai, Scalise e Gallo sarebbero stati rapiti da un gruppo armato, che li avrebbe costretti a scendere dal furgone con gli attrezzi di lavoro sul quale viaggiavano ed a salire su un'automobile a bordo della quale si sarebbero poi allontanati. I familiari di Scalise e Gallo, che stanno vivendo momenti di ovvia apprensione, attendono notizie sulla sorte dei due operai dall'Unità di crisi attivata dalla Farnesina. Scalise, che è di Pianopoli, era già stato più volte in passato per motivi di lavoro in Libia, ma non aveva mai avuto problemi. Per Gallo, che è di Feroleto Antico, si trattava, invece, del primo soggiorno nel Paese nordafricano.

    I Parroci li ricordano in omelie. "Pregate per loro". È l'invito rivolto ai fedeli dai parroci delle chiese di Pianopoli e Feroleto della Chiesa, i centri del Catanzarese in cui vivono Francesco Scalise e Luciano Gallo, i due operai scomparsi in Libia e che, secondo l'autista che li accompagnava, sarebbero stati rapiti. Di Scalise e Gallo si è parlato, in particolare, nelle omelie fatte durante le messe domenicali a Pianopoli e Feroleto. Il parroco di quest'ultimo centro, don Pietro Folino Gallo, in particolare, ha invitato i fedeli "a stare accanto con discrezione alle famiglie dei due operai", affidandosi "all'opera della diplomazia italiana".

    Cisl: no a rischi per poter lavorare. "Non e' accettabile che si possano correre rischi così elevati semplicemente per poter lavorare". E' quanto afferma, in una dichiarazione, il segretario generale della Cisl calabrese, Paolo Tramonti, che esprime ''piena solidarietà e vicinanza ai lavoratori sequestrati in Libia e alle loro famiglie". "Questa vicenda - prosegue Tramonti - ripropone ancora una volta in modo drammatico il problema della mancanza di lavoro nella nostra terra che costringe tanti, ed in numero sempre maggiore, a recarsi lontano da casa per assicurarsi una vita dignitosa. Una realtà rispetto alla quale occorre che quanti hanno responsabilità politiche e istituzionali ai vari livelli si impegnino per invertire la tendenza con l'attuazione di politiche e provvedimenti forti e strutturali". "La Cisl - conclude - nell' esprimere il forte auspicio che Francesco Scalise e Luciano Gallo possano al piu' presto riabbracciare i loro cari, confida nell'operato del Governo e delle istituzioni preposte per una positiva soluzione della vicenda".

    Galati: Fiduciosi in liberazione. "Esprimo vicinanza e solidarietà alle famiglie di Francesco Scalise e Luciano Gallo le quali stanno vivendo ore di profonda angoscia a causa del rapimento, secondo quanto riportato dall'agenzia Lana, dei due calabresi avvenuto in Libia". E' quanto afferma, in una dichiarazione, il deputato di Forza Italia Giuseppe Galati. "Rimaniamo tutti in apprensione in queste ore - aggiunge Galati - e restiamo fiduciosi affinché il ministero degli Esteri, attraverso il lavoro sinergico tra l'Unità di crisi e l'Ambasciata italiana, possa darci notizie sulla loro liberazione in tempi brevi in modo da porre fine a questi momenti di profonda angoscia. Speriamo che al più presto Francesco Scalise e Luciano Gallo, andati in Libia per lavoro, possano fare ritorno a casa e abbracciare i loro cari".

    Scalzo. Auspicio che vicenda si risolva presto. "Voglio manifestare la mia più sincera solidarietà alle famiglie Scalise e Gallo per il delicato momento che stanno vivendo". Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale del Pd Antonio Scalzo. "La notizia del rapimento di Francesco Scalise e Luciano Gallo - prosegue Scalzo - mi ha destato immediata incredulità soprattutto alla luce del fatto che la vicenda sia avvenuta in un paese estero dove i due si erano recati per motivi di lavoro. Il mio augurio, che ritengo sia comune a tutti i calabresi, è quello che a breve si riescano ad avere positive notizie dei due nostri corregionali in modo che possano rientrare in Calabria".

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