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    Assieme a Nirta arrestate altre 4 persone. In casa narcos e 40 kg di coca

     

     

    Assieme a Nirta arrestate altre 4 persone. In casa 40kg di coca e narcos

    21 set 13 Altre quattro persone sono state arrestate ad Utrecht insieme al latitante di 'ndrangheta Francesco Nirta, di 39 anni, ricercato dal 2007, bloccato ieri dalla polizia olandese al termine di indagini condotte dalla squadra mobile di Reggio Calabria in collaborazione con lo Sco e la mobile di Milano. Nell'appartamento in cui i cinque sono stati sorpresi la polizia ha anche trovato e sequestrato un ''buon quantitativo'' di cocaina e denaro contante. ''Si tratta di una importante operazione - è stato il commento del dirigente della squadra mobile di Reggio, Gennaro Semeraro - vista la caratura criminale di Nirta, ricercato dal 2007 ed inserito nell'elenco dei 30 ricercati più pericolosi d'Italia, già condannato in primo grado all'ergastolo. Un brillante risultato giunto al termine di un'indagine coordinata dalla Dda e condotta in sintonia con lo Sco, la squadra mobile di Milano e la polizia olandese tramite Interpol''.

    Era una latitanza dorata e d'affari quella di Francesco Nirta, 49 anni, boss dell'omonima cosca di San Luca, arrestato dopo 6 anni di ricerche dalla polizia olandese su indicazioni di quella italiana. Al momento dell'irruzione degli agenti, infatti, il boss era in compagnia di un calabrese e tre marocchini ritenuti elementi di primo piano della rete del narcotraffico internazionale e nell'appartamento sono stati trovati 40 chili di cocaina e 20 mila euro in contanti. Ma non era la droga il motivo per cui Nirta, figlio del boss Giuseppe (73) ''U Versu'', era ricercato. I segugi della squadra mobile di Reggio Calabria gli davano la caccia ritenendolo uno dei protagonisti della faida di San Luca che ha visto contrapposti per anni i Nirta-Strangio ai Pelle-Vottari, con decine di morti lasciati sul terreno. Una faida culminata nella strage di Duisburg del Ferragosto 2007 con sei morti ammazzati. Nirta, almeno fino ad ora, è risultato estraneo alla strage, ma è stato condannato all'ergastolo in primo grado per associazione mafiosa e per l'omicidio di Bruno Pizzata, ritenuto legato ai Pelle-Vottari, ucciso il 4 gennaio 2007. Un delitto che secondo gli investigatori costituì una prima risposta alla strage del Natale precedente quando i killer dei Pelle-Vottari spararono nel giardino dell'abitazione di Francesco Nirta uccidendo la cognata Maria Strangio e ferendo altre quattro persone tra le quali un bambino, lo stesso Nirta ed il fratello Giovanni Luca Nirta, indicato come il capo della cosca. Dopo quell'episodio, Nirta, insieme ad altri componenti della famiglia, si era reso volontariamente irreperibile. Fino a quando non è stato individuato. Il latitante è stato scovato grazie alle indagini coordinate dalla Dda di Reggio Calabria ed alla cooperazione tra la Polizia italiana e quella olandese tramite l'Interpol in un appartamento di Nieuwegwin, cittadina olandese del distretto di Utrecht. Indagini condotte dalla squadra mobile di Reggio Calabria e dallo Sco che, ha tenuto a sottolineare il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, contrariamente a quanto avvenuto in altre occasioni in passato, è andata avanti nella massima riservatezza e senza fughe di notizie in favore dei ricercati. Anche Nirta, dunque, così come altri affiliati alla cosca aveva cercato di sfuggire all'arresto rifugiandosi in Olanda. In quel Paese, infatti, era finita la latitanza di Giuseppe Nirta e Giovanni Strangio, quest'ultimo ritenuto l'ideatore ed uno degli autori della strage di Duisburg. Complimenti per l'arresto di Nirta sono venuti, tra gli altri, dal ministro dell'Interno Angelino Alfano, dal viceministro dell'Interno Filippo Bubbico e dal capo della polizia Alessandro Pansa. Ma Nirta non è il solo latitante arrestato dalla polizia. La squadra mobile di Roma ha ammanettato sulla spiaggia di Palinuro (Salerno) Massimiliano Sestito (42), ricercato dall'agosto scorso dopo essersi sottratto al regime di semilibertà. Indicato come uno degli appartenenti alla cosca Iozzo-Chiefari-Procopio, attiva nella zona di Soverato, nel catanzarese, Sestito, il 20 agosto 1991, allora poco più che ventenne, uccise a colpi di pistola l'appuntato dei carabinieri Renato Lio nel tentativo di forzare un posto di blocco. Per quell'episodio fu condannato all'ergastolo, pena poi ridotta in appello a 30 anni.

