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    Intimidazione Procura Reggio, reazioni e commenti

     

     

    Intimidazione Procura Reggio, reazioni e commenti

    29 ott 13 ''Mi auguro che la capacità di Reggio Calabria di reagire alla logica della violenza possa alla fine affermarsi non essendo questa situazione conciliabile con un minimo comune denominatore di civiltà''. Lo ha detto il procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, in relazione alla bottiglia incendiaria lasciata ieri sera davanti il portone d'ingresso del suo ufficio ed all' arresto del responsabile. ''Il fatto che possa essere stato un balordo a compiere il gesto di ieri sera - ha aggiunto Di Landro - non ne sminuisce, per tutta una serie di ragioni, la gravità. Intanto, siamo in balia del primo provocatore che decide di compiere un gesto del genere che, anche se dimostrativo, avrebbe potuto assumere una gravità ed valenza ben più elevate. In secondo luogo, sempre che si sia trattato di un atto isolato, bisogna capire se alle spalle di chi l'ha compiuto ci siano personaggi più importanti che possano averlo indotto ad attuarlo o che gli abbiano addirittura conferito un mandato''. ''In ogni caso è un dato di fatto - ha detto ancora il pg - che ci troviamo di fronte un pervicace accanimento nei confronti della mia persona e del mio ufficio. Minimizzare è assolutamente deplorevole, cosi' come e' stato fatto dopo il primo attentato del gennaio del 2010 quando si sono prospettate le ipotesi più assurde, sciocche e malevole''. ''Ricordo, infine - ha concluso Di Landro - che la Procura generale di Reggio Calabria è stata presa di mira solo dopo il mio insediamento. E che gli attacchi specifici sono stati quasi sempre correlati alla costante fermezza del mio ufficio. Ove sia stato il gesto di un comune cittadino, ciò conferma, e lo dico con grande orgoglio, che la Procura generale di Reggio Calabria rappresenta un simbolo nella lotta alla criminalità organizzata. Come è evidenziato dal fatto che proprio la mia persona ed il mio ufficio vengono colpiti quali espressioni di legalità''.

    "Un atto di estrema gravità quello consumatosi ieri sera davanti al portone d'ingresso della Procura generale di Reggio Calabria e che deve interrogarci sulle condizioni del vivere civile e della sicurezza nella nostra terra". Lo afferma, in una nota, il Presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico. "Si tratta di un segnale chiaro e preciso - aggiunge - che vorrebbe andare nella direzione di destabilizzare chi quotidianamente opera a difesa della giustizia e della legalità ma che, conoscendo il senso di responsabilità e di dedizione al lavoro delle forze dell'ordine e della magistratura, certamente non abbasserà il livello di azione nei confronti della criminalità''. ''Al tempo stesso - dice ancora Talarico - il tema della sicurezza, in un territorio particolare come il nostro, resta priorità assoluta da affrontare con tutti i mezzi democratici di cui lo Stato dispone, lavorando sinergicamente affinchè le nuove generazioni siano impermeabili rispetto a disvalori quali la violenza e la criminalità mafiosa, condizione fondamentale per un grande processo di cambiamento sociale che consenta e garantisca un effettivo progresso della nostra comunità". "Nell'esprimere vicinanza e solidarietà al signor Procuratore generale, dott. Salvatore Di Landro, già destinatario di gravi attentati all'abitazione privata ed alla Procura, ed ai magistrati impegnati nell'ufficio che egli dirige - conclude il Presidente del Consiglio regionale - auspico che da tutte le Istituzioni del territorio si elevi un corale ed unitario sentimento di sdegno contro coloro i quali perpetrano simili, inquietanti, atti che alimentano il disagio sociale".

    "L'atto intimidatorio compiuto nei confronti della Procura Generale di Reggio Calabria è di assoluta gravità e conferma la necessità, come ho affermato pochi giorni fa, di un'azione di bonifica sul territorio reggino che miri a stroncare l'azione violenta della criminalità organizzata". E' quanto afferma il deputato del Pdl, Giuseppe Galati, dopo il ritrovamento di una bottiglia incendiaria davanti il portone di ingresso degli uffici giudiziari. "La mia solidarietà e vicinanza per l'ignobile gesto subito - continua Galati - va al Procuratore Salvatore di Landro ed a tutta la Procura generale affinché continuino nel duro lavoro diretto ad estirpare l'illegalità sul territorio ed ogni tipo di azione criminale che ne ostacola la crescita. Lo Stato deve essere più forte di queste forme di prevaricazioni assolutamente inaudite ed inaccettabili".

    "Desta profonda inquietudine, per le modalità e la pervicacia poste in essere, l'ennesimo atto di intimidazione di cui è stato oggetto l'Ufficio di Procura generale di Reggio". Lo afferma, in una dichiarazione, il vicepresidente del Consiglio regionale, Alessandro Nicolò. "E' un episodio, allo stesso tempo, destabilizzante ed arrogante - prosegue Nicolò - che evidenzia la sfida cupa lanciata dai poteri criminali contro lo Stato ed i suoi rappresentanti. Dinanzi a questa sfida pericolosa per la democrazia e la sicurezza. Il Governo deve adottare iniziative e misure adeguate a garantire effettivamente l'ordine pubblico e la serenità dei reggini. Magistratura e forze di polizia, ai quali siamo vicini istituzionalmente ed umanamente, stanno lavorando con grande impegno nel contrastare il crimine ed il malaffare, ma è anche giunto il momento, così come avvenuto in Sicilia, di intraprendere un processo più approfondito di bonifica sociale in grado di salvaguardare il futuro della Calabria''. ''Nessuno può pensare - conclude Nicolò - che tutto ciò possa avvenire con le nostre sole forze. Altrimenti vorrà dire che questa nostra terra sarà condannata a pagare un prezzo altissimo, rimanendo isolata e inascoltata dal resto del Paese".

