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    Sequestrata nave madre, 10 fermi tra equipaggio

     

     

    Sequestrata nave madre, 10 fermi tra equipaggio

    15 ott 13 Sono 10 i fermi eseguiti dalla guardia di finanza tra i componenti, presumibilmente egiziani, dell'equipaggio (in tutto 17, compresi 7 minori) del peschereccio che ha fatto da ''nave madre'' per il barcone soccorso al largo della Calabria domenica scorsa con 226 persone a bordo di presunta nazionalità siriana ed egiziana, tra cui 102 uomini, 45 donne e 79 minori. Soccorso risultato fondamentale, visto che il barcone, che si trovava a 150 miglia dalla costa, imbarcava acqua e rischiava di affondare. L'operazione ''Never more'', che ha portato all'individuazione della ''nave madre'', è stata condotta dalle unità aeronavali della guardia di finanza, in collaborazione con i finanzieri del Comando regionale Calabria e del Comando operativo aeronavale di Pomezia, sotto la direzione del capo della Dda di Reggio Calabria Cafiero De Raho, dell'aggiunto Gratteri e dei pm Frustaci e Sirleo. In seguito ad indagini del Comando provinciale della finanza di Reggio e del Reparto operativo aeronavale di Vibo Valentia, che hanno predisposto operazioni mirate di pattugliamento nelle acque internazionali lungo le rotte percorse dai trafficanti di esseri umani, alle 13.15 di sabato, un aereo portoghese impiegato nell'operazione "Hermes 2013" ha avvistato a 250 miglia a sud-est di Capo Spartivento un peschereccio di 30 metri in navigazione verso le coste italiane con a rimorchio un'imbarcazione più piccola priva di passeggeri. Il convoglio è stato monitorato dall'aereo portoghese e da un aereo Atr42 del Gruppo di esplorazione aeromarittima della Finanza sino a quando, alle 23.25 di sabato, a circa 210 miglia da Capo Spartivento, l'imbarcazione più piccola è stata affiancata dal peschereccio e i migranti sono stati costretti a trasbordare. Tutte fasi filmate con le telecamere all'infrarosso degli aerei. Il peschereccio si è poi allontanato verso le coste egiziane mentre l'imbarcazione più piccola si è diretta verso quelle calabresi. Un pattugliatore d'altura del Gruppo di Taranto si è diretto verso la "nave madre", monitorata dagli aerei, mentre un pattugliatore veloce del Gruppo di Messina ed un guardacoste di Crotone si sono diretti verso i migranti. Alle 10 di domenica il pattugliatore Denaro ha raggiunto l'unità "madre", fermandola ed abbordandola a 225 miglia a sud-est di Capo Spartivento, ad un centinaio di miglia dalle coste libiche. L'imbarcazione è risultata priva di documenti e di bandiera per sfuggire al riconoscimento a distanza. Nel frattempo le altre due unità della guardia di finanza hanno raggiunto il barcone prestando soccorso ai migranti che sono stati presi a bordo dalle unità militari. I migranti sono giunti nel porto di Reggio la sera di domenica. Ai finanzieri hanno raccontato di avere pagato circa tremila dollari per il viaggio. Il pattugliatore con il peschereccio, invece, è giunto in porto alle 19 di ieri. I 10 fermati sono tutti accusati del trasporto dei migranti. Ulteriori indagini sono in corso per individuare possibili collegamenti sul territorio nazionale ed i responsabili dell'associazione a delinquere a carattere transnazionale dedita al traffico di migranti.

    Procuratore De Raho "Tutelato diritto alla vita". "E' un'operazione che va oltre le questioni legate al reato di immigrazione clandestina e insiste a pieno titolo nella salvaguardia e nella tutela dei diritti umani". Così il procuratore della Dda di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho ha voluto sottolineare il carattere di "Never More" che ha permesso alla guardia di Finanza "di strappare da morte sicura decine di vite umane, persone stipate dentro una imbarcazione che evidenziava seri problemi di galleggiamento". "Senza il controllo aeronavale a distanza - ha detto ancora De Raho - grazie a Frontex ed alla collaborazione di un aereo portoghese attrezzato ai controlli radar in profondità in un raggio di circa trecento miglia, probabilmente avremmo di nuovo scontato una immane tragedia". Il procuratore di Reggio Calabria ha inoltre chiarito che l'intervento della guardia di finanza è stato reso possibile in acque internazionali dal fatto che la ''nave-madre'', un peschereccio d'altura egiziano dotato di potenti motori Caterpillar, non inalberava alcuna bandiera. "Questo - ha detto - ha aperto la strada all'azione della finanza che con il pattugliatore Denaro, al comando del capitano Giuseppe Casamassima, ha assicurato i primi soccorsi agli immigrati e, successivamente, ha raggiunto e bloccato il peschereccio pirata. Dell'equipaggio facevano parte anche sette minorenni, tre dei quali di età inferiore ai quattordici, non passibili di reato". Il procuratore aggiunto Nicola Gratteri, si è detto "impressionato e contento per l'esito dell'operazione. L'efficienza della guardia di finanza - ha sottolineato - ha reso possibile il miracolo di salvare decine di bambini. Dai controlli aerei si vedeva chiaramente che gli immigrati venivano scaricati come sacchi di patate dagli scafisti nell'imbarcazione più piccola che si portavano a rimorchio sin dalla partenza, un porto nei pressi di Alessandria d'Egitto. Semplici cittadini, Comune, Provincia, Prefettura di Reggio Calabria, medici presentatisi volontariamente per assistere quella povera gente appena giunta a terra hanno scritto veramente una straordinaria pagina di solidarietà e di efficienza". Il generale Gianluigi Miglioli, comandante regionale della Calabria della guardia di finanza, ha espresso "la soddisfazione del comando generale. Un'operazione che ha visto protagonisti tutte le energie disponibili del Corpo e con l'impegno che faremo ogni cosa per mettere fine a queste situazioni odiose".

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