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    Sofi "Dopo morte per trasfusione, serve un centro regionale del sangue"

     

     

    Sofi "Dopo morte per trasfusione, serve un centro regionale del sangue"

    11 set 13 ''E' necessario circoscrivere il tragico evento accaduto nell'ospedale di Cosenza in conseguenza di un atto di medicina trasfusionale. Uno di quegli eventi che non dovrebbero mai accadere ma che, purtroppo, si possono verificare in Calabria, come in Piemonte,come in Toscana. Anzi, in Calabria in percentuali molto inferiori''. E' quanto si afferma in un comunicato di Sebastiano Sofi, delegato regionale della Società Italiana di Medicina Trasfusionale (Simti) a conclusione dell'assemblea dei trasfusionisti in relazione alla morte di un pensionato calabrese avvenuta il 4 luglio scorso dopo una trasfusione di sangue. ''Sull'evento accaduto a Cosenza - prosegue la nota - si accertino, se ci sono, responsabilità e di chi. Ma il servizio trasfusionale di Cosenza deve ritornare alla normalità del lavoro ordinario mentre procedono gli interventi per gli adeguamenti previsti per l'accreditamento sotto la guida del responsabile, scelto dalla direzione aziendale, per i quali la scadenza è il 31 dicembre 2014''. Nel corso dell'incontro - al quale hanno partecipato i presidenti delle sezioni di Cosenza e di Rossano dell'Avis, il presidente regionale facente funzioni della Fidas e il presidente della sezione di Paola e i presidenti regionali di Fratres e Adovos - è stato lanciato un appello al presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, in qualità di commissario alla sanità, per l'attivazione del Centro regionale sangue e del comitato consultivo. ''E' necessario che sia l'organismo regionale previsto dalle norme, e cioè il Centro regionale sangue - riporta il comunicato - a prendere le decisioni più adeguate in merito alle questioni più urgenti. Tra queste, la situazione dei Servizi trasfusionali sempre più gravata di criticità che devono essere considerate favorenti il mal funzionamento e inficiare la corretta attività trasfusionale. Tra le più gravi criticità vi è certamente la mancanza di personale sanitario e paramedico. In molti servizi trasfusionali si lavora in straordinario continuo, in perduranti condizioni di stress e sovraccarico di lavoro. E nei servizi trasfusionali di Catanzaro, Vibo, Polistena, Locri, Paola, Lamezia Terme, e ora anche di Cosenza, mancano i primari. E' necessario che le attività di accreditamento istituzionale e la normale attività dei servizi trasfusionali siano tenute distinte perché non possiamo né sospendere nè limitare le normali attività''

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