    ''Il messaggio simbolico della bottiglia molotov lasciata davanti alla Procura generale di Reggio Calabria è chiaro: i magistrati stanno lavorando bene e stanno colpendo interessi 'intoccabili'''. E' quanto afferma, in una dichiarazione, il senatore di M5S, Francesco Molinari. ''Cose come queste, in un Paese civile - prosegue Molinari - non dovrebbero mai accadere: Reggio, la Calabria tutta e buona parte dell'Italia, sono ormai ostaggio di forze occulte che tentano di mantenere intatto un ordine criminale precostituito. Dietro quella bottiglia si legge anche la paura delle 'ndrine di fronte ad un nuovo e più potente ordine che si vuole imporre in città: l'ordine della legalità e dei cittadini, che si muove nelle maglie della giustizia e il cui obiettivo primario è ristabilire il diritto''. ''Questo nuovo segnale della criminalità organizzata contro un palazzo di giustizia - sostiene ancora Molinari - non va sottovalutato e confidiamo nell'azione degli inquirenti che, siamo certi, oltre ad aver già arrestato l'autore materiale del gesto criminale, riusciranno a delineare il contesto e le motivazioni alla sua base. Certo è che, quale portavoce del Movimento 5 Stelle e componente della Commissione Antimafia, non posso che rinnovare la mia solidarietà ai magistrati che lottano quotidianamente in prima linea contro la 'ndrangheta e il suo smisurato potere in una regione che dovrà invece diventare il fiore all'occhiello del Mediterraneo. E rilancio il mio appello alla società civile di Reggio e della Calabria intera affinché prendano in mano le redini del loro destino, della loro terra. I magistrati sappiano che non sono soli e che tutti noi sapremo fargli sentire la nostra vicinanza: non possiamo più permetterci di aver paura''

    ''Quanto è accaduto la notte scorsa a Reggio Calabria è un atto di estrema gravità che riapre un'urgente riflessione sul clima in cui si trova ad operare la magistratura calabrese, oggetto di pericolose destabilizzazioni spesso nei momenti di massima incisività nella lotta quotidiana alla criminalità organizzata''. Lo afferma, in una dichiarazione, il coordinatore regionale del Pd, Giovanni Puccio. ''La bottiglia incendiaria lasciata di fronte al portone della Procura generale di Reggio Calabria - aggiunge - non può essere derubricata a semplice conseguenza di un atto frutto del crescente disagio sociale che condanna la Calabria all'immobilismo, come sembra emergere dall'esito dell'indagine lampo che ha portato ad individuare il responsabile del gesto. Si tratta di un atto di arroganza diretto alle istituzioni del territorio, ai magistrati, alle forze dell'ordine, comunque un monito volto a ristabilire l'ordine perverso degli equilibri che il contrasto alla prepotenza criminale cerca di sovvertire attraverso la cultura della legalità e la tutela della sicurezza. Un gesto, quindi, che non deve essere sottovalutato. L'attenzione si deve spostare sui mandanti e sulle ragioni autentiche che stanno alla base di questa ulteriore violazione della sacralità di una delle istituzioni fondamentali dello Stato di diritto e su cui tutti siamo chiamati ad interrogarci alla ricerca di soluzioni attuabili''.

    ''L'ennesimo atto di intimidazione ai danni della Procura generale di Reggio Calabria costituisce un chiaro segnale di tracotanza mafiosa per il significato che le organizzazioni criminose intenderebbero attribuirvi''. Lo sostiene, in una nota, il senatore Antonio Caridi. "Si tratta - afferma Caridi - di un fatto inquietante oltre che di gravità inaudita in quanto sottintende una sfida evidente contro lo Stato e le sue varie articolazioni sul territorio. Di fronte a questo tentativo di destabilizzazione dell'ordinamento democratico si rende necessario attivare ogni sforzo per garantire condizioni di stabilità e di sicurezza ai magistrati ed a quanti quotidianamente si impegnano con grande sacrificio e dedizione per difendere le istituzioni democratiche e le regole della civile convivenza. Ai magistrati reggini, così come ai colleghi di tutta Italia deve giungere forte un messaggio di sostegno e di incoraggiamento anche al fine di non abbassare la guardia di fronte alla'arroganza ed alla prevaricazione di forze oscure che vorrebbero condizionare ogni singolo aspetto della nostra società civile". "Solidarietà umana ed istituzionale unitamente alla ferma condanna del vile atto - conclude il parlamentare - per dimostrare che lo Stato cede e non si piega rispetto all'irrinunciabile esigenza di difesa della legalità, tanto di meno di fronte a qualsiasi atto intimidatorio".

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