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    Cosca Mancuso alimentava faide con bombe, 3 arresti della PS a Vibo

     

     

    Cosca Mancuso alimentava faide con bombe, 3 arresti della PS a Vibo

    09 ott 13 Gli agenti delle squadre mobili di Vibo Valentia e Catanzaro hanno arrestato tre persone ritenute esponenti di spicco delle cosche della 'ndrangheta del Vibonese perché ritenute responsabili della detenzione di un micidiale ordigno esplosivo con innesco radiocomandato a distanza. Gli arresti sono stati eseguiti su disposizione della Dda di Catanzaro. Le indagini hanno consentito di accertare che l'ordigno, ceduto da un esponente della cosca della 'ndrangheta dei Mancuso di Limbadi ad un componente della famiglia Loielo, doveva essere utilizzato da questi nell'ambito della contrapposizione della propria famiglia con altro gruppo criminale in lotta per il predominio delle attività illecite nei comuni del comprensorio delle "Serre Vibonesi", territorio storicamente interessato da sanguinose faide criminali.

    Cosca Mancuso alimentava faide. La cosca Mancuso di Limbadi era interessata ad intervenire ed alimentare i contrasti tra le diverse cosche del vibonese. E' quanto emerge dalle indagini della squadra mobile di Catanzaro e Vibo Valentia che stamane hanno arrestato Pantaleone Mancuso, 53 anni, elemento di spicco dell'omonima cosca; Rinaldo Loielo (22), figlio del boss Giuseppe, vittima nel 2002 di un agguato mafioso con il fratello Vincenzo; e Filippo Pagano (22). Dalle indagini della squadra mobile è emersa una vera e propria strategia criminale messa in atto dalla famiglia Mancuso. E' emerso anche che Pantaleone Mancuso aveva la capacità di regolare i rapporti conflittuali per acquisire potere così come è avvenuto con la guerra di mafia scoppiata tra il gruppo dei Piscopisani e quello di Stefanaconi, nel vibonese.

    Bomba da 3kg. Pesava tre chili ed aveva un innesco con il radiocomando la bomba sequestrata dalle Squadre mobili di Catanzaro e Vibo Valentia che sarebbe dovuta servire a compiere un attentato nella faida tra cosche della 'ndrangheta nella zona delle Preserre vibonesi. E' quanto emerge dall'inchiesta della Dda di Catanzaro che stamane ha portato all'arresto di Pantaleone Mancuso, 53 anni, Rinaldo Loielo (22) e Filippo Pagano (22). I particolari delle indagini sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa svoltasi negli uffici della Questura di Vibo Valentia ed alla quale ha partecipato il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giuseppe Borrelli. Le inchieste contro le cosche della 'ndrangheta di Vibo Valentia, condotte dal sostituto procuratore della Dda, Simona Rossi, hanno fatto emergere che la cosca dei Mancuso di Limbadi era l'ispiratrice di molte faide in corso nel vibonese. La bomba, composta da tre chili di esplosivo e radiocomando, doveva servire, secondo quanto è emerso dalle intercettazioni, a compiere un attentato nei confronti di Raffaele Moscato, scampato all'agguato del 21 gennaio del 2012 nel quale fu ucciso Francesco Scrugli e imparentato con la cosca degli Idà di Soriano. Moscato farebbe parte del gruppo dei Piscopisani. Gli inquirenti, comunque, stanno valutando anche l'ipotesi che la vittima designata potesse essere un'altra appartenente magari alla fazione degli Emanuele di Sorianello contro cui i Loielo sono in guerra nella seconda sanguinosa faida del Vibonese. "Quella appena conclusa - ha detto Borrelli - è stata un'indagine importante non solo per i risvolti pratici ma perché ci offre un'ulteriore conferma su un filone che stiamo sviluppando da tempo e che presto avrà il conforto giudiziario. E cioè l'esistenza di una organizzazione di 'ndrangheta diversa da quella cui siamo abituati a pensare tradizionalmente che fa capo ai Mancuso. Un clan che ad esempio, nella faida tra Piscopisani e Patania, aveva dato, per mano di Luni Scarpuni (Pantaleone Mancuso, ndr) il via libera a questi ultimi fornendo istruzioni, uomini e mezzi e canalizzando la loro attività per avere, quindi, un ritorno utile". Borrelli ha poi affermato che a breve ci saranno altri sviluppi e che è intenzione della Dda spostare l'attenzione sui rapporti tra 'ndrangheta ed imprenditoria. "Con i Tripodi di Vibo Marina - ha concluso - lo abbiamo fatto, ma adesso stiamo lavorando sui gangli di commistione tra apparati della società vibonese e la criminalità organizzata. Contrariamente a quanto avviene a Lamezia, dove i rapporti sono nascosti, nel Vibonese, invece, vengono rivendicati orgogliosamente. Ma siamo fiduciosi che a breve riusciremo a dare un ulteriore scossone".

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