    40 kg di cocaina e narcos. Era in compagnia di tre cittadini marocchini ritenuti elementi di primo piano della rete del narcotraffico internazionale, Francesco Nirta, 39 anni, di San Luca, il latitante di 'ndrangheta arrestato ieri dalla polizia a Nieuwegwin, cittadina olandese del distretto di Utrecht. Nell'appartamento in cui è stato scovato Nirta, gli agenti hanno trovato anche 40 chili di cocaina. Insieme a Nirta sono stati arrestati anche i tre marocchini ed un altro calabrese, Denis Pasqualone (28), residente ad Anoia (Reggio Calabria). Il latitante è stato individuato grazie alle indagini coordinate dalla Dda di Reggio Calabria ed alla cooperazione tra la Polizia italiana e quella olandese tramite l'Interpol. Figlio di Giuseppe Nirta (73) detto '''U Versu'' e ritenuto il boss dell'omonima cosca, Francesco Nirta è stato individuato a Nieuwegwin mentre si trovava in un appartamento insieme agli altri quattro grazie ai servizi di osservazione e pedinamento svolti dalla squadra mobile di Reggio Calabria in collaborazione con il Servizio centrale operativo della Polizia, la squadra mobile di Milano ed un apposito team investigativo allestito dalla polizia olandese specializzato nella ricerca di latitanti. Non appena gli investigatori hanno avuto sentore che Nirta fosse nell'appartamento è scattato il blitz. Nirta deve scontare una condanna all'ergastolo inflittagli in primo grado per omicidio e associazione mafiosa nell'ambito della faida di San Luca che per anni ha visto contrapposte le cosche Nirta-Strangio e Pelle-Vottari che ha provocato decine di morti ed è culminata nella strage di Duisburg del Ferragosto 2007.

    Procuratore: Operazione coperta da segreto. ''C'è stata una straordinaria riservatezza che ha coperto l'intera operazione durata circa due anni. Questo per ricordare che non sono stati rari i casi in cui proprio all'avvio dei controlli, gli obiettivi apprendevano quasi in tempo reale dell'avvio delle indagini, reagendo di conseguenza''. A dirlo è stato il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho illustrando i risultati dell'operazione che ha portato all' arresto del latitante Francesco Nirta. ''Le operazioni - ha poi detto il magistrato - hanno pieno successo quando ad eseguirle vi è in campo personale motivato profondamente e disponibile a grandi sacrifici''. ''La permeabilità degli uffici - ha detto il questore Guido Longo - è una questione fondamentale, poiché senza l'assoluta impermeabilità non si combatte la criminalità, meno che mai la ndrangheta. In questa occasione, con il coordinamento oculato e costante del procuratore De Raho, l'obiettivo è stato neutralizzato''. Il procuratore aggiunto Nicola Gratteri, protagonista delle più importanti inchieste sui traffici internazionali di cocaina di cui la 'ndrangheta detiene il monopolio in Europa, ha detto che ''uno dei primi nodi affrontati con il procuratore De Raho è stata la ricerca e la cattura dei latitanti. In questo caso la sinergia con le forze di polizia e la magistratura olandese e la collaborazione della polizia tedesca, ha permesso la cattura di Nirta e del gruppo che si trovava nella casa dove aveva trovato rifugio''. ''Per oltre un anno - ha osservato Gennaro Semeraro, dirigente della squadra mobile - hanno intensamente operato sempre con le valigie pronte, una decina di nostri uomini, fino a scoprire il solco che portava a Francesco Nirta. Grazie allo Sco ed all'Interpol siamo riusciti a neutralizzare un esponente di primo piano della 'ndrangheta, condannato seppure in primo grado all'ergastolo per l'omicidio del pastore Bruno Pizzata nell'infuriare della faida di San Luca. Al momento dell'arresto sono stati sequestrati 40 chili di cocaina e circa ventimila euro in contanti''. Raffaele Grassi, dello Sco, ha parlato di ''un'operazione di altissimo livello investigativo, eseguita con assoluto tempismo ed efficace coordinamento''.

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